Come Affrontare la Pesca da Riva con Canne Bolognesi da 8 Metri

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La bolognese da otto metri è sempre stata una canna per specialisti e per questo in passato poco impiegata sia in acque dolci che in mare.

Da poco però, la tendenza si è invertita, complici certamente spot, tecniche di pesca e pesci che richiedono una presentazione ed un controllo delle lenze impiegate che solo la lunga bolognese è in grado di offrire.

Profondità elevate o la necessità di eseguire lunghe passate controllate a notevole distanza da riva in foci veloci sono due delle caratteristiche che ci consigliano di impiegare in pesca una lunga bolognese da otto metri, un attrezzo che, come abbiamo già detto nelle prime battute, in breve tempo è passato da essere considerato solo da specialisti, ad essere quasi un elemento che contraddistingue le capacità degli appassionati di pesca da terra con tecniche leggere che lo possiedono.

Va subito detto che la tecnologia ha fatto passi da gigante ed adesso si possono reperire in commercio, a prezzi tutto sommato abbordabili, attrezzi leggeri e scattanti ed allo stesso tempo robusti ed affidabili, in grado di offrire ottime prestazioni in quasi tutte le situazioni.

La bolognese da otto metri è comunque una canna un po’ particolare che deve essere compresa appieno da chi la impugna le prime volte.

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Passare dalla sette alla otto è decisamente più complicato che farlo dalla sei alla sette, perché in questo caso cambiano anche i luoghi di pesca,le lenze impiegate e spesso anche il modo stesso di impostare una battuta.

L’ideale è scegliere una canna all round, in grado quindi di ben figurare sia con zavorre di 2-3 grammi che con galleggianti di 8 – 10 grammi. Gli anelli devono essere di primissima qualità, molto leggeri e ben legati e su vetta, sottovetta e terzo pezzo è d’obbligo il montaggio di anelli scorrevoli intermedi realizzati su tubicino in carbonio, in modo da armonizzarne l’azione sotto sforzo.

Anche la placca dovrà essere posizionata perfettamente per consentirne l’impiego con il tallone della canna appoggiato all’inguine, nella classica posizione di chi pesca alla passata in acque correnti.

Quando impiegarla

La otto metri non è una canna da tutti giorni, ma può diventarlo nel caso di frequentazione continua di spot particolari caratterizzati da profondità elevata, corrente abbastanza sostenuta, linea di pesca distante da riva e necessità, per ottimizzare azione di pesca e presentazione delle esche, di impiegare lenze e grammature particolari.

L’abbiamo scoperta da alcuni anni quando iniziammo a pescare ed a catturare delle belle orate pescando alla passata ed innescando anellidi marini come muriddu, americano e coreano in uno spot caratterizzato da un fondale sui sei metri e mezzo, corrente media e linea di pesca a circa 20 – 25 metri da riva.

Occorreva pescare appena staccati dal fondo con galleggianti da 4-6 grammi zavorrati con una spallinata di circa 120 cm e soprattutto per catturare dovevamo controllare perfettamente lo scorrere del galleggiante durante tutta l’azione di pesca alternando azioni di trattenuta a lunghe passate libere. Con la otto gestivamo bene il lancio, la profondità, il controllo della passata ed anche il pesce una volta allamato.

Da allora, questa misura di canna l’abbiamo usata molte volte anche in luoghi con caratteristiche molto diverse da quello descritto in precedenza, ma sempre caratterizzati da qualcosa di particolare.

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Altro posto classico potrebbe essere, ad esempio, un canale o un fiume prossimo alla foce e quindi caratterizzato da correnti diverse a causa delle maree, con profondità da 3 a 5 metri e linea di pesca sui 20 metri.

Impiegando una montatura sui due grammi, sempre a pallini, si riesce a presentare i bigattini in modo molto naturale a patto però di controllare in modo impeccabile la passata. In questo, la otto metri ci aiuta moltissimo permettendoci sempre il contatto diretto con il galleggiante e la possibilità di agire in trattenuta senza avvicinare troppo a riva la nostra linea ideale di pesca.

Altro posto classico potrebbe essere individuato nei porti dove è consentito pescare e la profondità oscilla tra i 6 e gli 8 metri. In questi spot si possono trovare punti caratterizzati da un po’ di corrente ed altri invece dall’acqua ferma o quasi.

