Dove il torrente si unisce ad altri corsi d'acqua, il pendio si fa dolce e le colline prendono il posto delle montagne nasce il fiume. Il fiume è caratterizzato, dunque, da portate d'acqua piuttosto notevoli ed ha un letto che può variare da alcune decine di metri di larghezza fino a centinaia di metri, come nel caso del maggior fiume italiano, il Po.
Quando il corso d'acqua arriva in pianura, la corrente diminuisce e le cascate spumose del torrente sono solo un ricordo, la temperatura dell'acqua aumenta e si trasforma completamente anche la vita che c'è in esso. Cambiano le specie di pesci, cambia la vegetazione acquatica ed anche quella delle rive.
Soprattutto, cambia completamente l'aspetto del corso d'acqua e possiamo osservare delle strutture che, in parte sono naturali come i ghiareti, le sabbiaie e le lanche, in parte sono state costruite dall'uomo, sia per sfruttare la forza dell'acqua trasformandola in energia elettrica, cioè le dighe, sia per impedire l'incessante opera di erosione delle sponde da parte del fiume, cioè quelle che si chiamano prismate.
Vediamo nei dettagli ciascuna di esse.
Ghiareti
Il ghiareto non è altro che una grande distesa di ciottoli e ghiaia ammucchiata dall'acqua del fiume.
Lo troviamo, di solito, dove il fiume lascia la montagna e comincia ad inoltrarsi nella pianura. Qui la velocità della corrente diminuisce e non ha più la forza di trascinare ghiaia e piccoli ciottoli e li deposita formando, appunto, un ghiareto che è una struttura del fiume che si pone fra una buca con acqua profonda e un'altra.
Parte del ghiareto è all'asciutto e viene invaso dall'acqua solo quando il livello dell'acqua s'innalza a causa delle piogge, parte, invece, rimane sempre sommerso da pochi centimetri d'acqua.
Anche se questa parte del fiume può sembrare senza alcuna forma di vita, se si osserva attentamente, si vedranno, tra i sassolini, tantissimi crostacei e molte larve di insetti acquatici di cui si cibano i pesci, soprattutto durante la notte.
E un'altra funzione importantissima dei pesci, cioè quella della riproduzione, si svolge, in primavera, proprio nell'acqua bassa del ghiareto.
Sabbiaie
Sono ammassi di sabbia che possono raggiungere anche le centinaia di metri di lunghezza che si formano quando il fiume, in piena pianura, diminuisce ancora la velocità della corrente e deposita anche la ghiaia fine e leggera.
Le sabbiaie conservano molte delle caratteristiche fisiche dei ghiareti, ma, a causa della facilità con cui vengono spostate dalle piene del fiume, sono meno ricche di vita.
Sulle sabbiaie avviene la riproduzione primaverile di molte specie ittiche caratteristiche del medio corso del fiume.
Lanche
Sono antichi tratti di letto del fiume ormai abbandonati e che conservano con il corso principale un collegamento saltuario, di solito solo in occasione di forti piene.
Sono tratti in cui abbondano specie ittiche tipiche dell'acqua ferma e sono anche molto ricche di vegetazione subacquea che, in estate, può arrivare a coprire anche tutta la superficie dell'acqua.
Dighe
Sono sbarramenti costruiti dall'uomo per sfruttare la forza dell'acqua e trasformarla in energia elettrica. Spesso, a monte della diga si trova un lago più o meno grande che può servire anche come riserva d'acqua per gli acquedotti cittadini.
Purtroppo, le dighe creano un grave danno ai pesci perché non possono effettuare gli spostamenti necessari per trovare il luogo adatto alla riproduzione.
Prismate
Sono le difese artificiali contro l'erosione delle sponde da parte del fiume. Vengono costruite con grandi massi incastrati fra loro dove c'è il pericolo che la riva venga danneggiata.
Nelle fessure tra i grandi massi i pesci trovano un ambiente ideale per vivere e difendersi dai predatori e molto cibo portato dalla forte corrente di questi luoghi.
I PESCI DEL FIUME
Il fiume offre una grandissima varietà di specie di pesci. Esse variano passando dalla parte più alta, vicino ai monti, alla foce.
Ci sono specie che sono tipiche del nostro Paese, dette autoctone, ma, da qualche anno, sono comparsi altri pesci importati da altre zone del mondo, che sono detti "alloctoni" e che stanno creando molti problemi alle nostre specie tipiche.
Ricordate bene queste due parole, perché nell'elenco che segue, dove vedremo le specie più importanti, le useremo spesso e sono quelle corrette per indicare la provenienza della specie.
Il cavedano (Squalius cephalus)
È la specie autoctona più diffusa nelle acque dei nostri fiumi. Ha un corpo slanciato ricoperto di grosse scaglie argentee ed una bocca grande priva di denti.
Può raggiungere i tre chili di peso e vive in branchi soprattutto nelle correnti con acqua ben ossigenata. Si nutre più o meno di qualsiasi alimento sia di natura vegetale che animale.
È un pesce molto ricercato dai pescatori sportivi perché è molto sospettoso e la sua cattura è sempre difficile.
Il barbo
In Italia ci sono tre specie di barbi.
