Pesca a Galla con Roubasienne e Bigattino in Carpodromo

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La pesca alle carpe, negli impianti specializzati, è un vero e proprio stile che necessita di alcuni accorgimenti importanti atti a velocizzare e rendere meccanica l’intera azione del pescatore. Per questo motivo, soprattutto quando si tratta di pesca a galla, è lecito parlare di “arte”.

Il termine carpodromo, nel novanta percento dei casi, principalmente nei periodi estivi e caldi in genere, indica un lago ricolmo di carpe dove la pesca non si svolge in modo fine e di ricerca, ma tramite un approccio basato sulla massima rapidità.

Con questa premessa non vogliamo assolutamente dire che il gioco sia semplice, perché quando bisogna azzerare i tempi morti facendo lievitare esponenzialmente il numero delle catture è importantissimo non sottovalutare niente, tanto da rendere la pesca squisitamente tecnica.

Sono proprio le pesche apparentemente più semplici, infatti, a divenire le più complesse durante una competizione, dato che quando è facile effettuare una cattura, vuoi per la scarsa diffidenza di un pesce o per la notevole concentrazione di prede a tiro di canna, diventa indispensabile la costanza e la pulizia dei movimenti.

La pesca a galla, che va per la maggiore durante l’estate, è quella che più rappresenta l’anima del carpodromo, riunendo in se stessa velocità di esecuzione, fermezza e precisione in fatto di pasturazione, più la capacità di portare alla bilancia pesi elevatissimi.

Semplice, ma efficace

Per ottenere un’azione di pesca omogenea e priva di contrattempi, è indispensabile disporre di una montatura molto semplice ed efficace, per evitare scomodi ingarbugliamenti che diminuirebbero il tempo di pesca incrementando, a loro volta, i tempi morti.

Costruire una lenza per la pesca a galla in carpodromo significa disporre di un segnalatore estremamente leggero, ossia da g 0,10 o 0,20, che può essere tarato con la minima quantità di piombo.

A questo punto, considerando il peso dell’amo e dell’esca, sarà sufficiente aggiungere sul filo appena uno o due pallini, solitamente del numero otto o sette. In questo genere di pesca, infatti, non si deve commettere l’errore di preferire piombi troppo piccoli.

I motivi sono due: il primo riguarda la difficoltà di “pinzare” un pallino minuscolo su un nylon di diametro generoso cosa che, una volta effettuata con la relativa difficoltà di esecuzione, porterebbe con estrema facilità alla perdita dei pallini durante le forti sollecitazioni subite dal filo nelle fasi di combattimento con i pesci.

In seconda analisi, mettere pochi pallini grandi, piuttosto che molti piccoli, significa avere una linea meno soggetta a grovigli e più veloce nell’entrata in pesca. A questo punto, basterà fermare il pallino, o l’eventuale coppia di pallini, a trenta centimetri dall’amo e il gioco sarà fatto.

Il galleggiante

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Questo oggetto racchiude in sé molta importanza, esprimendo il giusto compromesso tra resistenza e sensibilità, oltre a dover essere corto e compatto, ma dotato di un’antenna non esageratamente spessa.

La soluzione migliore prevede un segnalatore passante che possa ospitare il filo all’interno del corpo, per evitare che lo stesso nylon ne intacchi la superficie esterna durante le fughe delle carpe. A

llo stesso tempo, comunque, la verniciatura della balsa deve essere a doppio strato, proprio per evitare il formarsi di crepe che porterebbero il segnalatore a bere acqua.

La deriva, meglio se in carbonio o in fibra di vetro, ha l’obbligo di essere molto corta, così come l’antenna. Queste due parti del galleggiante, infatti, più si allungano e più sbilanciano l’entrata in pesca, senza tenere conto che la lunghezza è sempre la principale alleata di una rottura durante un eventuale slamatura con conseguente violento ritorno dell’elastico.

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Amo ed innesco

Prima di parlare dell’amo e dell’innesco, vogliamo sottolineare che nella pesca a galla in carpodromo non bisogna realizzare la lenza con l’asola per ospitare un finale costruito a parte, bensì l’amo va legato direttamente sulla madre lenza. Questo accorgimento serve ad avere una presentazione dell’esca più naturale e per donare al nylon maggiore resistenza, visto che eventuali nodi presenti indebolirebbero il carico di rottura del monofilo.

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Passando all’amo, mi sento di consigliare senza ombra di dubbio un modello privo di ardiglione, ma contraddistinto da filo robusto. Indispensabile diventa la scelta di una forma raccolta, cioè a gambo corto e curva larga, capace di presentare al meglio l’innesco di una singola larva innescata a metà, oppure un innesco doppio, sempre realizzato con le larve appuntate orizzontalmente.

