Bigattini da Pesca, come Conservarli per un Efficiente Utilizzo

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Che siano usate per innescare un amo, oppure per la pasturazione, le esche sono l'essenza della pesca. Da questa affermazione scaturisce la considerazione che se non sono in ottime condizioni da tutti i punti di vista, ben poche saranno le possibilità di poter prendere del pesce, anche se si dispone di raffinatissime attrezzature e di montature straordinariamente equilibrate ed il tutto sta in mano ad un pescatore di eccezionali capacità.

Nell'articolo che segue, si daranno delle indicazioni su come trattare le esche per averle al top al momento dell'uso, ma anche su come conservarle al meglio, argomento oggi di estrema attualità, visto il momento dell'economia generale che impone un attento uso delle risorse economiche che noi pescatori destiniamo alla nostra attività.

Tuttavia, riteniamo necessario, per alcune esche, dare anche delle notizie, riguardanti la loro biologia, visto che molti pescatori le ignorano completamente. Magari sanno di tutto e di più sui materiali al carbonio della loro roubaisienne nuova fiammante o le ultime novità nel campo dei galleggianti a vela, ma continuano a pensare che il fouillis che usano a chili nelle loro gare siano “larve di zanzara”.

I bigattini

Cominciare la trattazione dell'argomento dai bigattini, mi sembra che sia doveroso, visto che è l'esca per eccellenza in Italia.

Tutti quelli che vengono denominati i bigattini dai pescatori, di qualsiasi forma e dimensione siano, sono larve che derivano da uova deposte da insetti che appartengono ad uno degli ordini più importanti, quello dei ditteri, nome che significa “dotato di due ali”, rappresentato da oltre 120.000 specie che frequentemente interagiscono anche con l'uomo e le mosche ne sono l'esempio più conosciuto.

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Le mosche appartengono alla famiglia dei muscidi, insetti che, generalmente, si nutrono tramite un apparato succhiatore e la cui larva, per svilupparsi dopo la fuoriuscita dall'uovo, nella maggioranza dei casi necessita di materiali in decomposizione o marcescenti.

La collocazione ecologica di questi insetti, infatti, è quella di utilizzare e quindi eliminare dall'ambiente sostanze in decomposizione come cadaveri o altri resti animali o vegetali. Una funzione ecologica, com'è intuibile, importantissima.

Il ciclo di sviluppo, dall'uovo all'insetto perfetto, varia da specie a specie ed è influenzato da diversi fattori, primo fra tutti la temperatura, ma, in condizioni ideali, dalla deposizione dell'uovo all'uscita della mosca dalla crisalide passano una quindicina di giorni.

I bigattini che usiamo sia come esca da amo che per la pasturazione, sono le larve allevate che vengono tolte dal substrato di alimentazione, costituito generalmente dai cascami di macelleria, quando sono quasi al massimo sviluppo, cioè poco prima che cessino di alimentarsi. In questo momento presentano ancora la classica macchiolina scura dell'ultimo pasto, macchiolina che scompare dopo due o tre giorni.

Vi abbiamo già dato, quindi, una chiave di riconoscimento per sapere quanto siano freschi i bigattini che comprate: se non hanno più la macchiolina scura, vuol dire che già da qualche giorno sono stati tolti dalla lettiera ed hanno completamente digerito l'ultimo pasto. A questo punto, anche se fornite loro dell'alimento, non si nutriranno più.

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Per capire quali siano i migliori bigattini da impiegare, bisogna considerare quale uso se ne farà. Per l'innesco, non c'è gara: più sono freschi, quindi più evidente sarà la famosa macchiolina e meglio è. In questo stadio la larva è più morbida, più mobile e quindi più gradita al pesce.

Per la pasturazione, invece, il discorso cambia un po', perché un bigattino più vecchio, che non presenta più la macchiolina, è più compatto, ha “girato” molto nella vasca nel quale è stato messo con segatura o farina e, quindi, non presenta grasso sulla superficie.

Per un bigattino che deve essere lanciato con la fionda, questo è un fattore di estrema importanza, perché scenderà più velocemente in acqua e questo è un requisito fondamentale se si pesca in acqua salata o salmastra, dove la discesa delle larve è sempre più lenta a causa della spinta idrostatica maggiore. Dunque, se andate a pescare spigole o saraghi, meglio usare dei bigattini un po' vecchiotti, ma all'amo mettete sempre quelli freschi!

Anche se devono essere incollati, meglio gli “stagionati” che i freschi, non solo perché i primi sono ben sgrassati e la colla fa più presa, ma soprattutto per la minor mobilità delle larve e quindi per una compattazione maggiore delle palline.

La conservazione allo stato vivo

Un tempo era pratica comune, una volta finito di pescare, gettare in acqua i bigattini avanzati. I pesci erano contenti, ma con quello che costano oggi, meglio riportarli a casa e cercare di farli durare il più possibile.

