La Pesca alla Trota in Lago d'Estate in Profondità a Corto Raggio

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Per estiva si intende l’insieme di tecniche praticate nel periodo più caldo dell’anno, periodo in cui le trote si comportano in maniera differente rispetto al resto dei mesi.

Con i primi caldi, la temperatura dell’acqua negli strati superficiali tende ad aumentare, portandosi a valori non congeniali all’habitat della trota; più ci si allontana dal pelo dell’acqua, più la temperatura è bassa e, conseguentemente, risulta più congeniale per la vita dei pesci.

A questo punto, però, è necessario fare alcune distinzioni in relazione alle dimensioni e alla profondità dei laghi: considerando i laghi medio-piccoli, con profondità comprese tra 6-8 m al massimo, le trote scenderanno in prossimità del fondale.

Nei laghi più grandi, caratterizzati da profondità anche superiori a 15-20 m, i pesci si sposteranno verso il fondo, in cerca di zone d’acqua adeguate alla loro sopravvivenza.

E’ da tenere presente inoltre che tutti i laghi di pesca sportiva sono il risultato di attività di cava svolte in passato per l’estrazione di materiali inerti, molte volte eseguite anche “sotto falda”; il recupero ambientale di tali cave corrisponde di fatto agli usi di pesca sportiva.

La cosa più importante è che essendo “scavi” sotto falda, i laghi sono continuamente alimentati in modo sotterraneo da sorgenti che “pompano” naturalmente nel lago acqua fresca.

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E' dunque evidente che, nella stagione estiva, i pesci si spostano verso il basso cercando fasce d’acqua con temperature più sopportabili ed il nostro compito è quello di raggiungere la profondità in cui stazionano i pesci e mantenere l’esca proprio nella fascia d’acqua preferita dai salmonidi.

In questo caso ci occuperemo della pesca estiva a corto raggio, quella per intenderci che presuppone l’utilizzo di piombi di grammatura variabile tra i 6 e i 12 grammi, comunemente noti con il nome di “razzetti”.

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Per avere successo dobbiamo per prima cosa capire “quanto scendere” per iniziare a catturare. La ricerca della profondità di stazionamento delle trote si effettua gestendo i secondi che trascorrono da quando il piombo tocca la superficie dell’acqua fino all’istante in cui inizieremo il recupero.

Per fare questo è sufficiente un orologio o un cronometro, anche se per tempi relativamente corti è possibile contare mentalmente i secondi.

Nei laghi con i lanci ed i recuperi successivi avranno un riferimento sicuro e preciso sull’altezza d’acqua da sondare con i recuperi. Sui laghi più grandi e profondi, tale accorgimento è di difficile applicazione e spesso inutile ai fini delle catture.

Pescando a distanze medio-corte e in profondità, il razzetto è l’unico piombo che ci permette di scendere velocemente in pesca e di tenere la giusta altezza. Questo perché è praticamente costituito solamente da piombo, senza aggiunta di plastica o balsa.

Questo non vuol dire che anche una bombardina affondante di pari peso non sia indicata per insidiare le trote in profondità.

Tuttavia quest’ultima impiegherà più tempo a scendere alla profondità voluta, ma soprattutto tenderà a salire durante le fasi di recupero, costringendoci ad un recupero più lento.

E non è detto che recuperando più lentamente si percepiscano più mangiate.

La pesca a razzetto avviene in periodi estivi, in cui l’attività e l’aggressività delle trote è massima ed è quindi possibile pescare anche in ricerca, dal momento che la caratteristica di questo piombo è quella di mantenere profondità notevoli anche a discapito delle continue sollecitazioni di canna e di mulinello.

La pesca a razzetto è ormai diventata una “moda” da diversi anni, grazie anche alle numerose manifestazioni agonistiche organizzate nei grandi laghi del nord Italia che hanno mostrato ad agonisti e poi anche ai semplici pescatori i vantaggi e le potenzialità di questo tipo di zavorra.

La scelta su forme e modelli è piuttosto personale visto che non cambia molto in termini di azione di pesca.

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La canna migliore per questo tipo di pesca è caratterizzata da una lunghezza compresa tra i 4 e i 4.20 m, ad azione prettamente di punta.

Con canne troppo paraboliche e morbide si rischia di non far lavorare correttamente il piombo, perché le sollecitazioni impresse vengono smorzate dalla morbidezza della canna.

Il mulinello è sempre importante; oggi ci sono tantissimi modelli in commercio, di qualità e prezzo diversi.

Il mio consiglio è quello di sceglierne uno che abbia un rapporto di recupero pari almeno a circa 5:1, ma che al contempo sia potente e dotato di ampia bobina e che, quindi, per ogni giro di manovella consenta di recuperare discrete quantità di filo.

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Utilizzando ad esempio un razzetto da 10 grammi il finale non dovrebbe mai avere una lunghezza inferiore a 180 cm; questo perché pescando con questo attrezzo, un terminale di questa lunghezza ci consentirà di mantenere l’esca alla giusta profondità.

Un terminale troppo corto segue molto rapidamente gli spostamenti del piombo e, se non si è più che attenti nel gestire la zavorra in fase di recupero, sarà facile uscire dalla fascia dove stazionano i pesci.

Un finale più lungo è invece in grado di lasciare un certo margine di errore: se anche dovessimo inavvertitamente alzare o abbassare leggermente il razzetto dalla zona di cattura, il terminale impiegherebbe qualche istante in più ad abbandonare la zona di pesca.

Nella pesca a razzetto consigliamo sempre l’utilizzo di esche naturali e la camola del miele, innescata singolarmente, è certamente l’esca migliore.

Tuttavia, in alcune occasioni e in presenza di acqua limpida, anche il verme può risultare molto redditizio in quanto offre un’ottima rotazione anche con basse velocità di recupero.

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