Innesco del Coreano per la Pesca della Spigola in Foce

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Periodi di siccità alternati a piogge copiose e bassa pressione. Questo è il quadro che ci troviamo di fronte sempre più spesso. Da qui bisogna partire per sfruttare a pieno questa condizione meteo...

Il tasto del mouse sotto l'egemonia del dito indice destro con clic ossessivi sui siti meteo dà un barlume di speranza. Prevista pioggia per il fine settimana. Oggi è solo un lunedì di d'inverno uggioso, il sole riesce a conquistarsi per l'ennesima volta uno spazio nel cielo illuminando questa giornata grigia.

Ma il clic insiste per le piogge previste prima abbondanti ora sono diventate forti, questo un po' preoccupa lo stato d'animo visti gli ultimi disastri che la pioggia ha fatto nell'intero Paese durante i mesi precedenti, purtroppo non siamo pronti ad eventi del genere, ma nessuno fa niente per ristrutturare un regime idrogeologico quantomeno accettabile e pronto a contrastare questi eventi, da non definire più eccezionali.

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Ormai il clima è andato e dobbiamo abituarci a quelle precipitazioni battezzate bombe d'acqua o semplicemente accumuli di pioggia importanti con temporali autorigeneranti pronti a mettere in ginocchio l'intero Paese e alcune regioni in particolare.

Penso a tutto questo, ma il clic batte ancora una volta sulla pagina del meteo. Ci siamo, la “rottura del tempo” come si dice in gergo avverrà tra tre giorni. Immagino altri clic di appassionati come me pronti a tutto pur di tentare ancora una volta a mettere sotto scacco la regina della foce.

Un pesce ormai padrone dell'inconscio del sottoscritto, una sorta di sfida rinnovata con il tempo, quasi come un contratto con una figura inarrivabile pronta a piegarti fino all'anima prima di concedersi del tutto.

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Nessuno, tranne gli appassionati di questo pesce, credo, possano capire queste righe scritte una settimana prima di una previsione capace di metterti in frenesia, di andare subito a vedere gli appuntamenti di lavoro futuri pronti ad entrare a gamba tesa come il più scorretto dei difensori oppure come un bastone tra le ruote, per farti cadere e perdere quell'attimo aspettato per mesi, perché di attimo, adesso si parla.

Devi essere lì, pronto a tutto, pioggia, vento, incurante sotto una fredda mantella di plastica o al caldo di un capo tecnico di ultima generazione poco importa, quando il livello del corso d'acqua dolce inizia ad alzarsi e sporcarsi, se non ci sei devi aspettare il treno successivo e questo vuol dire perdere l'occasione ed accontentarsi di quello che verrà...

Zone umide

Nelle condizioni sopra descritte, scarto a priori fiumi e torrenti che vengono giù dai monti e finiscono in mare puntando tutto sui corsi d'acqua dolce che fuoriescono dalle zone umide. Questo termine comprende paludi e acquitrini, torbiere oppure bacini naturali o artificiali permanenti o temporanei con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata.

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La scelta ricade lì per un motivo molto semplice: questi siti difficilmente si intorbidiscono troppo, quindi anche i canali che fuoriescono riversandosi in mare, subiranno sì un innalzamento di livello, tra l'altro ottimo per la pesca, ed il colore dell'acqua non sarà mai troppo marcato mantenendosi di un bel verde oliva.

Inoltre, non subirà abbassamenti di temperatura rilevanti, queste zone sono in pianura e spesso molto vicine al mare.

Maree come e quando

Nella pesca in foce tutto gira intorno ai movimenti di marea. Questo è un dato di fatto e una base da cui partire.

In condizioni di mare calmo e livello del canale alto sicuramente possiamo avere una buona risposta del pesce durante la fase di marea montante. Questo perché, la forza del mare placherà, in parte, l'acqua dolce che scende a valle.

Quindi, ottime le prime due ore di alta marea (quando dal culmine di bassa si passa alla alta ndr) e le prime due ore di bassa marea (quando dal culmine di alta, la marea inizia a scendere di nuovo ndr).

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Il lasso di tempo che sta nel mezzo, spesso è poco proficuo a causa della formazione di due correnti generate dallo scontro dell'acqua salata e quella dolce, un momento di “indecisione” che non facilita l'azione di pesca perché l'esca impiegata non avrà mai una presentazione perfetta a causa, appunto della corrente non omogenea.

La pesca

Tutte le volte che si viene a creare una situazione adatta alla pesca con il coreano non posso fare a meno di ripensare a Antonio Timpanaro. Ci sono nomi nella vita delle persone che valgono molto nonostante non siano mai saliti alla ribalta su carta stampata e televisione. Sono rimasti sempre dietro le quinte ignari del fatto, talvolta, di aver contribuito a formare in maniera netta una parte della vita di un ragazzo pescatore che nel tempo ha avuto la fortuna di conoscere persone capaci di dargli l'opportunità di esprimersi sui mezzi di comunicazione.

Ricordo perfettamente l'incertezza di quella sera, ma altrettanto la convinzione e la determinazione di innescare un verme coreano unica esca delle dieci presenti nella scatola. Timpanaro pescava con i bigattini, l'età non era più quella di un tempo e preferiva starsene comodo seduto su un panchetto invece di fare chilometri su e giù per il canale come il sottoscritto e gli altri presenti.

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Era il '99 o giù di lì, le riviste di settore erano l'unica fonte di informazione credibile per chi cercava risposte ad alcune domande, quindi un'infarinatura sull'approccio a coreano ce l'avevo.

L'iniezione di adrenalina purissima arrivò dopo poche ore quando dall'altro lato c'era una spigola che non ne voleva sapere di mollare, la AW 1020 di sette metri era arrivata a fine corsa tanto forte era quel pesce poi, vinto, si arrese entrando nel guadino.

