Elastici per Roubasienne. Guida alla Scelta

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Pieno o cavo? All’inizio sono stato molto titubante, poi, con l’evolversi della pesca, ma soprattutto dei materiali con cui vengono realizzati, sono passato agli elastici cavi. Tuttavia, in certe condizioni e per certi pesci, il pieno ha ancora la sua validità.

Chi mi conosce bene sa che ciò che uso per pescare lo scelgo in base a dei criteri di opportunità, mai perché una cosa è più bella o più brutta di un’altra.

Quando ciò che si usa finisce su un campo di gara dove qualche grammo di pesce in più o in meno fa la differenza, non è proprio il caso di lasciarsi andare a scelte di tipo estetico: se funziona, bene, altrimenti… E con gli elastici è andata proprio così.

Un tempo usavo solo i classici pieni in tutte le misure, poi, con una progressione sempre più rapida, sono passato ai cavi. Che cosa è successo per provocare una tale “rivoluzione”?

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Dividerei la questione in due parti, la prima per la pesca in cave carpodromi e simili, la seconda per la pesca in fiumi e canali.

Affrontando il primo caso, quello delle acque private, rispondo indirettamente anche ad un quesito posto dal nostro lettore che dice di aver scoperto che in Inghilterra il cavo abbinato al metodo “stripper” va per la maggiore. Anche in questo caso vediamo le cose una per volta.

La scelta di usare un elastico cavo in queste strutture deriva esclusivamente dai pesci che vi troviamo. Nel nostro Paese, in genere, o sono carpe più o meno grandi, o un misto di carassi e carpe.

In Inghilterra la scelta è ancora più vasta, perché nelle loro fisheries si va dai gardon di 50 grammi alle carpe simili alle nostre. Il fatto è che, molto spesso, la carpa ce la troviamo appesa all’amo mentre, soprattutto in inverno, abbiamo impostato la pesca a specie di ben più modesta taglia.

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Quando questo accade, bisogna essere preparati adeguatamente per non perdere un’occasione importante. Per questo bisogna farsi trovare con un ammortizzatore che abbia qualche marcia in più, intendendo con questa espressione la possibilità di avere un coefficiente di elasticità maggiore senza perdere, però, in fatto di morbidezza per non rischiare di slamare i pesci di taglia più ridotta.

In questo caso non c’è che una risposta, cioè l’impiego di un ammortizzatore cavo di diametro adeguato. Il termine “adeguato”, tuttavia, ha le stesse caratteristiche dell’ammortizzatore, cioè è molto elastico.

Che cosa intendo, dunque? Mi riferisco al fatto che chi lo monta nel kit abbia ben chiaro l’uso che ne deve fare, nel senso che deve giungere ad un compromesso dopo aver valutato bene le ipotetiche prede possibili del posto di pesca, montando un elastico che si allunghi almeno un po’ per evitare di slamare i pesci di taglia modesta, ma che non giunga a fine corsa, diventando uno spago inestensibile con conseguente rottura del finale, in caso di incontro con un pesce di grossa taglia.

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E’ ovvio che questo ha un costo che si presenta su due fronti, per cui si potrà pagare qualcosa in termini di slamatura di qualche pesce piccolo e di perdita di tempo durante la cattura di un pesce di grossa taglia, ma alla lunga il gruzzolo finale sarà interessante, molto di più che montare un elastico di grande diametro che permetterà rapide catture di carpe e la slamatura di molti carassi, o di uno sottile che vi farà prendere tutti i pesci piccoli, ma perdere quelli grossi o, nel migliore dei casi, perdere mezz’ora di pesca per portare a guadino un pesce di un chilo.

Stripper...

L’impiego del sistema “stripper”, e qui veniamo alla seconda questione, così in uso in Inghilterra, ma anche in Francia e anche da noi, risolve un buon numero di problemi. Il fatto che abbia avuto una diffusione enorme in Inghilterra la dice lunga.

