Pesca con Roubasienne in Foce. Guida Completa

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E' forse lo spot più complesso a causa delle perturbazioni e dei movimenti di marea che rendono imprevedibile la pesca e variano continuamente le condizioni ambientali, ma con la roubaisienne tutto può essere più facile.

La roubaisienne è di estrema attualità anche in acqua salata, soprattutto per la pesca in foce: le potenzialità di questa canna dalla ferrata ultra rapida, dal controllo della lenza assolutamente preciso, con la possibilità di poter pescare con piombature anche al di sotto del mezzo grammo a distanze notevoli e in presenza di vento, credo che ormai siano note a tutti.

Le beffarde mangiate dei micidiali cefali di foce, canali e laghi costieri sono ormai un ricordo per chi ha fatto della “francese” la sua arma preferita.

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Altre situazioni

La canna ad innesti, dunque, offre vantaggi importanti, se non direttamente in mare, dove l'acqua è mista o salata e le specie da insidiare sono prettamente marine. In questo articolo, vediamo, però una situazione diversa dalla precedente, notevolmente più complicata rispetto a quella già trattata perché entra un nuovo fattore: la corrente.

Canali imponenti, foci di fiumi di grossa portata anche estiva, zone nelle quali l'influenza della marea si fa sentire innescando correnti talvolta sostenute, tutto questo ci fa gioco per insidiare con successo le spigole e tutti gli altri pesci di foce.

Il motivo, più che la possibilità di pescare con lenze leggere, è il controllo assoluto della progressione della lenza, visto che qui si pescherà sempre con acqua in movimento e poiché siamo entrati in argomento, andiamo subito a vedere che tipi di montaggio eseguire, perché, nella maggior parte dei casi, ci troveremo a pescare in acque profonde e questo, come vedremo dopo, può complicare non poco le cose.

Le specie

Nelle grandi foci e, comunque, dove l'influenza dell'acqua dolce si fa sentire, soprattutto durante la fase di marea calante, la varietà di specie ittiche è notevolmente inferiore rispetto a quella delle piccole foci o dei canali costieri permanentemente con acqua salata.

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Mancheranno, ad esempio, tutti quei pesci che non sopportano la bassa salinità. Ben difficilmente, infatti, capiterà di prendere un sarago, una triglia o un'occhiata. In compenso, però, troveremo in grande abbondanza quelle specie che “sentono” l'acqua dolce e ne sono attratti perché hanno a disposizione grandi quantità di cibo a loro gradito.

Alcune specie possono addirittura risalire la foce per chilometri, come la spigola che entra per cacciare pesci e altro (piccoli topi, ad esempio), oppure i muggini o cefali che mangiano di tutto. La loro risalita è lunghissima, pensate che arrivano fino a Mantova attraverso il Po e a Castelfranco in Arno!

L'orata, invece, risale per tratti assai più brevi, avendo esigenze più elevate in fatto di salinità.

Un fatto, comunque è chiaro e cioè che la risalita di specie tipiche di acqua salata nei fiumi, non ha, eccettuata la cheppia che, però, non è una specie interessante per la nostra pesca, scopi riproduttivi, ma solo alimentari.

Il galleggiante

Partiamo da qui, perché la scelta del galleggiante è di fondamentale importanza e va scelto sia in base al tipo di pesca che si vuol fare che alla forza della corrente. Per pescare facendo correre il galleggiante ad una velocità appena inferiore a quella dell'acqua, niente di meglio che una forma a goccia che permette una leggera trattenuta giusto per disporre la piombatura in modo corretto.

A mio avviso, sono da raccomandare i galleggianti a filo interno, con una lunga deriva che li stabilizza meglio ed antenna sottile, cava, ad alta visibilità. Questo vale qualora si peschi di giorno.

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Per la notte, ovviamente, ci vuole un modello da starlight che permetta l'inserimento del modello mini di questa antenna luminosa, più che sufficiente dal momento che con la roubaisienne si pesca sempre a distanze modeste.