In quest’ultimo caso è interessante segnalare anche la possibilità di impiegare la otto metri quasi come se fosse una canna fissa, magari allungando la spallinata fino anche a 2 – 2.50 metri, impiegando zavorre da 2 grammi, cercando così le catture sia durante la fase di caduta dei bigattini verso il fondo che pescando appena staccati dallo stesso.

Le lenze

Come abbiamo già accennato, possiamo impiegare con successo la otto metri utilizzando zavorre comprese tra i 2 e gli 8 – 10 grammi, un range che ci consente di affrontare con successo quasi tutte le situazioni di pesca che ci possiamo trovare di fronte.

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La prima tipologia di lenza che analizziamo è quella più redditizia, ma più difficile da realizzare e da impiegare correttamente, cioè la classica spallinata di lunghezza variabile a seconda delle esigenze, realizzata con pallini di diametro decrescente dall’alto (bulk) in basso (giunzione con il terminale).

Queste spallinate devono essere più o meno lunghe e pesanti a seconda della corrente presente e del tipo di presentazione dell’esca che dovremo effettuare.

Pescando a bigattino in acque ferme o con pochissima corrente potremo tranquillamente realizzare una spallinata lunga anche 2 metri, quindi più lenta a portare in pesca la nostra esca ed adatta anche ad intercettare qualche mangiata in calata, situazione abbastanza frequente nella bella stagione.

Pescando in foce in condizioni di corrente media che si alterna a fasi di calma ed a ripartenze veloci, dovremo invece studiare una geometria di piombatura universale che deve essere comunque abbinata ad una grammatura e forma di galleggiante adatte a questi mutamenti continui.

Un segnalatore a pera rovesciata (adatto quindi alla trattenuta) di grammatura media rispetto alle esigenze limite (se con 2 grammi si pesca bene in acque lente e con 6 in quelle veloci si sceglie un modello da 3-4 grammi) rappresenta sempre una base da cui partire.

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La zavorra dovrà essere distribuita su 100 – 120 cm di lenza e realizzata schiacciando pallini di diametro decrescente impiegandone tre per ogni numero partendo dal bulk con il numero 2-3 per arrivare al terminale con il numero 9-10. Se la corrente generata dalla marea montante è forte, meglio realizzare la spallinata su un tratto di lenza più corto (90 - 100 cm) anche a causa del fatto che questa, essendo acqua salata e quindi con peso specifico più alto rispetto all’acqua dolce, tende a muoversi in prossimità del fondale.

Situazioni diametralmente opposte a quelle descritte, ma soprattutto l’impiego di esche diverse e più pesanti del solito bigattino consentono anche di realizzare montature molto più semplici, ma ugualmente redditizie.

Pensiamo per esempio alla pesca a lunga distanza su fondali importanti innescando anellidi marini, alla pesca con la cozza, con un piccolissimo granchietto o a quella con il gamberetto in acque profonde e veloci. In questi casi l’esca di notevoli dimensioni ci consente un approccio ed una presentazione decisamente meno sofisticata di quella necessaria pescando con il bigattino.

Raggruppare circa l’ottanta per cento della zavorra in una torpille può rappresentare una soluzione pratica e molto redditizia, specie se si riesce a disporre il restante 20% di zavorra in modo da ottimizzare la presentazione ed il lavoro in acqua dell’esca che avremo scelto.

Normalmente si realizza una scalatina con 3-6 pallini di piccolo diametro prima del terminale, ma saranno le situazioni contingenti a farci decidere in un modo o nell’altro.

Un impiego particolare

La lunga bolognese da otto metri è molto utile per affrontare postazioni che hanno poca profondità, scarsa corrente uniforme e linea di pesca tra gli 8 ed i 10 -12 metri, condizioni tipiche di molte foci naturali del nostro Paese.

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In questo caso utilizzando al posto del galleggiante tradizionale uno stick float di peso compreso tra 0.75 e 1.50 grammi, zavorrato con la classica piombatura equidistante detta “a bottoni di camicia”, sfruttando la lunghezza della canna e le proprietà del galleggiante in questione si riescono ad eseguire passate lunghe, perfette e soprattutto sempre molto controllate e questo sulla linea di pesca ottimale e senza nessun tipo di problema.

Provate e vedrete che risultati, specie pescando le spigole in passata sfiorando con l’esca il fondo.

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