Abbiamo detto prima che nelle fisheries inglesi lo spettro di catture è assai vario, molto più che da noi. In certi picchetti la pesca va impostata sui pescetti con la speranza dell’incontro con una gradita carpa, ma essendo il target quello del pesce piccolo, costituito da skimmers e gardon, l’elastico deve fare il suo dovere allungandosi per evitare slamature dovute alla lacerazione della delicata bocca di queste specie.

E’ ovvio, dunque, che la scelta dei pescatori vada verso elastici di diametro ridotto ed ecco perché il sistema stripper abbia avuto una così grande diffusione. L’enorme vantaggio che si ha è quello di poter abbreviare i tempi di cattura gestendo a dovere la tensione dell’elastico.

In parole povere, un grosso pesce abbocca, tira fuori un lungo tratto di elastico cedevole, ma poi, domate le prime sfuriate, possiamo comandare noi semplicemente accorciando, grazie allo stripper, il tratto di elastico interessato. E senza rischi, perché in caso di ripartenza, basta cedere quello che abbiamo recuperato.

Il sistema richiede la foratura del pezzo 3 (o anche 4, come fa qualcuno). Beh, il mio consiglio è che un paio di kit di quelli in dotazione alla canna possono essere “sacrificati” per l’opzione “stripper” a patto che la sezione interessata sia adeguatamente rinforzata nel punto nel quale viene fatta la foratura per l’inserimento degli accessori opportuni.

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Se non si dispone di kit con rinforzo già inserito, bisogna fare come ho fatto io, che ho trovato un artigiano che sa lavorare il carbonio, gli ho fatto realizzare una piccola fasciatura con questo materiale sulla sezione interessata e poi ho proceduto alla foratura e al montaggio degli accessori.

Senza questa precauzione, i rischi di rottura sono molto alti, quindi, è meglio perdere qualche minuto in più per il recupero di una preda importante che non vedere tristemente la sezione saltare.

Perché ho detto che non più di un paio di punte di una canna di buon livello possono essere adattate al montaggio di un sistema stripper? Principalmente perché nella maggioranza dei casi il semplice inserimento di un elastico (pieno o cavo che sia) adeguato al posto di pesca è sufficiente e poi perché il pieno ha ancora la sua importanza.

Ad esempio, io lo preferisco a qualsiasi cavo nei diametri molto sottili per pescare pesci di taglia piccola dove l’incontro con un pescione è molto raro. Raro, ma non impossibile e quando accade, se disponete di un ammortizzatore di ottima qualità a cui avete dato la giusta tensione, magari suderete le proverbiali sette camicie, sicuramente perderete del tempo, ma con pazienza e un po’ di esperienza se ne può aver ragione.

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Mi è accaduto durante le ultime selezioni per la Nazionale Master a Garolda nel Fissero. In mezzo a molte placchette e a qualche carassietto si è presentata una carpa a specchi di circa tre chili. Nel kit c’era un elastico da 1 mm e il finale era uno 0,10.

Dove, invece, il sistema stripper è quasi obbligatorio è sui kit da carpodromo, posto nel quale l’eccezione è rappresentata dall’abboccata di un pesce piccolo.

La possibilità di poter ridurre al minimo i tempi di recupero ha enormi vantaggi non solo ai fini del numero delle catture finali, ma anche per ridurre in modo sostanziale lo stress a carico del pesce che in una struttura come il carpodromo è sempre molto forte considerata la pressione di pesca a cui giornalmente viene sottoposto.

Al termine dell’articolo, mi preme sottolineare un dato importante che non può essere taciuto ed è quello economico. Gli elastici hanno un costo non proprio trascurabile e sono soggetti ad un’usura costante, non solo per le sollecitazioni a cui sono sottoposti da parte dei pesci, ma soprattutto perché hanno due nemici acerrimi: la luce ed il calore.

Se vi siete scottati impugnando la rouba che è stata sotto il sole dell’estate, potete immaginare quale sia la temperatura interna alla quale è sottoposto l’elastico per ore. Bene, uno dei motivi per cui la mia preferenza va agli elastici cavi e proprio perché da questo punto di vista sono molto più resistenti all’azione della temperatura e della luce, dunque hanno una vita molto più lunga di quelli pieni.

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