Come Pescare Trote Fario ed Iridee di Immissione

In vista dell’imminente apertura sono in molti, specie sulla rete, nei forum e durante le nostre visite nei negozi, che ci chiedono lumi sulla pesca alle trote adulte di immissione, siano esse fario o iridee. Vediamo insieme di capire come dobbiamo agire cimentandoci sul materiale immesso.

La prima cosa da dire riguarda certamente il titolo che abbiamo scelto, che da una parte esprime una grande verità, mentre dall’altra deve obbligatoriamente far riflettere, specialmente chi è abituato sempre e solo a pescare trote selvatiche.

Mi spiego meglio, ma per farlo permettetemi di porvi una domanda: è più facile per un garista o per chi pesca solo pesce immesso andare a selvatiche oppure per un vero pescatore di selvatiche pescare su trote immesse? Mi sento di azzardare e rispondere: “E’ lo stesso”, correndo il rischio di venir contestato sia da qualche purista che da qualche agonista, ma l’esperienza acquisita in tanti anni di competizioni ed in molti più anni di pesca alle selvatiche mi porta proprio a rispondere così, senza voler sminuire nessuna delle due categorie di pescatori. Si tratta di due modi di pescare troppo diversi tra loro, che comunque coincidono in quasi tutto, dalla canna al mulinello, dalle lenze alle esche.

Una sola è la variante: chi impugna la canna. Come si muove, come sceglie la lenza, le esche, il modo di innescare, la scelta del terminale e dell’amo e soprattutto come pesca, sono le particolarità tecniche che andremo ad analizzare con attenzione, perché si tratta delle varianti che fanno la differenza, sia in un caso che nell’altro.

Conosciamole meglio

I salmonidi che vengono immessi nelle nostre acque sono sostanzialmente tre: trota fario, iridea e salmerino di fonte e si differenziano molto tra loro, dopo essere state lanciate, soprattutto nel comportamento e nel modo di cibarsi e di occupare tane e postazioni di caccia.

L’ideale sarebbe poter pescare in un corso d’acqua dove sono presenti tutti e tre questi pesci, ma è davvero difficile in quanto anche le operazioni di immissione di pesci pronta pesca devono seguire regole precise, che molte volte vanno oltre anche la legislazione vigente. Il materiale pronta pesca dovrebbe essere immesso in tratti di corso d’acqua poverissimi di pesce autoctono in modo da non arrecare nessun danno all’ecosistema. Pensate che alcuni anni or sono in Alto Adige si immettevano le iridee in quasi tutti i corsi d’acqua della provincia di Bolzano perché le fario tendevano ad ibridarsi con le marmorate, le vere trote autoctone della zona. Comunque, sotto il controllo di tecnici specializzati, i tratti terminali dei torrenti possono tranquillamente sopportare qualche immissione di materiale pronta pesca, che ha il vantaggio di ridurre la pressione piscatoria sul pesce autoctono, riuscendo spesso a tutelarlo fino a quando la grande massa dei trotaioli d’apertura smette di frequentare i torrenti.

Tornando ai nostri avversari, è vero che si tratta di pesci d’immissione, ma è vero anche che per avere successo nei loro confronti occorre conoscerne bene abitudini, comportamento e modo di cibarsi e di cacciare. La fario di immissione è forse la più semplice da affrontare perché nel 90 % dei casi ha abitudini standardizzate e si comporta quasi sempre allo stesso modo: si posiziona alla fine delle piane e delle correntine dove può cacciare con il minimo sforzo e in genere si dimostra molto aggressiva verso le esche in rotazione. Difficilmente si intana e se lo fa sceglie ripari sempre in prossimità delle zone di caccia. Se di piccola taglia (22-25 cm) tende a rimanere dove è stata seminata, ma con il crescere della taglia questo tipo di trota cerca spesso i punti di maggiore profondità, ma sempre nella zona dove è stata lanciata. Se le forti correnti ed i salti d’acqua spumeggianti non sono luoghi dove cercare fario di immissione, lo sono certamente per tentare la cattura di qualche bella iridea.

La “cugina americana”, come l’abbiamo ribattezzata in un articolo pubblicato lo scorso anno su questa rivista, è un pesce davvero sbalorditivo e spesso, ma a nostro avviso a torto, snobbato dai puristi del torrente. Non esiste punto dove un’iridea non può essere in caccia: dal correntone impetuoso al sottoriva opposto velocissimo, dalla buca sotto ai nostri piedi allo “schiumone” generato da un salto d’acqua. Pesce gregario quando di piccola taglia, soffre solo la carenza d’acqua, che lo porta immediatamente a cercare i punti più profondi dove si riunisce in grossi branchi. In presenza di condizioni idriche normali tende comunque a cercarsi il posto dove ripararsi e cacciare e per far questo a volte si sposta anche per centinaia e centinaia di metri dal punto di immissione.

Se fario ed iridee si compensano abbastanza, il salmerino esce proprio fuori da tutti i canoni, in quanto si tratta di uno dei pesci più lunatici e bizzarri in assoluto. Lo semini in un punto che ritieni adatto, cioè ricco di tane ed anfratti dove ripararsi e cacciare e lo ritrovi magari due chilometri a valle o a monte in un punto a volte perfettamente identico a quello di lancio o addirittura totalmente diverso, come una lenta e placida buca dove ha la compagnia di barbi e cavedani. Un pesce senza schemi, divertente da pescare, ma molto, molto difficile da decifrare in quanto accomuna il meglio ed il peggio della fario e dell’iridea creando un mix davvero interessante.

