Questa tecnica ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel mondo della pesca al colpo perché ha dimostrato che pescare con una lenza leggerissima o, addirittura, senza alcun piombo in lenza, a distanze incredibili dalla riva di pesca, era possibile.
Quasi tutte le tecniche hanno le loro radici in particolari Paesi e di questi riassumono le caratteristiche dei loro corsi d'acqua e dell'ambiente nel quale sono nate.
Prendiamo, ad esempio, la roubaisienne: la ridottissima distanza tra il galleggiante e la punta della canna ci dicono che è nata dove il vento non permette di tenere la lenza libera fuori dall'acqua.
Ma una domanda sorge spontanea: e se i pesci se ne stanno lontani da riva e non si riescono a raggiungere anche con la roubaisienne più lunga? Probabilmente è quanto deve succedere abitualmente in Inghilterra se gli inglesi hanno inventato un sistema di pesca tanto efficace che ha conquistato in poco tempo un vastissimo pubblico in tutta l'Europa.
Waggler Fishing, lo chiamarono gli inglesi agli inizi degli anni '60 quando questo sistema di pesca vide la luce per la prima volta. Pesca all'inglese, lo ha chiamato tutta l'Europa, in onore degli inventori della tecnica. Sarebbe meglio dire l'inventore, perché questo rivoluzionario metodo di pesca fu inventato da Billy Lane ed è curioso notare che in certe regioni italiane il classico galleggiante all'inglese viene chiamato ancora “Billy”.
Le caratteristiche della pesca all'inglese
Il motivo per cui la pesca all'inglese ha conosciuto un successo tanto rapido, va ricercato nella sua sostanziale semplicità e nella possibilità di poter pescare con lenze estremamente leggere (addirittura senza piombo in lenza) a distanze impensabili prima del suo avvento.
A dire il vero, più che di semplicità ci sarebbe da parlare di essenzialità, anche se, come sempre, è stata inevitabile una certa differenziazione delle tecniche dovuta all'adattamento a situazioni tipicamente italiane. Tanto per fare un esempio, la pesca a grandissime distanze, da 60 a 70 metri, che per anni si è fatta ad Ostellato utilizzando dei galleggianti anche da 40 grammi, è una tecnica del tutto sconosciuta in Inghilterra e, per una volta, sono stati campioni inglesi quelli che hanno imparato qualcosa da noi Italiani quando sono venuti nel campo di gara ferrarese in occasione di alcune gare internazionali.
Le canne per la pesca all'inglese: guida all'acquisto
Le originali canne inglesi degli anni '70 erano lunghe poco più di 3,60 metri, ma in Italia già le prime inglesi erano di 3,90 metri e nel giro di pochi anni si è passati dalla 4,20, alla 4,50 e poi alle specialissime 4,80.
Come per tutte le attrezzature da pesca, il mercato offre una gamma enorme di attrezzi idonei alla pratica della tecnica anglosassone e per scegliere quello adatto ai propri bisogni si deve fare un'analisi dei posti di pesca abitualmente frequentati.
Comunque, anche se non si è centrato perfettamente l'obiettivo e si rileva che la canna acquistata non è proprio quella che si desiderava, non è che si sia fatto un disastro, perché l'investimento, in questi casi, è abbastanza modesto: non è nell'ordine delle centinaia, o migliaia, di Euro che si devono impegnare con attrezzi assai costosi come, ad esempio, le roubaisienne.
Il primo consiglio che si deve dare prima dell'acquisto di una canna inglese è quello di far ricadere la scelta su un attrezzo classico in tre sezioni. Esistono, questo è vero, anche le canne inglesi telescopiche, ma la loro azione è decisamente inferiore alle tre pezzi.
Per quanto riguarda la lunghezza, quella di 4,50m è ideale per più motivi. Prima di tutto perché permette di pescare con il galleggiante fisso anche in caso di profondità notevoli, poi perché oggi, con i materiali da costruzione moderni, una 4,50 pesa poco più di una vecchia 3,90, ma di quest'ultima ha ambiti di utilizzo molto maggiori.
