Come Pescare Trote Selvatiche in Torrente

"Poiché la Verità è illimitata, incondizionata, irraggiungibile attraverso qualunque via, non può venire organizzata, e nessuna organizzazione può essere creata per condurre o costringere gli altri lungo un particolare sentiero. Se lo comprendete, vedrete che è impossibile organizzare una "fede". La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla. Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo, una setta, una religione che viene imposta ad altri." (Jiddu Krishnamurti)

Questa, per me è sicuramente una delle frasi più ricche di significato, di quelle che ti rimangono impresse nella mente. Racchiude in sé tanti concetti che ognuno può interpretare a modo suo. Un concentrato di fede e di libertà inaudito, sicuramente poco adatto alla mia persona per quanto riguarda la fede anche se, Jiddu Krishnamutri mi ha lasciato una finestra aperta dicendo che la fede è una cosa assolutamente individuale. Questo però deve essere un pezzo di pesca sportiva in torrente, non un trattato su frasi famose dette da persone altrettanto conosciute. Non vi dirò chi è e cosa ha fatto quest’uomo. Dico soltanto che a lui stava a cuore liberare l’uomo dalle paure, dai condizionamenti, dalla sottomissione delle autorità, dall’accettazione passiva di ogni dogma. Se volete saperne di più cercatelo nel web, non ne rimarrete delusi.

Questa frase mi è venuta in mente mentre stavo percorrendo un sentiero di montagna dove, dall’alto ho potuto scorgere la tristezza delle tante centraline idroelettriche che stanno prosciugando un bellissimo corso d’acqua, lo stanno impoverendo, gli stanno togliendo la dignità oltre che la speranza ai pescatori di esercitare la loro più grande passione in ambienti selvaggi caratterizzati da acque spumeggianti e pure. Da pescatore sento il dovere di tenere sott’occhio la situazione dei corsi d’acqua, quest’anno ancora più drastica, vista la siccità che sta incombendo. Se non piove, ne vedremo delle belle e tutte le “malefatte” usciranno allo scoperto, nel senso che saranno più visibili in quanto la misera portata idrica non permetterà l'autodepurazione. Scarichi abusivi, captazioni di acqua non autorizzate, centraline autorizzate che “succhiano” più del dovuto e non fanno in tempo a rendere l’acqua al torrente che ce n’è subito un’altra che gliela riprende, uno schifo all’italiana, un complotto in cui girano milioni di euro e dove anche le Amministrazioni provinciali non possono fare niente se non scontrarsi con muri di gomma e, talvolta, anche di cemento. La sete di verità non organizzata e pilotata ha spinto un caro amico e collega a lavorare notte e giorno, fare indagini dettagliate e rimanere chiuso in casa per capire e studiare tutte le carte, ha fatto appostamenti foto e tutto quello che serviva per fornire una documentazione dettagliata e veritiera di quello che stava accadendo. Una volta presentato il tutto, si è alzato un bel “polverone” finito nella solita bolla di sapone.

Poi ci meravigliamo se anche chi lavora e si impegna incrocia le braccia ed inizia a fregarsene ed a fare solo le operazioni di routine, il “compitino”, almeno nessuno si fa male e, i “signori dell’acqua” continuano a prosciugare fiumi e torrenti godendo della protezione che viene dai gradini più alti, tanto, tutti hanno la loro fetta di torta, il loro sporco tornaconto. Poi, vorrebbero anche prendere in giro i pescatori dimenticandosi che quest’ultimi non sono proprio così scemi e gli occhi per vedere ed un cervello per pensare ce l’hanno. Oggi anche i mezzi di comunicazione, primo fra tutti il web, è molto organizzato e tra tanta spazzatura ci sono anche reportage sensati atti a denunciare diversi fatti di cronaca e pronti a chiarire tante oscurità. “Un popolo ignorante è facile da ingannare” diceva Ernesto Guevara, oggi fortunatamente non è più così, proprio perché la voce di Internet ci aiuta in questo senso a capire e farci vedere tante cose ed oggi, sono in molti ad avere un PC.

Ed è proprio grazie al web che ho capito fino infondo alcuni aspetti della vicenda che vi andrò ad esporre. Nel mese di marzo sono andato a girare alcuni filmati per il canale Caccia&Pesca 235-236 della piattaforma Sky. Passando dal Lago di Centro di Cadore, sono rimasto sconcertato da quanto era basso, nel periodo di marzo aprile, a dire la verità non è mai troppo pieno l’invaso, ma stavolta era a livelli storici, inoltre, avevo letto sulla pagina facebook del bacino n. 4 Centro di Cadore, che a causa di questo forte abbassamento, il lago, complici anche le temperature molto rigide, in alcuni punti era ghiacciato e si era verificata una moria di pesci non indifferente, soprattutto nelle pozze d’acqua rimaste isolate, dove la profondità non era troppo elevata, i pesci erano rimasti imprigionati nella morsa del ghiaccio. La colpa è stata data subito alla natura, agli eventi meteo, alla siccità che ci accompagnerà ancora per un po’, credo. Poi, passeggiando lungo il muro della diga un rumore assordante mi ha fatto capire che la siccità non aveva tutta questa colpa, perché stavano lavorando al muro della diga, stavano aprendo un foro che, in futuro, così dicono, garantirà al Piave una portata costante di tre metri cubi al secondo. Il deflusso minimo vitale è stato calcolato in tal senso e non sarebbe nemmeno male, anche se quest’anno il Piave nel periodo estivo e, fino al termine dei lavori, avrà un metro cubo di deflusso minimo vitale, speriamo che le temperature non si alzino troppo e, soprattutto, che piova almeno un po’, altrimenti i nostri occhi dovranno subire la vista di un altro scempio. Quindi tutto era preparato, il livello del lago doveva essere mantenuto basso per fare il buco per la nuova centralina. L’Enel dichiara di non avere colpe, anche se i documenti dicono il contrario. L’invaso, attualmente, è più basso della quota stabilita per i lavori fissata a 653 msm, infatti è a 657 msm. Se volete consultare tutta la documentazione andate sul portale nuovocadore.it, lì troverete i documenti e l’approvazione dei lavori scritta nero su bianco nella delibera della Giunta Regionale n. 2154 del 13 dicembre 2011. L’Enel non può sottrarsi dalle sue responsabilità. Come si può pensare di abbassare così tanto un bacino del genere, come si fa a distruggere l’ecosistema di un fiume che ci ha messo anni per consolidarsi? Con questo non voglio dire che non dobbiamo fare opere idrauliche, però bisogna attivarsi anche per salvare la fauna ittica del luogo e non lasciarla morire come è stato fatto nel lago Centro di Cadore.