Le fario

Partiamo dal presupposto quasi irrinunciabile che per pescare correttamente il pesce immesso occorre operare con l’esca in costante rotazione e da qui iniziamo con il descrivere prima l’azione di pesca e poi le lenze da impiegare nelle varie situazioni in modo da ottimizzare il nostro operato.

Indossati un paio di occhiali polarizzanti, in grado di annullare il riflesso sull’acqua e quindi di farci vedere la conformazione del fondale ed impugnata la teleregolabile, meglio se una moderna 10.20 m, scegliamo la montatura ed iniziamo. Dove si arriva con la canna, la corona ed in alcuni casi la sfera di piombo sono le due lenze consigliate. In entrambi i casi, pescando trote immesse a tiro di canna, meglio eccedere un po’ nella grammatura, in modo da garantirci sempre due cose: raggiungere il fondo velocemente e soprattutto avere grande libertà di manovra e di movimento. In poche parole la lenza deve andare e comportarsi come vogliamo noi.

Pescando fario occorre immergere la lenza sempre alla fine della buchetta e della correntina ed una volta raggiunto il fondo iniziare a trainare controcorrente in modo da favorire la rotazione dell’esca. Utilissimi, in questi momenti, anche degli inviti a risalire, che portano l’esca in rotazione verso la superficie e poi la riportano alla stessa velocità in prossimità del fondo. Se le fario ci sono e non sono disturbate l’abboccata sarà istantanea. Pescheremo a risalire provando un po’ ovunque stimiamo o vediamo la trota in caccia, avendo cura di sondare con attenzione anche i sottoriva coperti dalla vegetazione. Vermi, camole del miele e caimani bianchi rappresentano le esche migliori, ma dove consentito, il piccolo pesciolino morto diventa una sorta di arma impropria...

Iridee e salmerini

Le iridee sono un’altra cosa. Le cugine a stelle e strisce vanno pescate in maniera sostanzialmente diversa dalle fario, a partire dai punti del torrente dove cercarle. Se la fario preferisce acque non troppo veloci dove cacciare con calma, le iridee amano la velocità e le schiume, tanto da preferire celarsi nelle schiumette piuttosto che dietro una bella pietra.

La biglia, scelta in grammature diverse a seconda dei casi, più della corona, consente di sondare con precisione quasi chirurgica tutti gli spot da iridea presenti in un classico torrente di collina o media montagna. Questo pesce gradisce molto esche chiare, quindi via con camole del miele di qualità e di colori vari e caimani bianchi.

Se il pesciolino rappresenta l’arma impropria per la fario, uova di salmone e filetto di uova di trota lo sono certamente per le iridee, ma quasi ovunque sono oggi esche vietate dalle varie Leggi Regionali. Nell’affrontare un torrente popolato anche di iridee occorre ricordare sempre che con questi pesci niente è impossibile: provate ovunque, anche nelle schiume più impetuose e nei correntoni. Spesso chi osa riesce a catturare molto più degli altri sia come quantità che come taglia.

Se ci sono anche i salmerini, nessun problema a patto di riuscire a capire… dove sono! Si tratta spesso di pesci di taglia media che tendono a riunirsi in gruppi più o meno numerosi scegliendo postazioni a volte incredibili, altre ancora talmente ovvie da essere scartate a priori a meno di non vederli in acqua grazie agli occhiali. Pescando fario o iridee o in presenza di entrambi questi pesci, se c’è qualche salmerino lo si catturerà senza particolari artifici. Preso il primo però, attenzione. Provate davvero ovunque e soprattutto sondate con cura tutte le tane visibili, anche le più insignificanti: a volte in posti del genere ci possono essere addirittura diversi pesci.

Box

Dopo la sfuriata mattutina il gioco diventa duro. I pesci rimasti saranno pochi, confinati magari in qualche buca e spesso si tratterà di esemplari già allamati.

Una delle migliori tecniche per riuscire a catturare qualche altro pesce è quella che in gergo viene chiamata “pallino”, portata agli onori del grande pubblico da un grande garista imperiese, Roberto Maugeri, che la impiegava nelle parti finali delle competizioni con risultati a volte stupefacenti. Su 120 – 150 cm di 0.12 si stringe delicatamente un pallino del n° 0-1/0 o più piccolo o più grosso a seconda del posto di pesca e si lega un piccolo amo del 14. Si sposta il pallino a 70 cm dall’amo, si innesca una piccola camola del miele in maniera che ruoti alla minima sollecitazione e si lancia.

Il pallino affonderà e si porterà dietro il lungo terminale con l’esca in rotazione. Se non si sono avuti attacchi occorre trainare più o meno lentamente ed effettuare inviti a risalire in prossimità dei pesci che riusciamo a localizzare nella buca, insistendo molto fino ad arrivare a far saltellare l’innesco davanti alla bocca del pesce. L’abboccata sarà spesso fulminea e la ferrata dovrà essere data d’istinto: a volte il pesce mangia ed ingoia, altre volte sputa subito, ma sarà solo l’esperienza che acquisiremo sul campo a dettarci i tempi. Provate e vedrete che roba!

Articoli correlati