Certo, allo stato di larva, non si può andare oltre alcuni giorni, se tenuti nelle condizioni ideali. Innanzi tutto, bisogna che quello che si riporta a casa non abbia subito un'eccessiva esposizione al sole, quindi la lunga conservazione comincia mentre peschiamo, tenendo i bigattini al fresco e, possibilmente, al riparo dalla luce. Giunti a casa, si mettono sul setaccio da pastura posto sopra un secchio.

Il passaggio dei bigattini sarà velocissimo, perché queste larve sono lucifughe e cercheranno riparo nel buio del secchio. Rimarranno nella rete del setaccio solo quelle morte che è importante separare dalle vive perché andrebbero rapidamente in decomposizione compromettendo una buona conservazione.

Alle larve passate nel secchio si aggiunge della segatura fine o, meglio ancora, della finissima farina di mais. Ciò serve a conservare le larve perfettamente asciutte una volta che il contenitore verrà messo in frigorifero, perché la condensa che si può realizzare potrebbe inumidire le larve che così se ne andrebbero in giro con conseguenze facilmente immaginabili. Si può ovviare mettendo i bigattini in un contenitore chiuso tipo maggi box, ma in questo caso bisogna aggiungere più farina poiché al chiuso la condensa si fa più sentire.

La temperatura ideale per mantenere almeno per 6-8 giorni i bigattini in perfetta forma va da 3 a 6 gradi se le larve erano in buono stato, in ogni caso tenete presente che quando li andrete a prendere per andare di nuovo a pescare li troverete un pochino “dimagriti” perché avranno perso un po' di acqua per traspirazione. Saranno comunque ottimi per pasturare, anche perché saranno perfettamente sgrassati.

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La congelazione

Da quando anche nel nostro Paese è esplosa la mania del bigattino morto stecchito da innescare e da usare come pastura, la congelazione pare essere un sistema eccellente, forse anche meglio dello stiramento con l'acqua calda con il quale si rischia di “cuocerli” troppo rendendoli poco appetibili ai pesci.

Il congelamento è un ottimo sistema se si prevede di dover conservare i bigattini per tempi lunghi, ma soprattutto se poi questi dovranno essere messi in pastura per la loro immobilità che permette di stringere meglio e di far durare a lungo le palle sul fondo.

Per preparare le larve per la congelazione occorre ancora farle passare attraverso le maglie di un setaccio per togliere quelle morte e poi aggiungere la stessa farina di prima. Questo serve a far sì che le larve si mantengano separate fra loro, altrimenti diventano un blocco unico e si dovrebbe attendere del tempo prima di poterle mettere in pastura.

Attenzione, perché una volta scongelati, i bigattini si deteriorano rapidamente diventando scuri e flosci, soprattutto con alte temperature, dunque vanno usati per la pasturazione iniziale.

I caster

I bigattini avanzati dall'uscita di pesca possono essere utilizzati per la produzione di caster che non sono altro che il secondo stadio di sviluppo della mosca dopo quello di larva. La trasformazione in crisalide della larva di mosca avviene, in natura e in condizioni ideali, da 7 a 9 giorni dopo la deposizione dell'uovo.

I caster sono esche eccezionali per quasi tutti i ciprinidi e ci sono posti dove avere una buona razione di caster è irrinunciabile. Uno fra tutti il Mincio a Peschiera. Innanzi tutto va detto che i migliori caster si ottengono da bigattini acquistati in negozio ed indirizzati a questo scopo.

Dei bigattini che sono stati esposti al calore, anche non eccessivo e alla luce del sole quali quelli che si riportano a casa dopo la battuta di pesca non daranno delle crisalidi eccezionali, ma nemmeno poi così brutte.

Si procede in questo modo: si mettono i bigattini in una bacinella e si mischiano a segatura appena umida, poi si mette il contenitore in frigo. Il processo di trasformazione a temperatura ambiente avviene in modo molto rapido, in frigorifero è assai più lento e ci dà modo di recuperare ogni giorno, i caster che si formano, mediante setacciatura. I primi due o tre giorni i caster recuperati saranno pochi, poi, il numero crescerà sempre di più.

Le crisalidi raccolte dovranno essere messe in condizione di rallentare i processi vitali perché non diventino galleggianti e quindi scarsamente utilizzabili in normali condizioni. Per far questo, bisogna tenerli in scarsità d'ossigeno e al freddo.

Ci sono due modi per farli respirare poco. Un primo metodo prevede di mettere i caster raccolti in un sacco di plastica togliendo l'aria, una sorta di leggero sotto vuoto, l'altro è quello di metterli in una bacinella colma d'acqua. In ambedue i casi, bisogna tenerli al freddo e almeno una volta al giorno vanno fatti respirare aprendo il sacco o scolandoli e lasciandoli qualche minuto all'aria, pena la morte di chi sta dentro il tenero guscio e la successiva decomposizione.

