Come Pescare Grosse Carpe con Bolognese e Galleggiante

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Come tutti sanno, la taglia delle catture che si possono effettuare nella pesca al colpo, indipendentemente dal genere di tecnica specifica che si utilizzi è, quasi sempre, medio-piccola.

Questa specialità di pesca favorisce il numero delle catture piuttosto che la grandezza del singolo pesce, così come i tempi di attesa sono relativamente più brevi rispetto agli stessi di altre discipline.

Nonostante tutto, qualsiasi pescatore che esista, a prescindere dalla strada intrapresa, ha nascosto nel profondo del cuore il desiderio di prendere un pesce particolarmente affascinante, vuoi per la livrea oppure per la taglia.

E’ proprio questo il nocciolo dell’articolo in questione, nato dalla cattura con la canna bolognese di carpe veramente entusiasmanti.

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Maneggevolezza e resistenza

Parlare di canna bolognese può intendere un attrezzo decisamente lungo ed impegnativo, ma anche un oggetto più divertente e semplice da gestire. In questo caso specifico, dovendo combattere con pesci pesanti e caparbi, capaci di superare gli otto chilogrammi di peso, è imperativo orientarsi verso canne corte e rigide, ma anche ben bilanciate.

Pescare con una cinque metri, contraddistinta da un fusto esile, è sempre un grande divertimento, soprattutto durante le fasi di un vero e proprio combattimento.

Avere la meglio su una carpa di un certo peso, infatti, prima di ogni altra cosa se allamata sfruttando monofili non troppo grandi di diametro, significa ingaggiare una lotta che può durare diverso tempo, superando anche la mezz’ora.

La scelta ideale è rappresentata da una canna che sia in carbonio alto modulo rinforzato, dotata di estrema rigidità ed azione di punta e che disponga di anelli in SiC (Carburo di silicio o carborundum) a ponte medio o basso.

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Un oggetto del genere non può assolutamente sfruttare un’anellatura a ponte alto, troppo delicata rispetto alla canna stessa. Un fusto sottile, inoltre, è obbligatorio per donare una ferrata decisa ed una maneggevolezza ottima durante il combattimento.

Ciò serve ad aiutare il pescatore a non stancarsi, garantendo un’ottima leva sul pesce negli ultimi istanti della lotta quando diviene necessario forzarlo, sollevandolo in superficie a tiro di guadino.

Equipaggiamento

Ad affiancare la nostra bolognese, come prima cosa, ci deve essere un mulinello abbastanza capiente e provvisto d’ingranaggi “granitici”. Le fasi della lotta con una carpa over size mette a dura prova tutte le parti meccaniche dell’attrezzo, partendo dalla frizione e arrivando fino ai cuscinetti .

Un aspetto molto importante, inoltre, è rappresentato dal rapporto di recupero, ideale nell’ordine del 5 a 1. Tale scelta serve ad esercitare una buona potenza nelle fasi di recupero, senza sacrificare la reattività della frizione o dell’eventuale antiritorno quando il pesce decide di prendere filo in maniera rapida ed energica.

Rimanendo in tema di equipaggiamento non si può saltare l’argomento “nylon”, dovendo orientarsi su un prodotto di primissima qualità, morbido e che abbia un trattamento superficiale per prevenire le abrasioni.

Il motivo principale che induce alla scelta di un monofilo capace di resistere alle abrasioni è insito nella durata media di un combattimento ingaggiato con una grossa carpa, a maggior ragione se si dispone di un’attrezzatura sportiva e quindi sottodimensionata rispetto alla forza della preda.

Tenere un nylon non esageratamente spesso in tensione continua per più di trenta minuti significa sfibrarne le molecole, mettendo a serio rischio ogni nodo e il carico di rottura dell’intera linea. Preferire uno 0,18, o al massimo uno 0,20, che abbia le caratteristiche appena elencate, ci permetterà d’ingaggiare duelli al limite, offrendo al pesce una buona possibilità di farla franca e regalando al pescatore un corpo a corpo all’ultimo sangue.

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Il galleggiante

La scelta del segnalatore, come in tutte le pesche, è di primaria importanza. Per disporre della massima sensibilità è bene che l’antenna segnalatrice sia sottile, ma capace di sostenere il peso di un amo generoso al quale vada applicato un boccone non leggerissimo.

A questo punto è conveniente preferire un’antenna in plastica cava, che abbia uno spessore pari a 1,8 oppure a 2 millimetri. Il galleggiante, in aggiunta, deve essere a filo passante e dotato di una verniciatura a doppio strato. Affidabilità e sensibilità sono le parole che contraddistinguono il segnalatore ideale.

La lenza

Per insidiare le carpe è sempre meglio ricorrere ad una lenza tradizionale, semplice, ma terribilmente efficace.

Stiamo parlando dell’intramontabile spallinata ad aprire verso il basso e realizzata con pallini tutti uguali tra loro. Pescando in acque ferme o con corrente lieve è sufficiente spaziare i piombi su 35-40 cm. La grammatura bassa del segnalatore, pari ad un grammo o addirittura a 0,70, permette di utilizzare tutti pallini del numero nove, senza la necessità di grandezze superiori.

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Una montatura così strutturata garantisce un’ottima naturalezza ed una perfetta lettura della mangiata, essendo perfettamente gestibile durante le fasi di lancio.

L’importanza dell’amo

La scelta dell’amo adeguato è, forse, l’aspetto più importante dell’intera montatura. Bisogna sempre trovare il giusto rapporto tra robustezza e leggerezza, offrendo una presentazione dell’esca sufficientemente naturale senza perdere in affidabilità.

Combattere con grandi carpe significa avere a che fare con prede scaltre che non abboccano a qualsiasi tranello, ma che soprattutto, una volta allamate, sprigionano grande potenza e fughe decise e durature.

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Il modello più adatto, tenendo conto dell’innesco del mais, ha una forma corta e larga, supportata da un filo molto robusto, ma che non appesantisce troppo il peso specifico dell’amo. Riguardo alle misure si può scegliere un numero pari al 14 per un solo chicco di mais, oppure un 12/10 per inneschi più voluminosi.

Pasturazione ed innesco

Quando si pesca in un laghetto, nel quale la conoscenza del cibo da parte dei pesci che lo abitano è di primaria importanza, per far sì che si radunino in un punto specifico, bisogna pasturare tenendo appunto conto delle abitudini.

L’aiuto del mais, quindi, valutando anche che sarà l’esca che innescheremo, è peculiare. A differenza della regola che vale per le carpe di piccola taglia, cioè pasturare a piccole dosi ed intervalli frequenti, insidiando esemplari più grandi è meglio forzare i quantitativi, visto che una carpa di buona mole non ha problemi a spazzolare velocemente il letto di cibo che abbiamo creato precedentemente sul terreno.

Passando all’innesco, come già accennato sopra, è possibile optare per un chicco o due, in base alla grandezza dell’amo scelto.

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Pellet

Un trucco molto efficace per selezionare la taglia delle carpe, soprattutto se nell’impianto dove ci si reca a pescare c’è un buon numero di pesci di piccola e media mole, è ricorrere all’utilizzo del pellet a base di pesce.

Affiancare al mais qualche fiondata di questo alimento molto nutriente e dal sapore pungente, consente di allontanare le prede più minute e di saziare quelle di peso medio molto rapidamente. Oltre a ciò, le carpe più grandi sono molto attratte dagli oli e dai grassi in genere insiti nel pellet.

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