Come Pescare a Feeder in Foce

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Lunatica, bizzosa, scontrosa, ma allo stesso tempo affascinate e sfuggente, questo è l'ambiente foce visto dagli occhi dei pescatori che ne calpestano le sponde. Un ecosistema talvolta delicato, comandato dai movimenti di marea e dal transito lunare che ne determina, spesso, le condizioni e la conseguente riuscita della battuta di pesca.

La foce è uno spot di passaggio per i pesci, soprattutto per quelli di estrazione eurialina quali cefali, mormore, orate e spigole, cioè specie che resistono e trovano il suo habitat ideale anche dove il tasso di salinità è basso. Le ritroveremo, quindi, anche lontane dal mare, e questo sarà un argomento che tratteremo nel prossimo futuro.

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Adesso, concentriamoci sulla foce, cercando di restare il più vicino possibile al mare, sfruttando i movimenti di marea montante, cioè quando il cuneo salino entra in foce e con sé, anche i pesci.

Il cuneo salino è la separazione tra acqua dolce e salata, quindi tra quella del fiume e quella del mare, nel caso specifico. Avremo quindi, con la marea montante una parte di acqua salata con peso specifico più pesante di quella dolce che entra nel fiume e precisamente nella parte bassa della colonna d'acqua, quindi sul fondo.

Difficile determinare per quanto si estende in verticale il cuneo salino, ma sicuramente possiamo andarci vicino nel saperlo guardando, dalle tavole di marea, quanto alza quest'ultima nel suo culmine.

Diciamo che nella parte di Penisola che guarda il Tirreno avremo maree che raggiungono massimo quaranta centimetri di altezza mentre, nella parte dell'Adriatico possiamo arrivare anche oltre il metro. Questo perché l'Adriatico è un mare stretto.

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Affrontiamola a feeder

Negli ultimi anni, il feeder, tecnica di estrazione dulciacquicola di Oltremanica ha suscitato molto interesse nel pescatore di foce tanto che la sua divulgazione e conseguente crescita in questi siti è aumentata a dismisura.

Il successo è dovuto soprattutto al fatto che siamo di fronte ad un sistema di pesca essenziale, quindi che non necessita di un'attrezzatura particolarmente costosa ed ingombrante e, cosa da non sottovalutare, molto catturante in diverse condizioni anche le più ostiche.

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Per pescare a feeder in maniera corretta occorre essere dotati di una canna specifica per questa tecnica che possiamo trovare in commercio in diverse fasce economiche, dotata di tre cime intercambiabili con potenza diversa, un mulinello taglia quattromila caricato con un buon 0,20 mm alcuni pasturatori di grammatura diversa ami, qualche bobina di fluorocarbon per i terminali, un picchetto, un guadino e, se proprio lo vogliamo una seduta per stare comodi in pesca.

Passiamo ora ad analizzare questi oggetti in ordine di importanza.

Canna e mulinello

Per la pesca in foce con i bigattini sono due caratteristiche che deve avere una canna da feeder: una potenza di lancio almeno fino a ottanta grammi e deve essere lunga almeno tredici piedi, quindi quasi quattro metri, tre metri e novanta per l'esattezza.

Con questa misura avremo tra le mani un attrezzo leggero, performante e, soprattutto con una giusta riserva di potenza che ci permette lanci precisi e distanti, qualora ce ne fosse bisogno e, cosa da non sottovalutare, domare i pesci con più tranquillità anche se si tratta di esemplari di taglia XXL!

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Il mulinello, di taglia quattromila dovrà essere a bobina larga in modo da agevolare l'uscita del monofilo dello 0,20 in fase di lancio ed avere un recupero non troppo veloce, ma preciso e fluido.

Terminali in fluorocarbon & ami

L'uso di questo particolare polimero ha avuto un forte crescendo negli anni. La sua peculiarità è quella di risultare invisibile sott'acqua, ma ha anche altre caratteristiche interessanti tra cui una forte resistenza all'abrasione, rispetto al nylon è leggermente più rigido anche se, negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante e, le aziende produttrici di fluorocarbon sono riuscite a donare una morbidezza simile a quella del nylon.

Ma in questo contesto particolare, quale la foce, interessa soprattutto la resistenza all'abrasione perché, oltre a insidiare pesci come l'orata dotati di un formidabile apparato boccale fornito di denti capaci di frantumare il più duro dei molluschi, spesso peschiamo su fondali anche misti, quindi dove sono presenti sassi o ostacoli sommersi ed avere un terminale che resiste all'abrasione è un bel punto a nostro favore. Consigliate le misure dallo 0,12 allo 0,16 mm.

