Galleggianti da Pesca. Pesca al Colpo col Tesse

Galleggiante Tesse 1

Infiniti sono i presenti oggi sul mercato, ma oggi conosceremo un galleggiante senza tempo, croce e delizia di tutti i pescatori, dall’agonista al bambino che fa i suoi primi passi nel mondo della pesca. Sconcertante nella sua semplicità, forse anche per questo tanto amato da chi ne sa capire le potenzialità.

Sapete chi è Robert Tesse? Forse lo ricorderanno i più anzianotti come me, per i giovani, è più probabile che pensino sia il nome di un tipo di galleggiante per la . Beh, spero che qualcuno di questi si sia chiesto perché si chiama così ed abbia fatto una piccola ricerca.

A chi non l’ha fatta, dirò che il francese Robert Tesse è stato uno dei più grandi agonisti degli anni ’60. Ha vinto per tre volte il titolo mondiale individuale, una volta è arrivato secondo e per quattro volte è salito sul gradino più basso del podio.

Al suo invidiabile palmares individuale bisogna aggiungere anche sei ori mondiali per nazione, quattro argenti e cinque bronzi. Scusate se è poco.

Il nome del grande Tesse, però, è legato ad un tipo di galleggiante che, francamente, non so se ha inventato lui o se lo ha semplicemente perfezionato, ma di sicuro ha avuto una diffusione incredibilmente vasta nel nostro Paese e non solo e tuttora è prodotto in varie decine di misure e di rapporti dimensionali diversi. Non c’è azienda del mondo della pesca sportiva che non abbia questo modello in catalogo.

Galleggiante Tesse 7

Com’è fatto

Probabilmente si tratta della forma più semplice, direi quasi elementare, nel campo dei galleggianti da pesca.

Il corpo in legno di balsa è un cilindro sottile e allungato che diventa un cono nella parte terminale nella quale viene inserita una corta deriva in metallo. In alcuni modelli, questa corta deriva è oggi in carbonio, materiale del tutto sconosciuto ai tempi di Tesse.

Nella parte superiore il galleggiante termina tronco, con una piccola “piazzola” al centro della quale viene inserita l’antenna, in plastica o in fibra di vetro.

Completa il galleggiante un anellino per il passaggio del filo posto sotto l’estremità superiore ad una distanza che può andare da pochi millimetri a circa un centimetro.

Questa distanza non è casuale, siamo abituati a considerare un vantaggio tecnico la vicinanza dell’anellino al punto di inserzione dell’antenna, tanto che si è arrivati a eliminarlo del tutto con la nascita dei modelli a filo interno, ma nel caso del Tesse l’applicazione bassa dell’anello per il filo ha una sua funzione precisa perché agevola il controllo, ma, soprattutto, determina una visione della mangiata in spiombata che ha dell’incredibile.

Galleggiante Tesse 3

Che si peschi in corrente a lenza scorrente alla stessa velocità dell’acqua, dunque, senza effettuare la trattenuta, oppure in acqua ferma, se il pesce solleva l’ultimo pallino o prende l’esca quando ancora questo non è sceso oltre la parte principale della piombatura l’estremità superiore rimane fuori dall’acqua con una spiombata da manuale.

Per questo suo comportamento il Tesse è stato il protagonista assoluto della pesca all’alborella e all’avola nei tempi andati in cui nel Mincio a Peschiera dominava questa specie.

Praticamente funzionava e funziona tuttora, dove ancora si pesca l'alborella, in questo modo: all’arrivo della lenza in acqua la piombatura inizia la sua discesa e il galleggiante, grazie alla sua forma filiforme la segue perfettamente.

Galleggiante Tesse 2

Se l’alborella o un altro pesce aggredisce l’esca in calata fermando la discesa della piombatura si possono avere tre situazioni: il galleggiante si ferma e rimane piatto, dunque il pesce ha preso l’esca appena sotto la superficie, stenta ad entrare in pesca inclinandosi a destra o a sinistra indicando la direzione presa dal pesce che ha l’amo in bocca, oppure rimane leggermente spiombato, cosa che indica che l’esca è stata presa subito prima della distensione della lenza.

