Pesca al barbo. I segreti del grande fiume

Barbo 4

Il Grande Fiume riserva sempre tante sorprese per la , sonori cappotti e lezioni di pesca importanti...

Sono solo due anni che dedico, in capo a una stagione, qualche uscita al Po. E pensare che ci sarò passato sopra non so quante volte senza nemmeno "cagarlo" più di tanto! Solo con una esclamazione colorita lo salutavo tutte le volte!

E pensare che proprio sotto a quel ponte, magari ovattato nella nebbia c'era un pescatore che un giorno mi avrebbe insegnato tante cose oltre a diventare un amico. È proprio vero, ma che film la vita!

Tutta una tirata storia infinita tra ritmo serrato da stare senza fiato, diceva Daolio, leader del Nomadi, gruppo storico e orgoglio della musica italiana. Penso questo quando apro la porta di casa e sono appena le 3.30 del mattino, non ho dormito praticamente niente e devo fare due ore di macchina per andare su uno dei fiumi più belli d'Italia: il Po.

Barbo 2

La giornata si preannuncia nebbiosa, tipica del periodo, di un tardo autunno che somiglia molto di più ad un'estate un po' più fresca. Sono in coppia con Diego che per fortuna di lavoro fa l'autista e può guidare per ventiquattro ore consecutive senza battere ciglio.

Quello che ci vuole per questa sessione di pesca che si preannuncia scoppiettante. Non per le catture, quelle sono già in secondo piano, ma per la pesca nel Po, un fiume che ormai si è impadronito di me e di Diego, nonostante, come detto prima, non gli dedichi molte uscite in capo ad una stagione di pesca, però, tutte le volte che l'ago della bussola punta verso Occhiobello, non si dorme mai, si vive di sogni, ci si va per vedere la meraviglia del sole che sorge da Est e che tinge di rosa tutto il fiume, per poi ribadire l'effetto, stavolta più rosso ed intenso poco dopo il tramonto.

Sì, perché quando andiamo in Po non ci sono mezze misure, la sessione dura da luce a luce e l'aroma della  al formaggio e dei pellet, si fonde con quello dell'aria e della focaccia toscana accompagnata da un buon salame all'aglio e dalle urla dei “vecchiotti” di sponda che di pomeriggio la vengono a smaltire sul fiume tirando su la bilanciella a caccia di cefali.

Arriviamo sull'argine con largo anticipo, nonostante la colazione al bar. All'orizzonte si intravede la sottile linea rosa che presto esploderà in tutta la sua meraviglia, facendoci sentire ancora una volta vulnerabili di fronte a tutto questo.

Scendiamo tutto l'occorrente ed iniziamo a piantare i picchetti, scatto qualche controluce tanto per collezionare qualche immagine che andrà ad arricchire l'album dei ricordi, immagini nere e quasi indecifrabili poco prima che il giorno prenda forza ed illumini la postazione perfettamente sistemata. Solo due canne, lo spot è ristretto, concentrato, ormai familiare.

Tutti i movimenti sono collaudati alla perfezione, gli spiriti liberi fendono l'aria e adagiano i cage da un etto sulla vena di corrente giusta. Ci sono volute diverse uscite per capire dove lanciare, la consistenza giusta da dare alla pastura con le varie dosi d'acqua.

Barbo 3

Il Po è un fiume largo, imponente, profondo e con correnti che non hanno niente a che vedere con i fiumi che siamo abituati a battere in Toscana, qui tutto deve essere fatto con la giusta cognizione di causa altrimenti si rischia di sbagliare il lancio, prendere la corrente sbagliata e, senza accorgersene, di pescare quasi sotto i nostri piedi o, peggio ancora, perdere un secchio di pasturatori!

l lancio verso monte fa impattare il cage, prendo il fondo e lascio filare un po' di lenza, in modo da formare la pancia, il feeder si adagia sul fondo e si ferma. Inizia l'attesa!

Un'attesa che finisce dopo pochi istanti quando una botta secca sulla avon e la partenza violenta ci fa capire che il primo pesce è venuto a farci visita, non molla, la Tamer si piega, il mulo cede filo, il pesce tiene il fondo.

Barbo 1

L'animale dà tutto se stesso come è giusto che sia in acque libere dove ogni selvatico lotta per la libertà tutti i giorni, la parabola della specialist inizia a fare il proprio dovere, il pesce sente la schiena della canna ed inizia a cedere, solo pochi istanti e il barbo è nel guadino.

In pochi minuti il Po mi ha fatto provare una nuova emozione, poco dopo toccherà a Diego e poi niente per l'intera giornata. Due pesci, cinquecento e più i chilometri, ma ne è valsa la pena. Abbiamo potuto godere appieno di un ambiente naturale unico nel suo genere.

Barbo 5

Sulla strada del ritorno, non posso fare a meno di ripercorrere l'intera giornata, di pensare ancora alla prima volta che calpestai le sponde di questo spot. Qualche anno fa, poco prima dell'alba qualcuno mi disse che nel Po vige una sola regola, cioè... che non ci sono regole!

Proprio come nel Fight Club, qui si danno e si prendono, dobbiamo essere consapevoli di dove andiamo a pescare. Quel giorno, era la prima volta che andavo a pescare sul Po e lo feci con Sergio Farina, sì, quel pescatore citato all'inizio del testo, il resto è pesca vissuta!

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