L'iridea Nelle Gare in Torrente

Alcuni amici chiedono il mio parere circa l’utilizzo dell’iridea nelle competizioni in torrente. Rispondo volentieri, perché l’argomento è già stato oggetto di riflessione da parte mia e motivo di discussione in diverse occasioni.

Qualche anno fa, alla fine di una prova di campionato, avara di trote, di divertimento e di credibilità sotto il profilo agonistico, (settori vinti con tre, quattro pesci!) avvicinato per un’intervista sulle impressioni della competizione, diedi sfogo al mio malumore e al mio disappunto quantunque avessimo vinto la tappa, recriminando sulle dimensioni eccessive delle trote, sulla quantità esigua delle stesse e sul fatto che non si possono fare centinaia di chilometri per andare a pesca… senza pescare!

All’osservazione che, comunque, i costi elevati non permettevano di immettere un quantitativo maggiore di materiale per la gara, lanciai quella che sembrava una proposta da finire sul rogo: perché non con le iridee, allora? Se tutti gareggiano con quelle, la competizione sarà comunque regolare!

Allora giù tutta una sequela di argomentazioni, delle quali, la più condivisibile, mi sembrava quella che se gli agonisti di una determinata zona si abituano a gareggiare sulle iridee, poi, altrove, si troverebbero in difficoltà con il comportamento di trote diverse.

A parte la doverosa osservazione che le tanto privilegiate fario, provenienti da allevamenti intensivi, hanno caratteristiche più simili all’iridea che alle consorelle selvatiche, non credo sia impossibile, a livello nazionale e di Federazione, provvedere, obiettivamente, a rivedere le disposizioni relative alle immissioni e uniformare criteri di ripopolamento in occasione soprattutto delle gare! Mi sembra pura utopia illudersi, in competizione, di ricreare in tutto le condizioni di una pescata sul selvatico.

Si tratta di situazioni, concentrazioni, modalità, pesci e prelievi, completamente diversi. Tanto vale prendere atto della finzione e agire di conseguenza, trote comprese. Mi rendo benissimo conto di quanto sia difficile e problematico affrontare il problema in sede di contrattazione con gli enti preposti alla tutela del patrimonio ittico e alle varie associazioni ambientaliste, ma alla luce di un minimo di conoscenza delle acque, della frequentazione assidua di torrenti e competizioni, delle ore passate ad osservare e leggere la natura e… perché no, degli studi di biologia effettuati, sento di poter lanciare, con cognizione di causa, l’eresia.

Perché ritengo valida e utile l’iridea per le competizioni? Le motivazioni sono molteplici e, mi sembra, tutte di sana ispirazione. Eccone alcune:

  • Si parla continuamente di difesa delle trote autoctone, di difendere la mormorata, ove presente, dalle ibridazioni ma si continua ad inquinare i torrenti con materiale frutto dei più svariati e misteriosi incroci, purché i pallini siano disposti in modo da assimilare il pesce immesso ad una fario! Nelle gare su alcuni corsi d’acqua del Nord, vigono clausole che, a seconda del luogo, riguardano il rilascio o la possibile cattura, (con escursioni di misura da impazzirci) degli ibridi di mormorata: accade così di allamare pesci che richiedono la perizia di un ittiologo specializzato per decidere se trattenerli o rilasciarli. Le iridee immesse si riproducono solo occasionalmente e, cosa importantissima, in ogni caso non si ibridano con le autoctone: meglio di così…
  • Il costo all’origine, è decisamente inferiore. Questo permetterebbe di  abbattere la quota d’iscrizione alle gare o, comunque, di immettere quantitativi maggiori, a tutto vantaggio del divertimento e della partecipazione. Si permetterebbe, infatti, ai giovani e ai meno esperti, di accostarsi con più motivazione alle competizioni e di effettuare qualche cattura in più, evitando di lasciare i meno preparati sfiduciati e delusi. Vi siete mai chiesti come mai le gare in laghetto si vincono, salvo rare eccezioni, con numeri decisamente maggiori rispetto al torrente? E come mai, anche quelli che abitualmente non si piazzano, continuano a frequentarle? Non sarà, tra l’altro, perché anche i più sprovveduti riescono a catturare un po’ di pesci?    
  • L’iridea notoriamente tollera temperature più elevate ed è meno selettiva in materia di acque: ciò permetterebbe, eventualmente, di individuare tratti adibiti a campo gara permanente, in zone non elettive rispetto alle tradizionali zone da fario, con il risultato di tutelare ulteriormente il patrimonio ittico di pregio e diminuire l’incidenza sui tratti di torrente più in quota.
  • Le fario attuali spesso si rilasciano pietosamente, finendo solo nei rigiri più tranquilli del fiume. L’iridea di buona qualità regge benissimo la corrente ed evidenzia una difesa più strenua. Ricordo una bellissima gara su un Aventino stracolmo d’acqua: esauriti i pesci delle pozze più tranquille, vinsi rastrellando i correntoni con una corona di peso disumano! Le iridee, bellissime, erano per la maggior parte lì, toste, a tenere la corrente impetuosa…
  • Salvo complicazioni, l’iridea mangia con regolarità, in genere fino alla fine della gara. Si potrà obiettare che, rispetto alla fario, è più lenta e meno aggressiva, ma le fario del terzo millennio spesso somigliano più a carassi, quanto ad aggressività, che a predatori! In ogni caso, è auspicabile l’eventualità di una semina mista, fino a giungere, in acque vocate a salmonidi di pregio (mormorata e macrostigma in primis) a immissioni di sole iridee.  
  • Trattandosi di materiale non finalizzato al ripristino della popolazione ittica, né alla riproduzione, si potrebbe abbassare e uniformare la misura minima, nell’ordine dei diciotto/venti centimetri, solo per l’iridea, facilmente distinguibile. Avrebbe fine la confusione delle misure minime locali e si avrebbero, a parità di peso, più trote da immettere!
  • L’iridea, quando riesce ad ambientarsi, diventa comunque un pesce bellissimo, tale da soddisfare anche l’occhio del pescatore più esigente. La cosa non è da sottovalutare, se si considerano la livrea smorta e l’aspetto deludente che alcune fario da immissione evidenziano…

Un’ultima considerazione: Se si prevede che durante la gara possano essere pescate trote del torrente (là dove la competizione si svolgesse in acque che ne ospitano regolarmente), niente vieta di istituire l’obbligo di comprendere una percentuale di fario per compensare le eventuali catture, es. 20-30%...

A questo punto, credo che il mio favore all’immissione dell’iridea, in competizioni ufficiali, sia palese; non credo sia il caso di ostinarsi in posizioni che, ad oggi,  non hanno più ragione di essere.

Una buona iridea, opportunamente e con criterio immessa, è senz’altro meno dannosa di una fario di scadente qualità e può rappresentare una validissima soluzione al problema dell’inquinamento genetico.

Se poi viene seminata in tratti esclusivamente e costantemente adibiti a campo gara, può contribuire a recuperare un tantino di motivazione e interesse dei ragazzi verso la pesca.

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