Pesca al Luccio. Conosciamo questo predatore

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Sei un amante della ? Conosciamo questo splendido predatore, che con il suo muso a punta e la mascella inferiore grossa e prominente, è un pesce che non passa inosservato.

Forte, grosso, mimetico e dotato di una grande testa armata con centinaia di denti affilati, è una macchina da guerra che per le sue caratteristiche morfologiche appassiona e affascina i pescatori di mezzo mondo.

Il suo nome scientifico è ESOX LUCIUS, appartiene alla famiglia degli ESOCIDI e all'ordine degli ESOCIFORMI, caratterizzati per avere una sola pinna dorsale.

Il corpo è stretto e lungo e la sua livrea mimetica cambia a seconda della sottospecie, dell'età e dell'ambiente in cui vive. E' interamente ricoperto da piccole squame cicloidi, le pinne dorsali e anali sono vicine alla coda, in posizione molto arretrata.

Vive circa 15 anni, la femmina può raggiungere i 140 cm di lunghezza (100 cm per il maschio) e i 20 kg di peso. E' diffuso praticamente in tutto l'emisfero boreale. Predilige le acque ferme dei laghi e quelle lente dei grossi fiumi di fondo valle, dei canali o delle lanche.

La sua caratteristica più evidente è il grosso muso. E' di forma piatta e allungata (simile a un becco d'anatra) e dotato di una grossa bocca, la cui mascella inferiore sporge rispetto alla mandibola.

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La bocca è dotata di 600/700 denti, alcuni lunghi e dritti posizionati ai margini delle mascelle e altri più piccoli, dalla forma ad uncino rivolta verso l'interno, posizionati su tutta la lingua ed il palato (hanno lo scopo di permettere l'avanzamento della preda in un'unica direzione, e cioè verso l'esofago). I grossi denti laterali, oltre ad essere molto appuntiti, sono anche taglienti lateralmente e sono questi che generalmente tagliano le nostre lenze!

La bocca grossa e potente gli è indispensabile per predare pesci, mammiferi e rettili, anche di grosse dimensioni. La sua alimentazione infatti, anche se principalmente composta da pesci, non disdegna topi, piccoli uccelli acquatici e rettili anfibi.

La particolare azione predatoria del luccio fa si che egli svolga una funzione di equilibratore naturale delle varie specie presenti nel suo ecosistema. Infatti le prede preferite dal luccio sono quasi sempre costituite da animali vecchi, malati o feriti.

In mezzo ad un branco di pesci il luccio riesce ad individuare ed attaccare quello con nuoto anomalo, più lento o irregolare. Questa peculiarità ha un duplice effetto: aiuta il luccio a risparmiare energie evitando di correre dietro a pesci in salute e quindi veloci, e, selezionando le prede più deboli, fa si che rimangano e si riproducano solo gli esemplari più validi e più forti, migliorando di conseguenza la specie.

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Recenti studi identificano una specie italiana di luccio, detto Esox Cisalpinus o Esox Flaviae, quindi ora in Italia si contano due specie di luccio: il luccio Italico, e l'Esox Lucius che d'ora in poi chiameremo Northen Pike, ovvero luccio del Nord Europa.

In moltissime acque italiane popolate dal luccio italico, l'introduzione del Northen Pike ha generato ibridi la cui livrea è un mix tra la “marmorizzata” del Flaviae e quella a spot circolari del Northen Pike.

La maturità sessuale viene raggiunta verso il 2°-3° anno dai maschi e dal 3°-4° anno dalle femmine, che possono produrre fino a 20.000 uova per kg di peso corporeo.

Da questi dati si può facilmente intuire la necessità di tutelare i lucci più grossi, in quanto femmine e grossi riproduttori. Per esempio una femmina di 10 anni può pesare 10 kg (e superare i 100 cm di lunghezza), quindi potrebbe deporre circa 200.000 uova, ben 10 volte rispetto alla produzione di una femmina di 1 kg di peso, (circa 50 cm).

I maschi solitamente arrivano nelle zone riproduttive prima delle femmine, scegliendo ambienti in cui abbonda la vegetazione sommersa ed emergente come i grossi erbai o i canneti, solitamente in acque basse o nei pressi di piccoli affluenti o immissari. In questa situazione i maschi possono formare piccoli branchi e si alimentano poco e in maniera incostante.

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La riproduzione del luccio in Italia, avviene tra metà gennaio e aprile, quando la temperatura dell'acqua scende intorno agli 8° C. Generalmente le uova vengono deposte in acque pulite e ricche di vegetazione; grazie a dei filamenti adesivi queste aderiscono alle piante acquatiche, ma in assenza di queste ultime possono essere attaccate a sassi o tronchi. Successivamente vengono fecondate dal maschio, o da più maschi.

La schiusa avviene dopo tre settimane circa e la percentuale di sopravvivenza delle piccole larve è molto bassa. In una decina di giorni il sacco vitellino, unica fonte di nutrimento del neonato, è completamente assorbito, e il piccolo luccio inizia a manifestare i primi istinti predatori verso piccoli crostacei, larve e altri piccoli lucci.

Nei primi mesi la sua voracità, così come il suo tasso di accrescimento, sono molto accentuati ma la mortalità continua ad essere elevatissima a causa del cannibalismo, degli altri pesci predatori, nonché di uccelli predatori come i cormorani.

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La “purezza” e la temperatura dell'acqua sono fondamentali per la riproduzione del luccio. Infatti tra i fattori che stanno determinando una riduzione della presenza della specie nelle nostre acque, ci sono proprio l'inquinamento delle stesse (sversamenti di sostanze chimiche e prodotti inquinanti).

Le temperature anomale dovute ai cambiamenti climatici globali (global warming progressivo unito a improvvise e imprevedibili gelate) e un'errata gestione delle acque da parte degli enti preposti, che modificando repentinamente e drasticamente i livelli idrici di laghi e fiumi altera in maniera significativa l'habitat del luccio, mettendo spesso in secca zone adatte alla riproduzione e impedendo la crescita degli erbai necessari alla riproduzione del luccio.

Un altro problema causato dalla gestione statale delle acque è dato dalla cementificazione delle sponde, che togliendo nicchie e ripari naturali contribuisce in maniera significativa a ridurre gli spazi dove l'esocide può riprodursi. Queste anomalie fanno si che alcune “covate” non vadano a buon fine.

In un ecosistema alterato può saltare un'intera annata di riproduzione con ripercussioni pesantissime sulle future generazione di lucci. Queste problematiche ambientali, unite alla pesca indiscriminata da parte di bracconieri e pescatori di professione, fa si che in alcune acque italiane il luccio sia in serio pericolo di estinzione.

Un altro fattore limitante la diffusione e la presenza numerica è determinato da un grande predatore alloctono che di recente sta spopolando in tutte le nostre acque, il siluro. Anche se non esistono dati scientifici precisi a riguardo, l'esperienza empirica ci insegna che laddove aumenta la presenza e la taglia dei siluri, pian piano quella del luccio diminuisce.

Forse perché tendono entrambi ad occupare il vertice della catena alimentare o per la maggiore resistenza del siluro all'inquinamento e alle condizioni climatiche avverse (grande caldo, piene, etc).

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