In merito agli ami, stiamo pescando con il bigattino pesci grufolatori o che si comportano come tali. Avremo il terminale completamente appoggiato sul fondale, quindi, opteremo per un amo robusto, e allo stesso tempo abbastanza leggero. Ottimi i carbon feeder dal n. 16 al n. 20.

Scelta del feeder

Impiegheremo i bigattini come esca e come pastura. Bigattini sfusi introdotti in un pasturatore chiamato block end in questo caso, visto che l'azione di pesca avviene in corrente, impiegheremo dei pasturatori adatti allo scopo e quindi a forma di parallelepipedo, la forma migliore quando si agisce in corrente.

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Questi pasturatori hanno la zavorra nel loro lato più lungo. La forma citata ci permette di ridurre al minimo l'attrito della froza dell'acqua sul pasturatore grazie proprio alla sua forma e agli ancogli arrotondati. Questo è un accorgimento da non sottovalutare.

Quindi, dovremo avere una selezione di questo block end facilmente reperibili in commercio.

L’inizio...

Prima di iniziare a pescare, posizioniamoci in maniera corretta cercando di sistemare la canna sul picchetto dotato di poggiacanna in modo da formare un angolo retto tra tip e filo. Per fare ciò dobbiamo gettare il feeder di fronte alla nostra postazione questo calerà poco più a valle creando l’angolo detto sopra. Con forte corrente, si consiglia di tenere la canna a circa quarantacinque gradi rispetto al terreno.

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A questo punto realizzata la lenza (che andremo a vedere di seguito nell’apposito approfondimento) si sceglie il pasturatore più adatto al nostro scopo. Di solito, prima di caricarlo con i bigattini si consiglia di fare qualche lancio di prova per vedere se la grammatura scelta è quella giusta.

A questo punto facciamo qualche lancio con intervallo di circa 5 minuti, la corrente presente svuota immediatamente il feeder, quindi al terzo lancio si consiglia di chiudere i fori con il nastro isolante lasciando aperti solo quelli alle due estremità in modo da non disperdere troppi bigattini in scia.

Se in zona c'è qualche spigola, non tarderà certo ad arrivare sui bigattini trasportati dalla corrente e, risalendo la scia di quest'utlimi troverà il nostro inganno.

TWISTED LOOP RIG

Si tratta di un running rig. In questo caso, però, il pasturatore scorre lungo una brillatura lunga circa 15 cm realizzata con la lenza madre dove all'interno è stata “imprigionata” una girella semplice. Questo rig è molto essenziale e robusto, viene utilizzato soprattutto quando stiamo pescando cefali poiché, si gioca tutto sull'auto-allamata. Infatti, il feeder scorre sulla brillattura bloccandosi sul nodo di stop. Ottimo da impiegare anche su fondali misti.

Da segnalare che questa tipoligia di running rig è ottima anche per tutte le altre specie citate nell'articolo poiché tutto si basa sull'auto-allamata.

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Occhio alla pasturazione

Ci sono molte differenze, nel pasturare in acqua dolce e in foce. Sicuramente, in acqua dolce dobbiamo stare molto attenti alla dose di larve che scarichiamo in acqua.

Avremo un inizio dove faremo dei lanci ripetuti ogni cinque minuti per poi calare la dose di larve e diminuire la dimensione del pasturatore e di conseguenza aumentare il tempo di sosta. In foce è diverso, inutile variare la dimensione del pasturatore, magari caleremo il peso, pur mantenendo, però, la stessa dimensione e la stessa dose di bigattini.

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Questo perché le spigole, le orate, le mormore, non sono pesci che rimangono in pastura, ma che passano e sostano sulle larve per momenti talvolta effimeri.

Magari, nelle giornate di maggiore attività, i pesci faranno più passaggi, quindi noi dovremo stare molto attenti e pasturare in maniera precisa e continua. Senza, però, variare la dimensione del feeder.

Ottimo un blockend di misura media, quindi. Il terminale dovrà essere uno 0,14 in fluorcarbon lungo almeno 120 centimetri nel caso della corrente iniziale, quando questa rallenterà, l’innesco dovrà essere il più vicino possibile alle larve pur mantenendo una certa dose di morbidezza, quindi passeremo a 90-100 cm. Più corto non mi ha mai dato catture. L’amo un 16 innescato con tre bigattini.

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