Quale potenza? Quasi tutte le canne inglesi portano serigrafato sul fusto un dato che per qualcuno può risultare misterioso. Ai più attenti, non sarà sfuggita, infatti la scritta “Casting Weight” seguita da due numeri, ad esempio, 10-20. Quella scritta e quei numeri, non sono altro che l'indicazione della potenza della canna, cioè danno l'esatta misura, in grammi, il peso minimo ed il peso massimo per un lancio perfetto.
Con un galleggiante di peso inferiore rispetto al valore minimo, la canna risulterà troppo potente e non si caricherà sufficientemente per il lancio, al contrario, con un galleggiante di portata superiore a quella indicata dal numero maggiore, la canna non avrà la forza di spingerlo a sufficienza, la sentiremo “morirci” in mano ed il lancio sarà insufficiente.
Ai tempi del sopra citato campo di gara di Ostellato, nel quale si pescava esclusivamente all'inglese, si era arrivati ad usare delle canne di potenza devastante, capaci di sparare a 80 metri dei galleggianti enormi, ma oggi che tutto è cambiato, queste canne non hanno davvero più alcun senso.
Una tipica canna per la pesca all'inglese adatta a tutti è una tre pezzi con una potenza massima intorno ai 20 grammi, sufficiente per la quasi totalità dei posti.
Gli anelli
La canna per la pesca all'inglese ha come caratteristica quella di avere una serie di anelli piuttosto “corposa”. Il loro numero varia da 15 a 18 passando dalla 3,90, alla 4,80. A cosa servono tanti anelli così ravvicinati? Innanzi tutto a non permettere al filo di avere attriti con la canna durante il lancio, cosa che permette di ottenere lanci più lunghi, poi, a costringere il filo a formare una parabola quasi perfetta al momento del recupero della preda, quando la canna si incurva sotto il suo peso e la sua forza.
Nella totalità delle canne di oggi, gli anelli sono tutti con l'interno in pietra dura e a ponte singolo, cioè fissati sul grezzo mediante una sola legatura. Solo il primo grosso anello presso il mulinello deve avere il doppio ponte e due legature. Se anche quelli sul pezzo intermedio o, peggio ancora, quelli sul vettino avessero due legature, si avrebbe un appesantimento eccessivo e la canna sarebbe completamente snaturata.
Il top in fatto di anelli è rappresentato da quelli in SiC, cioè in carburo di silicio, un materiale durissimo e con proprietà eccellenti come l'ottima scorrevolezza, ma il loro costo è molto elevato e questi anelli sono, di solito, riservati agli attrezzi di altissimo prestigio.
Tuttavia, oggi esistono materiali alternativi al SiC che hanno caratteristiche tecniche molto elevate e non fanno certo rimpiangere il costoso composto. Va comunque detto che una canna equipaggiata con anelli Fuji, che sono il massimo della tecnologia del settore, sono sicuramente, oltre che una garanzia, anche motivo di prestigio.
Occhio all'apicale!
L'ultimo anello (o il primo, dipende da dove si parte) che si trova all'estremità del vettino, per questo detto anche apicale, è quello più importante. Almeno lo è nelle fasi di recupero del filo, che si sia effettuata una cattura oppure no.
Quando si recupera il filo, chi lo accoglie per primo è proprio l'apicale ed è proprio con questo che si realizzano gli attriti maggiori, dovuti all'angolo che il filo forma con la canna. Se l'interno di questo anello non è perfetto, cioè se vi sono abrasioni o scheggiature (attenti agli urti!), il filo subisce un danno irreversibile e in poco tempo sarà da buttare. Dunque, se c'è un anello che deve essere di prima qualità, questo deve essere l'apicale.
L'impugnatura
La canna all'inglese si tiene impugnata costantemente in mano, eccettuati i momenti in cui si effettua la pasturazione. Per questo motivo, l'impugnatura deve essere la più confortevole possibile e non c'è niente di meglio di un materiale naturale come il sughero che assicura una presa salda e una sensazione gradevole al tatto.
Il portamulinello
In una canna tanto particolare, anche il portamulinello non poteva non essere tale. Anche questo è un particolare che deve essere attentamente valutato al momento dell'acquisto.