Più in basso c’è l’abitato di Perarolo dove scorre uno dei tratti di Piave più blasonati, un cult per gli amanti del temolo e della pesca a mosca, che hanno già visto “morire” il loro fiume a causa dell’arrivo dei cormorani, speriamo che quest’ultimo colpo di genio non dia al Piave l’ultima mazzata. La verità è illimitata ed ognuno deve costruirsi la propria fede, ma anche la stupidità e l’ingordigia non hanno limiti. Questo è il caso di centro di Cadore, ma sparsi per la Penisola vi posso garantire che ci sono eventi analoghi che finiscono nella spirale dell’indifferenza a causa di Enti sordi e troppo impegnati a far quadrare bilanci ed affari sporchi. Talvolta mi vergogno di essere italiano!

Adeguarsi al sistema

Negli ultimi anni, soprattutto nelle zone del “mio” Appennino, l’apporto idrico è calato in maniera copiosa e le cose vanno sempre peggiorando. A questo punto, l’amante del torrente si trova di fronte a scelte importanti se vuol continuare a calpestare le sponde dei suoi corsi d’acqua preferiti, prima fra tutte imparare a pescare le trote con zavorre ultraleggere pur rispettando certi canoni. Anche i pesci selvatici hanno acquistato quel grado di malizia in più che in certi casi li rende imprendibili perché troppo scaltri verso le nostre insidie. Pescare le trote in Appennino, talvolta equivale a pescare i cavedani, quindi dobbiamo agire in tal senso e questo, rende l’uscita di pesca ancora più appetibile.

Ovvio che questo vale se intendiamo intraprendere l’avventura su pesci selvatici, i pesci che danno più soddisfazione, quelli veri, quelli che se non li peschi nella maniera giusta ti lasciano a bocca asciutta e questo vale per ogni specie ittica e per ogni luogo che affronteremo pescando su materiale selvatico. Inoltre siamo amanti delle zone libere dove tutti i pescatori hanno accesso e dove la pressione di pesca è abbastanza importante soprattutto in questo periodo, quindi, dobbiamo affinare la tecnica ancora di più per essere molto catturanti.

Parliamo di tecnica

Nonostante le temperature miti, l’acqua del torrente è ancora abbastanza fredda, soprattutto se affrontiamo i torrenti in quota, comunque quelli che adesso ci regalano più soddisfazioni. A questo punto la scelta ricade sulla zavorra più utilizzata: la corona. Oltre ad essere la più utilizzata è anche quella più adatta ai corsi d’acqua torrentizi poiché, possiamo guidarla attorno ai massi che fungono da tana per le trote e trattenerla nelle correnti, oppure lasciarla andare seguendola con la punta della canna, insomma, una zavorra polivalente.

Come tutti sappiamo, la corona nasce con l’agonismo in torrente, poi, nel tempo, è stata adattata e personalizzata dai vari pescatori che l’hanno resa protagonista indiscussa anche per la pesca su materiale selvatico. La dimensione dei piombi si è adeguata al corso d’acqua, anche la distanza tra di loro e lo spezzone di nylon su cui viene realizzata devono avere caratteristiche particolari che la rendono imbattibile per il torrente che stiamo battendo. Con le portate di acqua che ci sono in questo periodo nell’Appennino tosco-emiliano, spot che battiamo con buona frequenza da anni, abbiamo riscontrato che la corona più adatta al periodo e alle portate idriche è quella realizzata su un metro di lenza dello 0.18 con venti pallini del n. 4. Il finale sarà di trenta centimetri armato con un amo adeguato all’esca, in questo caso del n. 8 privato dell’ardiglione e innescato con un lombrico di terra di medie dimensioni. Questa corona ha la caratteristica di essere molto aperta e morbida perché i primi due piombi avranno una distanza tra loro di circa 1.5 centimetri e gli altri a salire in progressione in modo da fissare gli ultimi cinque pallini ad una distanza equa di sei centimetri circa. Quando i livelli caleranno potremo scendere con la misura dei pallini fino ad arrivare ad al n. 7, anche se, in questi casi consigliamo l’uso degli stick o la pesca con la pallina. Argomenti che tratteremo sul prossimo numero. La morbidezza della corona non è data solo dal numero di pallini impiegati e dalla loro distanza, ma anche dal diametro di nylon su cui vengono fissati, ovvio che più basso è il diametro, più morbida sarà la corona, però non dobbiamo mai dimenticarci che, questa zavorra “lavora” tra i massi, quindi non possiamo scendere troppo, al massimo uno 0.14, e dobbiamo impiegare monofili resistenti all’abrasione.

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