Tecnica e Pesci della Pesca da Riva in Acque Salmastre

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Questo è il periodo giusto per il pescatore di estrazione dolciacquicola ma amante della pesca nel salmastro per cimentarsi con prede di estrazione eurialina che si spingono all'interno del corso d'acqua dolce.

Ora non si scherza, spigole, orate, cefali e mormore sono le prede su cui dobbiamo concentrare le attenzioni.

Loro sono lì con la solita malizia che le contraddistingue. Nel tempo la permanenza nel fiume ha fatto acquistare loro quella giusta furbizia per fuggire al minimo rumore, per rifiutare un’esca mal presentata, per cibarsi ad orari ben precisi della giornata e per starsene per il resto del giorno ad oziare in mezzo agli ostacoli che il corso d’acqua dolce offre.

Sono diventati pesci selettivi, e come tali vanno affrontati facendo sfoggio del nostro senso dell’acqua e del pesce e pescarli con le giuste malizie e accortezze. Una pesca difficile, quindi non per tutti, ma per questo affascinante e piena di soddisfazioni.

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Per avere un pesce di quelli sopra citati “in canna”, con terminali talvolta capillari, entra in scena, oltre che il fattore “C”, anche l’abilità del pescatore a destreggiare in modo impeccabile l’attrezzatura ed avere ragione sul pinnuto. In questo scorcio di stagione approfittiamo quindi per andare qualche ora in riva a questi corsi d’acqua a caccia di pesci pregiati che si faranno onore anche a tavola.

Gli spot

Tutti i corsi d'acqua dolce che si riversano in mare diventano molto interessanti nel periodo estivo, quello più siccitoso, dove la presenza del cuneo salino si fa sentire anche a diversi chilometri dal mare. In questi spot dobbiamo concentrare l'attenzione preoccupandoci di seguire bene l'andamento della marea e delle condizioni meteo marine.

Quest'ultime dovranno essere stabili, in modo da non modificare e viziare l'andamento delle correnti stesse. Se andiamo con una bassa pressione molto accentuata ed un mare particolarmente formato, possiamo riscontrare correnti discontinue, magari anche molto forti, a tratti, che ci renderanno la pesca ancora più difficile.

Salvo il fatto, poi, in tale frangente vedere pochissime abboccate, ma di pesci importanti. Gli appunti di viaggio, però, indicano come giornate particolarmente fruttuose quelle stabili o con leggere velature e bassa pressione in arrivo, ed assenza di mare troppo mosso.

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La marea

Anche se siamo lontani dalla foce, vedremo lo stesso l’influenza dei movimenti di marea con il conseguente innalzamento repentino del livello dell’acqua. Attenzione, quindi, perché ogni volta che questo accade se non avremo il fondo giusto saremo fuori pesca e, quindi, non vedremo nemmeno un’abboccata.

Si consiglia la massima attenzione. Un valido trucco è quello di piantare vicino a noi un paletto con dei segnalatori ricavati semplicemente avvolgendo del nastro isolante sul paletto o degli elastici colorati per visualizzare quanto e con quali tempistiche si innalza il livello.

Accessori

Gli stessi di sempre, di quando andate a pescare alla passata. Attrezzatura ridotta al minimo, una confezione assortita di piombi, alcuni rocchetti di filo per finali di diametro sottile, alcuni galleggianti di diversa grammatura ed il gioco è quasi fatto. Il tutto si consiglia di riporlo in un gilet da pesca in modo da avere sempre il materiale a portata di mano.

Canna e mulinello

Come abbiamo più volte ripetuto nelle righe precedenti, si tratta di una pesca per palati fini, quindi anche l’attrezzatura dovrà essere all’altezza della situazione. Una bolognese di sei sette metri, scelta in base alle esigenze imposte dal luogo di pesca, ad azione light, corredata con un mulinello di piccole dimensioni, 2500/3000, caricato con dello 0,14 è quello che ci vuole per pescare senza problemi.

Altri accessori indispensabili

Stivali a coscia o un paio di waders se si pesca in acqua, una nassa di almeno cinque anelli per mantenere in vita il pesce ed un corto guadino con tracolla sono gli accessori che non devono mai mancare per questa disciplina.

Importanti accortezze

Quando si pesca con le gambe in acqua bisogna muoversi il meno possibile, l’ideale sarebbe entrare in modo molto lento e con movimenti circospetti, ad inizio pescata e, se possibile, uscire solo al termine della sessione di pesca.

Siamo di fronte ad ambienti dove i pesci non sono abituati al rumore, quindi sono molto sospettosi. Ripeteremo all’inverosimile la parola sospettosi, per farvi capire a cosa andate incontro.