Il barbo comune o plebeo (Barbus plebejus) ed il barbo canino (Barbus caninus) sono le due specie originarie, ormai rare. Oggi è il barbo europeo (Barbus barbus), introdotto alcuni anni fa nelle nostre acque a farla da padrone.
In ogni caso, a parte il barbo canino che raggiunge dimensioni modeste (al massimo una trentina di centimetri) si tratta di pesci molto interessanti per la pesca sportiva, perché sono molto combattivi.
I barbi si alimentano prevalentemente di vermi e larve che trovano tra i sassi ed il fango del fondo e prediligono acque correnti ben ossigenate. Il barbo comune può arrivare a tre chili di peso, mentre quello europeo può superare i sei chili.
La carpa
Questo pesce, importato dai romani dall'Asia più di 2000 anni fa è da considerare acclimatato nelle nostre acque raggiunge dimensioni molto grandi potendo superare i 30 chili di peso. Si nutre prevalentemente di sostanze di origine vegetale, ma mangia anche vermi, larve, gamberi e molluschi.
Questa specie è molto apprezzata dai pescatori sportivi per la forza che esprime quando viene catturata e per le sue dimensioni.
Nel nostro Paese esistono due varietà di carpe, quella comune, o carpa regina (Cyprinus carpio) e quella a specchi, riconoscibile perché presenta sul corpo solo poche grandi scaglie, mentre il resto della superficie è nudo.
Il carassio (Carassius carassius)
È un pesce simile alla carpa, ma che non supera i chilo di peso. È considerata una specie dannosa perché si riproduce in modo esagerato riuscendo a invadere grandi tratti del fiume e si nutre anche delle uova degli altri pesci.
Anche questa specie ha origini asiatiche ed è presente in Italia con due varietà: il carassio comune e quello dorato, che non è altro che il notissimo pesce rosso.
L'interesse per la pesca sportiva verso questo pesce è quasi esclusivamente per le gare di pesca. Si nutre sia di vermi e larve che di detriti vegetali e si adatta benissimo a qualsiasi ambiente.
La savetta (Chondrostoma soetta)
Questa specie era diffusissima un tempo in tutti i fiumi del nord Italia ed in alcuni del centro, ma è quasi scomparsa ovunque.
Ha la bocca posta in basso e si nutre di larve e vermi che trova tra i sassi ed il fango del fondo. È un pesce gregario, cioè vive in branchi di moltissimi individui e predilige acque correnti ed ossigenate.
Il corpo è schiacciato ai lati presenta un colore argenteo sui fianchi. È molto ricercato dai pescatori sportivi per la forte difesa che oppone alla cattura ed anche perché, quando si individua il branco, si fanno moltissime catture.
Il siluro (Silurus glanis)
Questa specie alloctona è stata introdotta nelle nostre acque circa 40 anni fa da quelle dell'est europeo. Si è diffusa molto rapidamente in tutti i fiumi del Nord Italia prima e poi anche in quelli del centro, come, ad esempio l'Arno ed il Tevere.
Raggiunge enormi dimensioni e nelle acque del Po sono stati catturati moltissimi esemplari di siluro di oltre due metri di lunghezza ed oltre 100 chili di peso. Si nutre di qualsiasi cosa di origine animale porti il fiume, dai vermi ai pesci vivi e morti.
La pesca al siluro richiede attrezzature robustissime ed una tecnica particolare che oggi si sta diffondendo presso tantissimi pescatori.
La scardola (Scardinius erythropththalmus)
Questa specie è molto diffusa nei fiumi con corrente lenta ed una fitta vegetazione acquatica. Raggiunge dimensioni modeste (fino al chilo di peso), ma è molto divertente da pescare perché se si individua il branco se ne possono catturare moltissime con tecniche molto semplici.
Ha il corpo schiacciato sui fianchi e delle grosse scaglie grigio argento con il bordo nero. Si nutre prevalentemente di larve e vermi che trova nella vegetazione acquatica.
L'alborella (Alburbus alburnus)
Questo piccolo pesce che può raggiungere, al massimo, i 15 cm di lunghezza, era un tempo molto più diffuso di oggi in tutti i fiumi.
Ha il corpo compresso ai lati con scaglie di colore argento con la schiena verde-azzurro. Vive in branchi di moltissimi individui presso le rive, soprattutto quelle ricche di vegetazione.
Rappresenta la principale fonte di alimentazione dei pesci predatori, ma è anche molto ricercata dai pescatori sportivi per la facilità di cattura con semplici tecniche.
I pesci gatto (Ameiurus melas)
Nei fiumi italiani ci sono due specie di pesci gatto, ambedue importate dal Nord America e che si sono diffusi rapidamente nel nostro Paese.
Il pesce gatto vive sul fondo del fiume, ha il corpo di colore scuro completamente privo di scaglie ed ha delle spine sulle pinne pettorali e sulla dorsale che provocano dolorose punture.
La testa è dotata di lunghi "baffi" che servono al pesce per individuare il cibo e gli ostacoli del fondo. Si nutre di larve e vermi, ma da adulto, anche di pesci vivi o morti.
La specie comune può raggiungere il chilo di peso, il pesce gatto punteggiato (Ictalurus punctatus), di più recente importazione, può superare i 10 chili di peso.