Come Adescare Trote Selvatiche nel Torrente di Montagna

Aprile è un mese che per certi versi offre al trotaiolo momenti di godimento alieutico alternati a grandi delusioni. La neve persiste sulle vette più alte e contribuisce ad influire ancora in modo negativo sulle sessioni di pesca…


Di neve sulle vette ce n’è sempre tanta, magari avrà, come dicono, un'influenza positiva sulla nascita dei funghi nella prossima estate, ma per le trote non è che sia proprio il massimo. Per assicurarsi buone catture basterebbe scendere giù in collina dove la coltre bianca è sparita da mesi: lì, le trote sono in attività per tutto l’arco della giornata anche perché le schiuse degli insetti sono copiose e quindi loro non rinunceranno mai al pasto quotidiano assicurato. Ma le uscite di pesca semplici e scontate non sono il nostro pane, quindi dobbiamo complicarci la vita per tenere vivo lo stimolo della wild trout che ormai da tanto tempo aleggia nelle nostre menti e, per trovare quelle che ci danno più soddisfazione, dobbiamo salire in montagna lasciandoci dietro i corsi collinari fin troppo sfruttati nei giorno post apertura.

Ecco che di fronte a noi si apre uno scenario fatto di acque spumeggianti ancora fredde e di fondali ancora avari di cibo, proprio perché la temperatura dell’acqua è ancora influenzata dalla neve che si trova sulle vette più alte dove nascono i torrenti. Le temperature minime sono ancora basse e questo gioca a nostro favore. Aprile dolce dormire, ma chi dorme non prende i pesci!

L’ora “X”

L’esperienza insegna che per affrontare queste condizioni dobbiamo essere sul torrente prima dell’alba armati di tutto punto pronti a giocarsi l’impossibile per cercare di catturare la wild trout che, sicuramente, sarà fuori dalla propria tana a caccia di qualche boccone alla sua altezza.

Abbiamo detto che le temperature minime sono basse, quindi prima che la neve inizi a sciogliersi e miscelarsi con l’acqua del torrente abbiamo un margine di tempo abbastanza lungo, poi non sarà troppo difficile capire quando è il momento di smettere anche perché le trote si fermeranno di colpo e l’acqua inizierà ad assumere quel colore opalino che sentenzia la fine della giornata di pesca. Quindi, se vogliamo avere delle chance, dobbiamo presentarsi alle prime luci dell’alba, solo così potremo spuntarla su questi difficili pesci.

Strategia

La conoscenza dello spot è fondamentale. Risalire un torrente sconosciuto nei mesi di maggio e giugno, può voler dire prendere lo stesso qualche bella trota, sono in piena attività, quindi il gioco è quasi fatto.

Risalire un torrente sconosciuto agli inizi della primavera, invece, può essere una scelta fallimentare perché, adesso, le trote stazionano in punti ben precisi durante l’arco della giornata e si spostano: una trota non ha alcun problema a spostarsi lungo il torrente per andare a caccia, da una postazione profonda può spostarsi in una bassa corrente, perché magari sa che lì in quel preciso momento c’è una schiusa, oppure se ne sta ferma in un giro d’acqua profondo perché lì ci circola del cibo e così via.

Questo l’assiduo frequentatore lo sa e agisce di conseguenza. Durante le ore notturne, le trote di taglia escono di tana e si spostano in acqua bassa, nelle correnti o alla fine delle postazioni profonde dove l’acqua tende a risalire e qui vi resteranno più o meno fino alle prime luci dell’alba. Poi, con l’avanzare della luce, torneranno nelle loro postazioni d’origine, dove stazioneranno per tutto l’arco della giornata.

Sia in un caso che nell’altro, le trote comunque restano in attività, dobbiamo essere noi bravi a prenderle! Anche perché se nelle prime ore della mattina perdono una sensibile percentuale di malizia, con la luce la riacquistano e non sarà facile stanarle. Quindi, durante le prime fasi di pesca prediligiamo sempre le basse correnti e la parte terminale dei pozzi naturali e delle briglie.

Approccio & tecnica

Anche se arriviamo sullo spot alle prime luci dell’alba, quando è ancora buio, dobbiamo muoverci sul torrente come se fosse giorno pieno! Attenzione ai movimenti, evitate di provocare rumori, loro sono lì, di fronte a noi, basta poco per metterle in allarme e farle fuggire compromettendo una buona parte del tratto di torrente.

Pescheremo con la dieci metri, l’acqua fredda ancora non permette passate troppo veloci, dobbiamo stare sopra la zavorra e trattenere l’esca nei punti giusti, quindi meglio scegliere una lunghezza adeguata allo scopo. Pescheremo a risalire utilizzando corone più o meno lunghe adeguate allo spot che stiamo battendo. La morfologia del torrente, durante la risalita, cambia ed anche noi dobbiamo adeguarci se vogliamo esercitare una corretta azione di pesca. Ecco perché consiglio sempre di preparasi, in maniera preventiva, corone di grammature e lunghezze diverse. Pescando in un tratto caratterizzato da correnti medio basse, la scelta dovrà ricadere su corone non più lunghe di novanta centimetri, questo perché la corrente sarà più veloce e dobbiamo disporre di una zavorra adeguata che ci permetta di forarla, ma, allo stesso tempo, di effettuare una corretta passata. In questo caso la caricheremo sensibilmente in punta, partendo da una distanza dei primi due pallini di circa un centimetro per crescere in progressione fino a 5 cm per gli ultimi 5 pallini.

Il finale dovrà essere lungo almeno 20-25 cm, la lunghezza del terminale è determinata dalla forza della corrente. Affrontando una tratto caratterizzato da buche e correnti che hanno una profondità che si aggira intorno al metro e mezzo e forse più, dobbiamo utilizzare una corona più lunga, in modo da mantenere sempre una giusta morbidezza e una impeccabile presentazione dell’esca. In questo caso, impiegheremo una corona più lunga anche oltre il metro. Diciamo che la misura ottimale è 110 centimetri. Questa tipologia di corona presenta una morbidezza più accentuata della precedente, infatti, la distanza tra i primi due pallini è di circa un centimetro e mezzo a salire in modo progressivo fino a stabilizzarsi negli ultimi dieci pallini a circa cinque centimetri. Ottimo un finale di trenta centimetri.


Azione di pesca

Purtroppo, avere una zavorra ben strutturata a disposizione non basta per catturare trote selvatiche. E’ un buon punto di inizio, però dobbiamo anche saperla manovrare e questo richiede, oltre a tanto senso dell’acqua e del pesce, anche una buona esperienza maturata direttamente sul campo.

Purtroppo certi concetti si imparano con l’esperienza, però, l’unico consiglio che posso dare è quello di immergere la corona in più punti della corrente. Magari, i meno esperti faticheranno un po’ a beccare al primo colpo la vena giusta, ma se faranno attenzione, dopo ripetute uscite sicuramente questo gesto di pesca diventerà quasi automatico. Quando si pesca il cervello deve essere sempre collegato con il braccio: solo così capiremo veramente dove stanno le difficoltà e cercheremo di affrontarle nella maniera giusta riducendo al minimo gli errori.

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