Strani movimenti

Questi ambienti non avranno mai una corrente omogenea che scorre solo in un verso, ma dati i continui movimenti di marea montante e calante, assisteremo a frequenti sbalzi d’acqua che talvolta metteranno a dura prova anche il più abile dei pescatori.

Come e quando pasturare

Quando si pesca in passata, dobbiamo per forza riuscire a pasturare bene la zona di pesca, altrimenti tutti i tentativi di catturare un pesce saranno vani. Come abbiamo accennato, ci troviamo in un ambiente particolare dove il flusso della corrente varia, secondo i movimenti di marea, in poche parole è il mare che comanda e non il fiume. Pasturare quindi nei momenti sbagliati vuol dire gettare via esche e tempo prezioso.

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Dobbiamo aspettare che l’acqua rallenti, si fermi o scorra in modo regolare, soltanto in questo momento potremo pasturare con profitto la zona di pesca. Poche manciate di larve, ma con continui lanci di queste è la pasturazione più giusta per invogliare e non saziare i pesci presenti in loco.

Misurare la profondità

Altra operazione molto importante quanto indispensabile è quella della misurazione della profondità dello spot. Dati tutti gli “inconvenienti” creati dalla marea, avremo degli innalzamenti e abbassamenti repentini dell’acqua e del fondale.

A tal proposito, il consiglio è quello di iniziare a pescare misurando il fondo e segnare sulla canna, anche semplicemente con un segmento di nastro isolante, un segno in corrispondenza dell’estremità dell’asta del galleggiante, una volta che l’acqua si ferma ed aumenta a causa della marea, ripetere l’operazione.

Dato che i pesci di solito entrano in attività in questo preciso momento, dovremo tenere come profondità campione quella misurata in marea e fare un altro segno sulla canna in corrispondenza dell’asta del segnalatore. Soltanto con questo stratagemma avremo sempre il fondo perfettamente regolato per far fronte agli sbalzi d’acqua.

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Alti e bassi

Dato che sia la forza della corrente che l’altezza dell’acqua variano per i motivi ampiamente spiegati sopra, dovremo disporre di due canne montate con galleggianti di diversa grammatura. Una più pesante e l’altra più leggera per quando l’acqua si ferma ed i pesci diventano ancora più selettivi sulle esche. Di seguito troverete due lenze consigliate per questo scopo.

Lenza per acque correnti

Nel momento in cui la marea spinge e ci troviamo di fronte un certo flusso di corrente si consiglia l’utilizzo di una lenza pesante quanto basta per fare una passata naturale. Si inizia la scalatura di pallini partendo dal n. 10 per crescere con la misura fino a tarare perfettamente il galleggiante. In questo modo avremo una lenza molto morbida nella parte del finale di circa 80 cm con amo del n. 18/20.

Lenza per acque ferme

Diventa imperativo, in questo caso, l’uso di una lenza molto leggera con una piombatura altrettanto morbida. L’utilizzo di un piccolo galleggiante è d’obbligo e questo deve essere tarato perfettamente dai pallini sferici di piccola dimensione posizionati equidistanti tra loro. Il finale dello 0,08 di 100 cm con amo del n.22 completerà il tutto.

Curare l’innesco

Un ultimo consiglio va alla cura da adottare sempre quando si innescano i bigattini. Gli inneschi migliori sono quello a coppia e il singolo. Massima attenzione va rivolta alla vitalità delle larve che deve essere sempre ottima, pena forti rifiuti da parte dei pinnuti. Cambiate l’innesco ogni qual volta subisca delle lacerazioni, o perda di vitalità. Lo ripetiamo per l’ultima volta: “Siamo di fronte a pesci che hanno già visto, sentito e provato di tutto!”

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Occhio alla doppia corrente

Spesso, in foce ci troviamo di fronte al fenomeno della doppia corrente. Ciò avviene quando l'acqua salata del mare, si insinua nella foce e tende a risalire. Poiché l'acqua salata è più pesante dell'acqua dolce, la prima tende a stare sul fondo, la seconda a scivolare sopra.

Ci accorgeremo di questo fenomeno osservando il galleggiante la cui deriva sarà orientata vero la sorgente mentre l'antenna si piegherà verso la foce.

Non che il fenomeno sia particolarmente dannoso per la pesca, ma è comunque fastidioso e bisogna fare attenzione a pasturare se si usano i bigattini sfusi, perché dopo una breve discesa in acqua dolce verso il mare, quando entrano nella corrente salata che risale il fiume prendono la direzione contraria a prima.

Quindi, per non pescare fuori pastura è opportuno calcolare la forza della corrente superficiale e di quella profonda perché il nostro amo sia sempre nel punto ideale.

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