In tutti questi casi si deve ferrare e il vantaggio risiede proprio nel fatto che si effettua la ferrata, con enormi vantaggi quando la pesca è veloce, prima che il pesce espella l’esca.

In acqua ferma

Il Tesse, ovviamente, ha i suoi lati negativi. Come ho già accennato prima, non provate ad usarlo dove c’è acqua corrente ed è necessario pescare in trattenuta.

Beh, se lo tarate a dovere, ma di questo parleremo dopo, avrete un galleggiante stabile e capace di farvi leggere le mangiate più delicate, che si tratti di quelle in starata, oppure di quelle classiche, in affondata e, trattandosi di un galleggiante con anellino per il passaggio del filo, nessuna paura che si danneggi in caso di lotta con una grosso pesce, come accade con i modelli più o meno panciuti.

Nel caso del Tesse, il filo rimane sempre in perfetto asse senza descrivere curve più o meno accentuate che possono determinare il distacco dell’anellino o il taglio del corpo in balsa ad opera del filo.

Certo, per la sua sensibilità nell’evidenziare le timide mangiate dei carassi o di altre specie che mangiano con circospezione, definirei il Tesse un galleggiante che esprime le sue migliori doti, per la pesca in acqua ferma al pesce di taglia, nei mesi che vanno dal tardo autunno alla primavera, ma in certi canali nei quali i pesci, anche in estate, vanno quasi imboccati con il cucchiaio di argento, questo modello va sempre tenuto presente.

Galleggiante Tesse 4

Come tararlo

Qualcuno lo definisce un difetto, ma, a mio avviso, è uno dei maggiori pregi del Tesse. Mi riferisco alla difficoltà, nemmeno poi così alta, di tarare perfettamente questo galleggiante.

Il fatto di avere la famosa testa tronca, quella che abbiamo definito “piazzola”, implica che per il Tesse si debba fare una taratura fine con piombi piccolissimi.

Il fatto è che se lasciate il galleggiante tarato in modo che la “piazzola” stia a pelo d’acqua, avrete un galleggiante al quale viene depressa la sua maggior dote: la sensibilità, soprattutto in starata.

Per ottenerla, dovete fare in modo che la piazzola stia immediatamente sotto il pelo dell’acqua e sporga solo l’antenna, meglio se i tre quarti superiori di questa.

Galleggiante Tesse 5

Non è facilissimo giungere a questa situazione e per farlo occorre che la taratura grossolana venga fatta con piombi normalissimi e della misura adeguata fino a che non si giunge al punto che la “piazzola” è appena fuori dall’acqua.

Da questo momento bisogna giungere alla taratura fine con pallini piccolissimi, anche del 13, aggiungendoli uno dopo l’altro fino a che l’antenna non si trova nella posizione che ho detto prima.

Per capire se si è tarato bene, si immerge la lenza in acqua e si dà un colpetto verso il basso all’antenna che sporge dalla superficie. Il galleggiante affonderà per qualche centimetro e, se riemerge velocemente, significa che manca ancora del piombo, se rimane sott’acqua, ovviamente, che ne abbiamo messo troppo.

La perfezione si avrà se la riemersione sarà lenta e, al termine, solo i famosi tre quarti di antenna sporgeranno dal pelo dell’acqua.

Perché ho detto che la miglior dote è quella della sensibilità in starata? Semplicemente perché, se vedrete apparire la “piazzola” a pelo d’acqua, vuol dire che un pesce ha preso l’esca in bocca e l’ha sollevata e pochi galleggianti hanno questo tipo di azione come il Tesse.

Di Tesse ce n’è uno solo

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Di galleggianti allungati e con caratteristiche simili a quelle che abbiamo descritto sopra ce ne sono moltissimi, ma solo uno può essere definito come “modello Tesse” e sono solo quelli, più o meno lunghi, più o meno grossi, ma che hanno la testa tronca.

Quelli che hanno la rastrematura in testa, dei colletti più meno lunghi, oppure si chiudono all’estremità superiore con una forma arrotondata chiusa, sono ottimi modelli, ma non possono essere definiti “Tesse” perché il loro comportamento non ha niente a che vedere con quello che porta il nome del grande pescatore francese.

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