Surfcasting alla Spigola nei Mesi Freddi

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I mesi che vanno da novembre a febbraio sono i migliori per la ricerca della spigola con la tecnica del surfcasting. Il predatore si avvicina alle foci e alle scogliere per la riproduzione ed è proprio in questo periodo che le possibilità di tentarne la cattura aumentano.

Preda tipicamente invernale, da bassa pressione, la spigola è un pesce particolarmente “lunatico” e dal comportamento imprevedibile. Alterna momenti in cui si comporta tipicamente da grufolatore, ad altri dove manifesta palesemente tutto il suo istinto di aggressivo e vorace predatore.

Pur non essendo un combattente di razza è una preda che riesce a regalare sempre enormi soddisfazioni, raggiungendo, anche, dimensioni notevoli.

Identikit

La spigola, Dicentrarchus labrax non è un pesce che ama cacciare nel fragore delle onde e non ricerca i pesci in difficoltà andando in lungo ed in largo.

La sua tattica di caccia è l’agguato!

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Di solito si nasconde tra gli scogli o sui margini dei canaloni, in attesa che qualche pesce ignaro passi a tiro. Se questa è la sua strategia, si può immaginare che il momento ideale per tentarne la cattura è proprio durante la scaduta, quando l’acqua è torbida e il predatore può mimetizzarsi con più semplicità.

Anche nella fase montante della mareggiata è possibile insidiarla, ma bisogna individuare alcuni punti precisi dove lanciare l’esca evitando le zone di turbolenza e cercando i canaloni dove l’acqua è poco mossa.

Quando il mare inizia ad essere eccessivamente agitato, la cosa migliore è dedicarsi alla ricerca di altre specie, magari del sarago, o cercare delle zone in cui i frangenti si spengono prima di arrivare in prossimità della riva.

Da questo si deduce che catturare una spigola, di taglia importante, a surfcasting non è una cosa molto semplice, per cui bisogna predisporre per bene la nostra ricerca.

Pesce eurialino, cioè che sopporta bene gli sbalzi di salinità, predilige gli ambienti prossimi allo sbocco dei corsi d’acqua dolce, dove caccia muggini e altra minutaglia tipica di questi ambienti, ma la possiamo trovare praticamente dappertutto.

Durante le mareggiate si aggira a ridosso del cavo dell’onda o appena dietro il gradino di risacca, nel canalone parallelo alla costa dove risale la corrente in cerca di cibo.

La sua “eccentricità” la rende un’avversaria ostica, dove per indurla ad interessarsi delle nostre esche è necessario adottare particolari accorgimenti.

Attrezzatura & esche

Con il mare che schiuma, le esche per insidiare le prede di taglia maggiore, dovranno essere molto consistenti, ottimo il trancio di sardina o di muggine innescato rovesciato a salsicciotto.

I giovani esemplari si lasciano tentare anche dal bibi e dall’americano, ma queste ultime sono scelte poco selettive.

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Con queste condizioni di mare, avremmo bisogno di attrezzatura medio pesante che sia in grado di affrontare senza difficoltà la potenza del vento e che sia capace di lanciare piombi da centoventi grammi in su.

Bisognerà munirsi di canne telescopiche o ripartite e di mulinelli di grossa taglia con fili in bobina a partire da un buon 0.25 mm associato ad uno shock leader dello 0.50. L’ideale sarebbe utilizzare in bobina un filo conico che corrisponda ai diametri che abbiamo detto prima.

La scelta del filo conico è dovuta al fatto che spesso, il mare mosso implica la presenza di alghe e uno nodo di troppo può compromettere la nostra azione di pesca. Si potrebbe anche utilizzare uno 0.40 diretto, ma sarebbe preferibile non farlo in quanto un diametro così alto può compromettere la tenuta della zavorra a causa del moto ondoso e delle eventuali correnti laterali.

L’unico problema del filo conico è rappresentato dalla sua fragilità che lo porta proprio a spezzarsi nel tratto in cui il diametro inizia ad aumentare; per cui adottiamo la prima soluzione e pazienza se saremmo disturbati da qualche alga che verrà a depositarsi sul nodo di giunzione.

La soluzione migliore

Cercando di capire quale complesso pescante è più funzionale per catturare il predatore con il mare che incalza, l’esperienza ci ha portato a dire che il terminale più indicato per tentare il grosso colpo, è uno short rovesciato con attacco alto, in grado di reggere bene anche in condizione di forte turbolenza.

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II finale non dovrà mai essere inferiore allo 0,30 equipaggiato con ami almeno del n° 1 o 1/0 a becco d’aquila, ottimi i Chinu Ringed della Sasame: questo per trovare facilmente appiglio nella grande cavità orale della spigola.

La scelta di non andare tanto per il “sottile” è stata presa in considerazione per il fatto che quasi mai si tratta di pescare sulla lunga distanza, e poi in caso di forte presenza di alghe un diametro sostenuto ci permetterebbe di pescare senza l’utilizzo dello shock leader, sul cui nodo potrebbe accumularsi del materiale in sospensione.

In genere il recupero non rappresenta mai un grosso problema, ma andrà lo stesso condotto con la dovuta calma e tranquillità; la spigola, oltre a sfruttare la corrente di risucchio per opporsi alla cattura, cambia continuamente assetto di nuoto modificando l’angolo di trazione mettendo a dura prova la tenuta dell’ardiglione nelle larghe, ma morbide fauci della nostra preda.

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Lo short rovesciato

Lo short rovesciato è la montatura ideale per pescare la spigola a surfcasting. Ci permette di tenere sollevata la nostra esca del fondo, pescando così nella zona di passaggio della stessa.

Eventualmente possiamo scegliere se inserire anche un pop-up sul terminale per pescare ancora più in superficie.

Lunghezza e diametro del trave: 150 cm da 0,40 a 0,50 mm

Snodo (perlina girella perlina): 120 cm dal piombo

Lunghezza e diametro del terminale: circa un metro di fluorocarbon dello 0,30 mm 

Amo: dal 4 al 1/0

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