I Bigattini Morti. Quando Preferli e Come Prepararli

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L'uso dei bigattini morti stecchiti ha preso sempre più campo e, a forza di adoperarli, ne stiamo conoscendo sempre di più i lati positivi che sono davvero tanti.

Una bella mano in questa evoluzione ce l'hanno data le breme, per pescare le quali il bigattino morto si è rilevato davvero determinate in molte occasioni. Però, prima di passare ad illustrare i settori nei quali l'uso dei bigattini morti dà delle possibilità in più, crediamo sia necessario fare un minimo di chiarezza.

Qualche volta accade che nella foga e nell'entusiasmo della descrizione di qualche nuova tecnica si dia l'impressione che quello che si è fatto fino a quel momento non serva più o sia superato.

Niente di tutto questo e non ci sfiora nemmeno la mente il fatto di andare a pescare alla passata con al collo un sacchetto di flaccidi bigattini morti o di presentare ad un cavedanone dagli occhi gialli un moscio cagnotto, privo del soffio della vita, innescato su un bel 23 senza ardiglione. Probabilmente, quel cavedano verrebbe a pancia all'aria per essere morto da ridere. Diciamo semplicemente che ci sono ambiti particolari nei quali certi vantaggi ci sono, eccome.

Dei cultori dell'esca come gli inglesi, che vanno anche a guardare su quale lato si appoggiano le larve di mosca per spostarsi prima di innescarle, è difficile che facciano le cose tanto per farle, se lo fanno c'è sempre una ragione!

Allora, vediamo in quali campi il bigattino morto ci dà dei vantaggi sostanziali.

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Quando usarli

1) Quando il fondo è in forte pendenza ed è liscio il bigattino morto fa miracoli. La larva viva, con il suo movimento sul fondo, finisce per rotolare verso il basso e si rischia di pescare dove i bigattini lanciati pochi minuti prima non ci sono più. I canali con il fondo di cemento sono un esempio classico.

2) Quando il fondo è ricoperto da un manto di limo morbido o da sabbia poco compatta, pasturare con dei bigattini morti rappresenta forse l'unico sistema per far sì che il richiamo si protragga molto a lungo. Basta un semplice esperimento per dimostrarlo: buttate una manciata di bigattini misti fra morti e vivi presso la sponda dove c'è del fango morbidissimo. Dopo pochi minuti, vi accorgerete che sul fango saranno rimaste evidenti solo le larve morte, quelle vive si saranno già infossate nel limo.

3) In molti casi, occorre che le palle di pastura si mantengano integre sul fondo il più a lungo possibile, oppure che abbiano un lento sfaldamento. L'aggiunta di esche vive, però, è in contrasto con questa esigenza e, soprattutto i bigattini hanno un effetto disgregante molto forte. Provate a confezionare una palla di pastura con un bel po' di bigattini vivi e lasciatela nel secchio all'asciutto. Anche se l'avete stretta alla morte, dopo cinque minuti sarebbe inservibile per il lancio in acqua. Aggiungendo i bigattini morti, invece, la palla rimarrà tale e quale l'avete preparata anche dopo un'ora, con l'innegabile vantaggio di poterne aggiungere almeno un 30% in più rispetto alle larve vive.

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4) Ci sono pesci che hanno una certa predilezione per i bigattini morti. La breme è uno di questi e sappiamo quanto sia diventata importante questa specie nel panorama della pesca agonistica italiana. L'impiego frequente dei bigattini morti per la breme, probabilmente, non dipende solo dal gradimento della larva in questo stato, ma da un altro fattore.

La breme è un pesce che si sazia facilmente con i bigattini, quindi bisogna aggiungerne in pastura una quantità molto controllata. Se i pochi bigattini aggiunti sono vivi, è molto probabile che quasi tutti si infossino nel limo assai velocemente e questo richiamo va dunque a pallino. Se i pochi aggiunti, invece, sono morti, l'azione di richiamo si prolunga per un tempo maggiore.