Qualora sia necessaria una trattenuta piuttosto forte o, addirittura, un bloccaggio tenace della lenza, cosa che succede quando la corrente diventa davvero importante e l'acqua presenta anche una forte turbolenza, bisogna andare ai modelli piatti, chiamati anche “vele”, che stanno spopolando in acqua dolce perché se ne stanno capendo le potenzialità.

Per una progressione lenta e controllata, meglio i modelli tipo piastra, sottili e con l'antenna in asse con la deriva, per il bloccaggio totale, ci vogliono i modelli con antenna disassata rispetto alla deriva per una migliore visibilità con il galleggiante fortemente inclinato verso monte.

Il cuneo salino

Si ha nei periodi di magra dei fiumi o, comunque, in regime di scarso apporto idrico del fiume in rapporto all'ampiezza della foce, cosa che accade, ad esempio, quando da questa viene ampliata artificialmente o il letto viene sprofondato per esigenze di navigazione o di estrazione d'inerti (sabbia e ghiaia).

L'acqua salata del mare risale, essendo più pesante di quella dolce, sul fondo anche per parecchi chilometri. Ad esempio, nel Po, si calcola che possa arrivare ad oltre 15 Km dalla foce.

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Questo fenomeno, chiamato “cuneo salino” sta assumendo carattere di emergenza quasi ovunque perché l'intrusione di acqua salata verso l'interno finisce per rendere impossibile l'utilizzazione dell'acqua del fiume per l'irrigazione e per usi potabili.

Il maggior responsabile del fenomeno è il sovrasfruttamento delle risorse idriche: arriva meno acqua di un tempo alla foce a causa delle captazioni e delle dighe e il cuneo avanza ogni anno più a monte.

Per quanto ci riguarda come pescatori, il cuneo salino rappresenta un bel problema se l'abbiamo sotto canna. Proviamo ad immaginare che cosa succede. Ammettiamo di avere una profondità di 4 metri con due metri di acqua dolce sopra e il rimanente di acqua salata del cuneo, sotto.

L'acqua dolce si sposterà verso il mare spinta dalla pressione proveniente da monte, quella salata del cuneo sarà, nella migliore delle ipotesi, ferma, oppure si sposterà verso monte se pressata dalla marea montante. Ci troveremo, quindi, con metà lenza che va in una direzione e l'altra metà nella direzione opposta.

E' una delle situazioni tecniche più difficili da affrontare perché bisogna stabilire quale delle due correnti è prevalente per adeguare la piombatura. Un buon sistema per capirlo è quello di osservare l'inclinazione del galleggiante: se la deriva di questo si sposta verso monte, vuol dire che prevale il cuneo, dunque è il caso di abbassare la piombatura per equilibrare il tutto.

Anche per quello che riguarda la pasturazione bisogna avere un occhio di riguardo. Poiché il pesce mangerà sul fondo, bisogna calcolare bene il punto di entrata della pastura o dei bigattini in acqua perché nei primi due metri verranno trascinati vero il mare, per poi risalire non appena entreranno nella corrente salata che va all'opposto. Questo per evitare di pescare in un punto, mentre la pastura o i bigattini sono da un'altra parte.

Questa regola è valida sia pescando con la roubaisienne, che con qualsiasi altro attrezzo.

Le piombature

Principalmente sono tre i modelli di montaggio dei piombi.

Il primo è quello realizzato con la classica corona tutta a pallini con i piombi a stringere verso il galleggiante aumentando la misura del pallino ogni due. La lunghezza di questa piombatura può andare dai 50 ai 70-80 cm ed è in assoluto la migliore per le spigole perché l'esca, di solito il bigattino, si presenta in modo assolutamente naturale.

Ha, però, notevoli limitazioni d'uso, perché va bene solo dove esiste una corrente in una sola direzione, che sia verso monte in caso di marea montante o verso valle poco importa, ma la massa d'acqua deve avere per tutto il suo spessore la stessa direzione.

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Se il cuneo salino divide lo spessore d'acqua in due parti a velocità diversa o, addirittura, di direzione contraria, occorre una piombatura dotata di bulk con tre o quattro pallini equidistanti sotto e ci vuole un po' di pazienza alzando o abbassando il bulk fino a che non si è trovato l'assetto giusto che sarà quello dal momento in cui il galleggiante non sarà troppo inclinato in un verso o nell'altro, ma starà quasi verticale.

