Appartenente alla famiglia degli sparidi, il pagello presenta un corpo allungato ovale, lateralmente compresso e con il profilo della testa tondeggiante. La sua colorazione tipica è rosso-rosata, dai riflessi argentei, con la linea laterale ben evidente, e il suo peso si aggira tra i 300 e gli 800 g.
Ha abitudini gregarie e molto difficilmente si isola dal branco anche in età adulta. Conduce la propria esistenza a contatto con il fondo, dove trova la sua alimentazione prevalentemente a base di molluschi, gamberi e altri crostacei, vermi, larve di pesci o anche alghe.
Considerata una preda molto ambita, viene insidiata con diverse tecniche, in particolare con quella del bolentino leggero dalla barca. Molto importante in questa tecnica è la zona di pesca: il pagello ama i fondali ricchi di fango, di rocce spartite, e di concrezioni madreporiche che confinano con scogliere più o meno rilevanti.
Tali condizioni si trovano in prossimità della costa, specie intorno alle isole, oppure nelle scarpate o nelle vicinanze delle secche e dei rilievi sottomarini. Ai fini alieutici, la primavera e l’autunno rappresentano i periodi migliori.
In genere il pagello si pesca su fondali compresi tra i 40 e gli 80 m, ed è indispensabile l’uso dell’ecoscandaglio. Quanto all’attrezzatura, si ricorre a canne da bolentino dai 250 ai 300 cm, con vettino molto sensibile, abbinate a mulinelli adeguati, imbobinati con nylon dello 0,30 o multifibre dello 0,15.
Il terminale classico per la pesca di media profondità si prepara con trave da 1,5 m e dello 0,25, al quale fissiamo due o tre braccioli di 30 cm ognuno, di diametro 0,20, ad almeno 40 cm di distanza l’uno dall’altro, con ami dal n°5 al n°7 a gambo lungo.
Le esche preferite dal pagello sono il gambero e il paguro, ma anche il mariddu, l’arenicola e il saltarello danno ottimi risultati.
La scelta del piombo è influenzata invece dalla corrente e dalla profondità dell’azione di pesca, ma è comunque da comprendere tra i 30 e i 150 g.