I vecchi anelli di bloccaggio sono stati sostituiti da molto più pratiche placche portamiulinello. Una buona canna deve avere il portamulinello a vite e deve bloccare in modo molto saldo il piede del mulinello, ma, ancora più importante è la sua posizione che deve essere sempre nel quarto superiore dell'impugnatura. Ciò per agevolare l'azione di lancio.
I mulinelli per la pesca all'inglese: guida all'acquisto
In una pesca tanto particolare, anche il mulinello deve avere caratteristiche un po' diverse dai consueti modelli che si utilizzano per altre tecniche. Intendiamoci, un normale mulinello da bolognese può essere adattato anche alla pesca all'inglese, ma meglio se si tiene conto di un certo numero di particolari che hanno la loro importanza.
Prima di tutto, la bobina. Se si vuole privilegiare la velocità di recupero, bisogna che la bobina abbia un diametro che sia il più elevato possibile, perché una grande bobina, ad ogni giro dell'archetto immagazzina molto filo.
Se, invece, si vuole privilegiare il lancio, non c'è niente di meglio di un modello a bobina conica che con la sua particolare imbobinatura annulla quasi del tutto gli attriti e quindi facilita la fuoriuscita del filo.
C'è poi la questione della velocità di recupero e qui, davvero, bisogna pensare bene ai nostri luoghi preferiti di pesca: se si pesca a grandi distanze, per non perdere troppo tempo in lunghi recuperi, occorre un modello che abbia un rapporto di recupero di almeno 6:1, cioè che faccia sei giri d'archetto per ogni giro di manovella. Può sembrare un rapporto altissimo, ma in commercio ci sono mulinelli che superano questo valore fino ad arrivare a 7:1, recuperando quasi un metro di filo per ogni giro di manovella! Se, invece la vostra attività si svolge entro brevi distanze da riva, diciamo, entro i 25-30m, un mulinello con un rapporto di recupero di 5:1 sarà più che sufficiente ed agevolerà l'azione di pesca perché risulterà più fluida e meno faticosa per la mano.
Il filo: ci vuole quello giusto
Uno dei capisaldi tecnici della pesca all'inglese è quello che prevede l'affondamento del filo sotto il pelo dell'acqua non appena si è lanciata la lenza. Tale accorgimento si fa principalmente per evitare che il filo, semplicemente appoggiato alla superficie dell'acqua come in altre tecniche (tipo la bolognese), venga disturbato dal vento e provochi il dragaggio della lenza.
I normali fili da pesca hanno una superficie idrorepellente che provoca il loro galleggiamento o, meglio, l'impossibilità di rompere la tensione superficiale dell'acqua. Per questo motivo, sono stati studiati particolari monofili trattati in superficie in modo da superare l'inconveniente del galleggiamento e, in effetti, i migliori prodotti presentano questa caratteristica fondamentale per la tecnica inglese.
Oltre a questo, il filo destinato alla pesca all'inglese ha un'elasticità inferiore a quella dei fili normali, proprio perché si pesca a distanze notevoli ed un filo molto lungo è anche molto elastico e può ammortizzare eccessivamente l'effetto della ferrata.
Il trucco: se non affonda, sgrassalo!
Anche il filo più affondante, quando è nuovo, può avere qualche difficoltà a vincere la tensione superficiale dell'acqua. Per questo vi sveliamo un piccolo trucco per avere un filo efficientissimo fino dal primo lancio.
Consiste nel tenere immersa per una qualche ora la bobina di filo in acqua a cui sia stato aggiunto un normale detersivo per piatti. Dopo questo trattamento si riempie la bobina del mulinello, ma ricordate sempre che lancio dopo lancio, il filo tende a galleggiare nuovamente perché sopra vi si accumulano molte impurità che raccoglie in acqua.
Per avere un filo sempre perfetto, occorre avere a disposizione un semplice spruzzatore riempito di acqua e detersivo, bagno schiuma o shampoo e spruzzare il composto sulla bobina del mulinello ogni volta che si ha qualche difficoltà a far affondare il filo.