Anche una lenza con sei o sette pallini equidistanti sotto e una torpille o una sfera da spostare su è giù al bisogno va benissimo, pur essendo notevolmente più “dura” di quella con il bulk.

Questo è il classico montaggio da orate e cefali che permette una passata piuttosto controllata e un'esca meno “ballerina” della precedente. Quando il galleggiante piatto o a vela è l'unica soluzione praticabile, bisogna realizzare una delle piombature sopra descritte qualora si impieghi una piastra o una vela da passata, ma se si deve bloccare, non c'è niente di meglio che una lenza fatta con tre o quattro pallini equidistanti e distribuiti in non più di una trentina di centimetri con sopra una sfera di piombo a tarare il galleggiante.

Tentando le orate si pescherà con la sfera appena sollevata dal fondo appoggiando il finale e i pallini a terra, per gli altri pesci, conviene misurare il fondo applicando una sonda a pinza al primo o al secondo pallino.

Attenzione alla marea

Fiumi a forte portata e grossi canali che sfociano in mare hanno la caratteristica di risentire in modo notevole gli effetti della marea.

Ad esempio, nel Canal Bianco, possono esserci escursioni di marea anche di 80-90 cm. Questo rende necessario un controllo assiduo della profondità da effettuarsi ogni 15-20 minuti, oppure l'uso di un'asta graduata da piantare in acqua presso la sponda mediante la quale seguire costantemente l'evolversi della situazione in ascesa o discesa.

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Anche a feeder

C'è un sistema di pesca che, abbinato all'uso della roubaisienne, talvolta dà risultati eccezionali. E' un sistema un po' particolare, ma, soprattutto quando la corrente è davvero forte, può risolvere la giornata (o la nottata).

Il montaggio è elementare: sulla madre lenza si monta un feeder applicandolo con i noti sistemi che regolano questa pesca. Personalmente, preferisco il supercollaudato montaggio multiloop mettendo il feeder al moschettone della girella inserita nell'asola: un cage feeder se pesco a pastura, oppure un classico blockend se uso i bigattini.

Chiaramente il primo montaggio è più volto alla cattura di cefali e orate, il secondo, invece, funziona in modo eccellente con le spigole. Il segnalatore di abboccata è costituito da una grossa antenna fluo, sostituibile con una starlight per la pesca notturna, fermata sul filo mediante due anelli in silicone e che deve stare a pelo d'acqua quando il sistema è in tensione con il feeder ben saldo sul fondo.

La mangiata, di solito, è abbastanza netta e le vibrazioni dell'antenna ben visibili. Solo con i cefali le difficoltà nella ferrata sono maggiori, ma con questo pesce non è certo una novità.

La pasturazione

Il bigattino la fa ancora da padrone ed orate e spigole, per essere attirate sotto la canna, necessitano di palline di larve ben incollate e, soprattutto, ben appesantite con la ghiaia, soprattutto dove la corrente è molto forte.

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La fionda va usata con molta attenzione e, a mio avviso, solo negli intervalli di marea, quando, per poco tempo, l'acqua tende a rallentare o a fermarsi.

In ogni caso, il fenomeno delle due direzioni diverse di corrente, con la pasturazione a fionda può creare molti problemi, invece una palla di bigatti ben appesantita va sempre dritta sul fondo.

Se cerchiamo dei cefali, occorre una pastura chiara, ma, soprattutto molto pesante e a disgregazione lenta.

Quella al formaggio, la stessa che si usa pescando dai moli o dalle scogliere profonde, va benissimo.

Pesci “strani”

In questi posti, per certi versi molto particolari, bisogna aspettarsi di tutto, come, ad esempio, di prendere una carpa o un cavedano a poche centinaia di metri dalla foce.

Succede non spessissimo, ma succede, perché quando siamo in regime di marea discendente e l'acqua dolce prende il sopravvento su quella salata, le specie dulcacquicole seguono il flusso e ne approfittano, magari per fare una scorpacciata di cibo non proprio per loro usuale. Un gradevole diversivo che movimenta un po' la nostra pescata.

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