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Gli orsetti

Chi non li conosce oggi? Sono indispensabili in carpodromo, ma anche altrove, soprattutto se c'è da fare selezione. L'insetto la cui larva prende il nome di orsetto, non appartiene alla famiglia dei muscidi, ma a quella dei tabanidi e a differenza dei primi, l'insetto perfetto possiede un apparato perforante-succhiante nelle femmine. Sono conosciuti con il nome di “mosche cavalline” o tafani.

La larva ha una vita più lunga rispetto ai normali bigattini e in frigorifero si mantengono piuttosto bene per molti giorni. Lasciati a temperatura ambiente si trasformano lentamente nei cosiddetti “casteroni” tanto efficaci sui cavedani e le scardole, preziosi perché sono molto resistenti all'amo anche effettuando lanci lunghi e potenti. In caso di bisogno di casteroni, meglio iniziare per tempo, visto che occorre un discreto numero di giorni per la trasformazione, soprattutto nei mesi freschi, conservando le crisalidi che via via si formano con le stesse modalità viste per i caster.

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Raperini o ballottini

Quando l'agonismo nazionale si basava principalmente sulla pesca dell'alborella, mi riferisco agli anni '60 e '70, si era fatta una vera e propria scienza nell'allevamento di questi piccoli bigattini per renderli particolarmente elastici e resistenti.

La durata all'amo era fondamentale: in regime di una media che spesso sfiorava le 7-8 alborelle al minuto, cambiare meno inneschi significava e significa, in quei rari campi nei quali l'alborella è ancora presente ed è conveniente ai fini della classifica, un buon numero di pesci in più.

Quando capita, è necessario disporre di raperini efficienti e siccome i produttori e i negozi non ci stanno poi molto più dietro per evidenti motivi di opportunità, tocca ai diretti interessati lavorarci un po' per non farsi trovare impreparati.

E' il tempo a rendere così resistenti questi bigattini, un tempo così lungo da renderli quasi delle mummie viventi sfruttando la particolarità di queste larve, che provengono da mosche diverse da quelle dei normali bigatti da innesco e fionda, di vivere molto a lungo e di trasformarsi in piccolissimi caster con difficoltà. Magari muoiono per disidratazione, ma difficilmente, a meno che non vengano lasciati fuori dal frigo, diventano caster che, comunque, non hanno alcuna utilizzazione ai fini della pesca.

Vediamo, allora, come riuscire ad ottenere una piccola scorta di ottimi raperini dalla quale prenderne ogni volta un pizzico per le giornate difficili, perché ci vogliamo divertire con la cattura di un po' di pesciolini, oppure perché la gara che andiamo a disputare vede nell'alborella i pesci protagonisti di giornata.

Acquistati i raperini freschi in negozio, si mettono in un maggi box o in una bacinella da circa due litri. Per un volume del genere bisogna utilizzare un massimo di circa 250-300 grammi di larve. A queste, si mischia una buona quantità di segatura o di farina di mais cruda. Le larve devono avere la possibilità di “nuotare” libere in questa piscina di farina, quindi ce ne vuole almeno mezzo litro, ma se ce n'è di più è meglio.

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Farina o segatura hanno una duplice funzione. La prima è quella di assorbire l'acqua di traspirazione delle larve, la seconda è quella di rendere più dura, per sfregamento continuo, la cuticola dei bigattini. Il contenitore, possibilmente chiuso con un coperchio traforato va tenuto in frigorifero a circa 4-6 gradi di temperatura. Ogni tanto è bene controllare il contenuto passando al setaccio se si vede una mortalità abbondante e cambiando farina o segatura almeno una volta al mese. Ogni volta che si fa il controllo è bene far “girare” i bigattini per un paio di ore lasciando il contenitore a temperatura ambiente.

Dopo un paio di mesi, noteremo che i bigattini rimasti appaiono un po' avvizziti. E' il momento di cominciare a dar loro da bere o, meglio, di reidratarli. Per questo, occorre che la segatura o la farina venga tenuta leggermente umida in modo da impedire la disidratazione totale delle larve e, quindi, la loro morte. Se le cose vengono fatte nella maniera giusta e ci ricordiamo di curare costantemente la nostra preziosa dotazione di raperini, possiamo riuscire a mantenere in vita le larve anche per 7-8 mesi e, durante questo periodo, cominciare a preparare un altro contenitore ripartendo da capo.

Alcune avvertenze

Non è possibile colorare le larve dopo che sono state tenute come appena spiegato, dunque, se desiderate pescare con il raperino colorato, dovete metterli via già trattati. Si scoloriranno un po', ma è meglio che niente.

Anche se trattati in modo adeguato, a distanza di mesi dall'inizio del trattamento meno del 50% dei bigattini risulteranno ancora vivi e di questi, una buona percentuale non saranno adatti all'innesco perché imperfetti, quindi, per avere la possibilità di scegliere un buon numero di raperini da innescare, fate bene i vostri conti.

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