5) I bigattini morti hanno una densità minore rispetto a quelli vivi, ne segue che la discesa in acqua dei primi è notevolmente più lenta rispetto ai secondi. Questa particolarità è una preziosa alleata nella pasturazione durante la pesca a galla o con esca in caduta, con un inconveniente da non trascurare e cioè che la minor densità rende difficile il lancio con la fionda che non può andare oltre i 12-13 metri con una “rosata” molto aperta alla massima distanza.


 

Anche come esca

Il bigattino morto può essere usato anche come esca, soprattutto se era presente in questo stato nella pastura fin dall'inizio. Il valore di questo tipo di esca può avere due risvolti. Il primo è quello che il pesce trova nell'area pasturata degli inneschi identici a quanto ha trovato sul fondo. Va però considerato il fatto che i bigattini morti sono anche notevolmente più morbidi e soffici rispetto ai vivi e quindi può talvolta pagare sacrificare l'effetto visivo di una larva viva e scodinzolante, rispetto alla facilità con cui un pesce può alimentarsi con una morta.

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E' un giochino che può funzionare con i pesci dalla “bocca dolce” come lo sono le breme, ma anche con i carassi che, qualche volta, sono pigri e svogliati e di masticarsi una larva troppo dura non ne hanno voglia.

Come prepararli

I metodi per preparare dei bigattini morti sono vari ed ognuno ha degli aspetti positivi insieme ad altri negativi che cercheremo di sottolineare nella spiegazione che seguirà. In ogni caso, il bigattino che si deve ottenere deve avere la caratteristica principale di essere molto morbido e di conservare il più possibile il colore naturale.

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L'esposizione al sole

Il metodo più semplice per ottenere dei perfetti bigattini morti che diventano morbidissimi e non perdono il loro colore naturale è quello di metterli in una bacinella, in modo che lo spessore di larve sia più di una decina di centimetri, lasciandolo semplicemente al sole.

Succede quello che regolarmente accade in estate alle nostre larve messe sul tavolo del paniere quando siamo a pescare o facciamo una gara senza preoccuparci di proteggerle dal calore del sole: come si dice in gergo, “ribollono” e muoiono.

E' il metodo più “naturale”, ma ha il grosso limite che si può fare solo in estate.

La “bollitura”

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In realtà, non si tratta di sbollentare le nostre larve, perché immergerle in acqua troppo calda porterebbe ad ottenere dei bigattini morti duri, gommosi e di colore molto bianco, diverso da quello naturale. In altre parole, dei bigattini quasi inservibili.

Il metodo migliore per far morire i bigattini in modo che abbiano le caratteristiche che ci interessano è quello di metterli in una bacinella con acqua a temperatura ambiente aggiungendo poi acqua calda molto lentamente e mischiando continuamente fino a che non si vede che i bigattini cominciano a “stirarsi”.

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Questo è il momento critico, perché se aggiungiamo troppa acqua calda, cuociono diventando inservibili, se, invece, ci fermiamo troppo presto, si rischia che, dopo un po' di tempo, si riprendano e ricomincino a muoversi. Grosso modo, la temperatura alla quale sicuramente muoiono, ma non cuociono, è di 55-60°C.

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Dopo la “cottura”, si mettono in una bacinella coperti d'acqua e si mantengono perfettamente per tutta la durata della pescata a patto di tenerli sempre umidi.

Il congelamento

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Anche questo è un metodo semplicissimo che consiste nel mettere i bigattini in un sacchetto di plastica, dal quale va tolta tutta l'aria e, una volta legato, si mette in un congelatore.

Il risultato finale è piuttosto buono, perché i bigattini, dopo lo scongelamento, risultano morbidi e del loro colore naturale, ma hanno la tendenza a diventare scuri in breve tempo, soprattutto durante la stagione calda, quindi, attenzione.

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