Scegliere un innesco voluminoso, troppo spesso, incrementa il numero delle slamature, vuoi per la troppa copertura dell’amo, che così trova minore appiglio nella bocca del pesce, vuoi per i tempi più lunghi che necessitano alle carpe per ingoiare il boccone.

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L’elastico

L’ammortizzatore adatto per questo genere di pesca può essere sia di tipo tradizionale che cavo. Tra le tante abitudini c’è quella di utilizzare un elastico pieno, imperativamente di diametro grande, quindi mai più piccolo di 1,8 mm, ma, spesso, anche fino al 2,1 mm.

L’importante, indipendentemente dal modello di ammortizzatore scelto, è che quest’ultimo non sia cedevole e che mantenga una giusta potenza anche dopo innumerevoli catture.

La forza dell’elastico serve a rallentare la partenza delle carpe allamate, ma anche a velocizzare il recupero delle stesse. Se il montaggio viene fatto troppo morbido, si rischia di slamare troppi pesci e di perdere troppo tempo durante le fasi di guadinatura.

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La taratura del segnalatore

Due parole vanno spese anche per la taratura del galleggiante che, come in qualsiasi altro genere di pesca, ha sempre grande importanza per ottenere dei risultati buoni.

Nella pesca a galla, proprio per la rapidità delle mangiate da parte dei pesci e per la maggiore resistenza offerta all’affondamento da parte di un boccone sospeso in acqua, piuttosto che adagiato sul fondo, è obbligatorio disporre di un segnalatore tarato perfettamente. Ciò, però, non significa sommergerlo interamente, cioè come si dice in gergo a “bolla”, bensì lasciare che l’antenna rimanga fuori dall’acqua per un terzo della sua lunghezza.

Questo aspetto è importantissimo per evitare di ferrare continuamente a vuoto sulle frequenti scodate dei pesci che stazionano a galla nei pressi della lenza. Se il segnalatore fosse troppo tarato, infatti, basterebbe il minimo movimento di una carpa per farlo sparire sotto la superficie liquida, non facendoci capire quando l’affondamento fosse dovuto ad una mangiata e quando ad un “colpo di coda”.

La lunghezza della banniere

Con il termine “banniere” s’intende la porzione di filo che va tra il galleggiante e la vetta della canna. Questo tratto, nella pesca a mezz’acqua o a galla del pesce bianco in genere, solitamente, deve essere abbastanza lungo per stendere la lenza fuori la punta della roubaisienne che, normalmente, spaventerebbe con la propria ombra sull’acqua, i pesci.

Nella pesca rapida in carpodromo, invece, le cose sono differenti. La banniere, in questo caso specifico, va realizzata estremamente corta, per fare in modo di velocizzare la ferrata e diminuire le partenze a vuoto. Il giusto compromesso tra velocità e maneggevolezza, evitando così di ingarbugliare la lenza durante lo scorrimento della roubaisienne in avanti e indietro, è di circa 75-80 cm.

La pasturazione

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In ultima analisi, siamo arrivati all’aspetto più importante della pesca a galla, ossia ciò che serve più di ogni altro accorgimento per fare la differenza, trasformando una pescata discreta in una sopra le righe.

La pasturazione, in effetti, è l’anima della pesca a galla, perché nella sua costanza e nella quantità dei bigattini lanciati si nasconde il successo di ogni pescatore. Per mantenere i pesci a tiro di canna è obbligatorio fiondare le larve con estrema regolarità, ossia senza far passare troppo tempo tra una fiondata e l’altra, creando una pioggia continua di esche sopra la testa delle nostre prede.

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Allo stesso tempo, però, è importantissimo capire la giusta quantità di larve che devono essere gettate in ogni frangente della pescata, variando il numero dei bigattini a seconda delle esigenze.

All’inizio della pescata, quando è necessario attirare in zona il branco delle carpe, così come dopo le fasi di una cattura che ha disperso i pesci accorsi in un primo tempo, bisogna forzare la quantità di cibo. Quando, invece, le mangiate sono costanti e i pesci sembrano ben presenti nei pressi dell’amo, bisogna centellinare le larve gettate ad ogni lancio, oltre a ricordare che, se si slamano troppi pesci, oppure se si “lisciano” numerose mangiate, significa che le carpe sono in un momento di frenesia alimentare troppo accentuata e, quindi, conviene allungare i tempi tra una fiondata e la successiva.

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