L'ago della bilancia si fermò a tre chili e mezzo e per molti anni questo peso è rimasto il mio personal best, fino a batterlo nuovamente con sei chili di regina. Quella sera di dicembre non me la dimenticherò mai, nel tempo l'esperienza ha fatto il suo gioco regalandomi successi e delusioni tipiche della pesca in foce. 

Attrezzatura

Una bolognese ad azione strong, quindi, armata con un mulinello di taglia tremila caricato con un ottimo nylon dello 0,20 è quello che ci vuole per assicurasi una sessione di pesca tranquilla dal punto di vista dell'attrezzatura. Il resto lo farà il vostro senso dell'acqua e del pesce.

Si tratta di un sistema itinerante, andando a sondare più porzione di canale possibile, del resto, stiamo parlando di una pesca di ricerca senza alcuna pasturazione preventiva, ma affidandoci solo a quella naturale trasportata dal corso d'acqua.

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Solo un verme

Gli anni passati sulle sponde di canali, fiumi, corsi d'acqua minori a pesca con il coreano in cerca della spigola, mi hanno fatto maturare riflessioni importanti.

Una su tutte, la spigola attacca il coreano perché è un verme e come tale rientra nella sua dieta, la falsa convinzione che predi l'anellide scambiandolo per una piccola anguilla è fuori luogo. Pensate solo a quanto è sviluppato l'olfatto e l'udito in un animale selvatico, in questo caso una spigola e la risposta ve la siete già data.

Un verme non avrà mai lo stesso odore di un'anguilla viva e, di conseguenza non si muoverà come tale, quindi, la conclusione è che la spigola attacca il coreano perché è un verme. Poi, ovvio che i suoi movimenti una volta appuntato sull'amo faranno da richiamo per la spigola tanto è sviluppata la sua linea laterale.

Identikit

Il “Coreano” viene così chiamato proprio perché importato dalla Corea e zone limitrofe. Questo verme fa parte della famiglia dei policheti ed è sicuramente il più utilizzato per la pesca da riva dai pescatori italiani.

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Il Coreano è apprezzato da diverse specie ittiche che popolano il mare e la foce. Il corpo si presenta molto robusto e la sua colorazione varia e non poco. Dorsalmente può presentarsi di colore verde scuro, ma anche marroncino, mentre la parte del ventre è rossiccia. Queste variazioni cromatiche sono dovute all'habitat dove viene raccolto di solito in zone fangose, sabbiose e paludose.

Il coreano viene innescato facendo passare l'amo del n. 8 dalla parte della testa stando molto attenti a pungerlo appena sotto pelle in modo che risulti molto vitale in acqua. I suoi movimenti sono di aiuto per stimolare la linea laterale dei predatori, nel caso specifico la spigola.

E' un'esca poco selettiva, possiamo prendere di tutto, talvolta, anche i pesci serra vengono attratti dal movimento del coreano in corrente.

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Due lenze all'opposto

La pesca con il coreano è maschia! Senza tanti fronzoli dobbiamo sfruttare il fatto che stiamo pescando con un'esca a “caccia” di spigole e come tale va fatta.

Il coreano viene predato dalla spigola in corrente, difficilmente avremo successo in acqua ferma salvo rari casi di attività superficiale, quindi dobbiamo puntare su movimenti di marea che creano flussi di acqua importanti.

In questi anni dedicati alla pesca col coreano ho capito che leggere l'acqua è molto importante, come lo è altrettanto capire come mangiano i pesci. Ecco che entrano in scena due lenze, geometrie ben distinte tra loro, ma con in comune il fatto di presentare l'esca nel modo più naturale possibile.

Col piombato

Quando la corrente è lenta, oppure l'attività dei pesci si verifica in strati di acqua diversi, l'uso di un galleggiante piombato con poca zavorra sulla lenza diventa prioritario.

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La realizzazione è semplicissima. Sulla lenza madre dello 0,20 si inserisce il galleggiante piombato di misura adeguata allo spot e alla distanza di pesca, poi si collega il terminale lungo almeno un metro dello 0,18. Un amo del n. 8 completerà il tutto!

Andiamo, ora, a fissare la zavorra costituita da stick, cilindretti di piombo della misura di 2,00 mm. Il numero degli stick è dettato dalla corrente presente in quel momento, ma quando andiamo oltre i 5 stick, meglio realizzare la lenza di seguito.

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La classica

Quando le piogge gonfiano le zone umide oppure i corsi d'acqua in genere, il flusso di corrente aumenta favorendo l'attività delle spigole, ma mettendo in difficoltà il pescatore dal punto di vista della lettura dello spot e dell'approccio.

Ecco entrare in scena una tipologia di lenza semplice, funzionale, ma soprattutto essenziale! Si tratta di una lenza caratterizzata da un galleggiante a goccia rovesciata di grammatura variabile, a seconda della forza della corrente, il segnalatore verrà zavorrato con una torpille del settanta percento del suo peso.

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Tre, quattro pallini distanti circa venti centimetri l'uno dall'altro completano la lenza. Terminale di almeno un metro, amo del n. 6 innescato con un bel coreano appena appuntato.

Questa è una tipologia di lenza che ci viene incontro quando la corrente spinge forte e, le spigole, se ne stanno ferme sul fondo in zone ben precise aspettando cibo facile. A questo punto dobbiamo pescare in trattenuta misurando il fondo dall'ultimo pallino.

Agiremo in trattenuta, quindi, spostandoci nelle zone dove crediamo sosti il pesce. In queste condizioni, le spigole, se ne stanno ferme sul fondo, minima spesa massima resa.

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