Pesca alla Bolognese. Affrontare i Giri d’Acqua

Pesca alla Bolognese 2

Le operazioni sono sempre le stesse, metodiche, proprio come quelle di Hugo scattante JRT, me ne rendo conto con il tempo, l'arrivo di Enea mi ha cambiato la vita, inutile negarlo, soprattutto dal punto di vista dei tempi, di vedere le cose, di anticiparne altre, di rimanere in zona, con un fare animalesco seguendo anche a distanza i suoi cuccioli, sempre sotto controllo.

Fare rinunce importanti, ma tutto questo fa parte del gioco della vita, se veramente vuoi dargli un seguito, assecondare le sue bizze di una strada spesso in salita, un sentiero ancora impervio e tortuoso per arrivare, forse, ad una destinazione senza nome né identità.

A una sola cosa, però, non riesco a rinunciare: la pesca!

Molto più di una passione, un lavoro talvolta duro se invece di guardare il solo scopo ludico si va in fondo sviscerando la realtà delle cose ci si accorge subito che di ludico, nel caso specifico spesso ha ben poco.

Massimo Zelli dice: “E' la pesca a sceglierti non sei tu a sceglierla. La pesca è una chiave molto pesante da portare al collo ed apre a momenti alterni la porta della felicità”.

Molto spesso, nell'ultimo periodo della mia vita maledico di essere stato un prescelto, lei non ti chiede il permesso, proprio come farebbe il peggiore dei tiranni, ti sceglie, nel bene e nel male e poi sta a te decidere cosa farne di questo strumento, come usarlo, cercando che non ti si ritorca contro come un boomerang.

Pesca alla Bolognese 1

Sono le 4.30 quando decido di alzarmi da quel letto pieno di spine, tutta notte mi hanno tenuto sveglio, un figlio può cambiarti la vita, ma non l'istinto e la passione, quello è un dono di natura, un qualcosa di inspiegabile un po' come le frasi sopra e, nel mio caso, ho contribuito fortemente a farlo mio questo istinto anche grazie a mio padre.

Sicuramente avrà passato il solito periodo, nel senso buono del termine, quando il sottoscritto era piccolo e replicava sicuramente più o meno quanto detto all'inizio. Ma anche lui non ha certo pensato ad abbandonare la pesca, anzi, l'ha tramandata come, del resto vorrei fare.

Un obiettivo ambizioso perché l'ho sempre vista come una vera passione e non un sport, in ognuno di noi l'istinto del predatore è più o meno sviluppato, l'uomo è predatore, il pescatore lo stesso, cerca la preda, il confronto con il selvatico per poi liberarlo stando all'etica e alla modernità del periodo. Quindi potrebbe anche finire tutto in una bolla di sapone...

Intanto il fiume scende lento verso valle, come l'aria dalla bocca mentre parlo con me stesso convincendomi su come affrontare la corrente poco uniforme di un giro d'acqua vicino alla massicciata di massi.

Pescare nei giri d'acqua può essere un'arma a doppio taglio, i pesci ci sono sotto a quelle vene che si inseguono in superficie, variano la loro velocità a seconda del momento, basta che una di queste cambi rotta per qualche motivo sconosciuto e sei fuori pesca, quindi una scelta non priva di difficoltà. Mi dà più soddisfazione prenderli dove è difficile, in quei punti del fiume particolari, scomodi dove poche “bolognesi” immergono la lenza.

Ultimamente cerco la qualità e non la quantità, sessioni di pesca brevi, spesso in solitaria o con qualche buon amico fidato. Poche catture, ma come preferisco, come mi piace realmente...

Il “tappo” gira tra stop e rilasci, affonda rinnovando ancora una volta il contratto con la passione.

Leggere l'acqua...

More di rovo si sono quasi impadronite della massicciata vecchia di anni. Di fronte un giro d'acqua che lambisce i massi creando un interessante zona di pastura per i pesci.

In questi casi, il difficile è capire se la corrente è solo superficiale oppure si “esprime” in tutta la colonna d'acqua o quasi. Un'attenzione mai banale perché potrebbe essere l'ago della bilancia dell'intera sessione di pesca.

Se vogliamo affrontare con successo questi spot particolari, non dobbiamo essere troppo superficiali, ma capire fino infondo il flusso di corrente. Principalmente per tre motivi: realizzazione della lenza, corretta pasturazione e non per ultimo la presenza di pesce. Quest'ultima non ci sarebbe se il flusso di corrente non permettesse una pasturazione naturale o preventiva.

La lenza

Torniamo un attimo indietro. Stiamo pescando su una massicciata con una bolognese di sei metri, sotto abbiamo un fondale di circa tre metri dove l'acqua forma un cerchio di corrente che da valle torna verso monte. Il fondale non è omogeneo, completamente sgombro di ostacoli, ma non omogeneo!

Pesca alla Bolognese 3

Lo spazio di manovra è ristretto, quindi dobbiamo agire in trattenuta per tenere l'esca dove si depositano i bigattini. Occorre, quindi, una spallinata corta realizzata con pallini di misura diversa, una 2x2 lunga circa novanta centimetri. Il terminale, in questo caso, dovrà essere lungo almeno quanto la spallinata fissando, a metà di quest'ultimo un pallino del n. 11, così facendo avremo un terminale completamente disteso sul fondale e, allo stesso tempo molto morbido e adescante.

Ovviamente, per il terminale si consiglia l'uso di un fluorocarbon, un filo molto resistente all'abrasione. Il pallino sul terminale, oltre a distendere meglio il finale sul fondo, visto che pescheremo appoggiati completamente. Tra l'altro, qualora si insinuasse in profondità una lieve vena di corrente, resteremo comunque in pesca.

Pasturazione

Una corretta visione dello spot e della corrente, comporta attenzione non solo nella geometria di lenza da usare, ma anche una corretta pasturazione da applicare.

Mi piace molto pescare con il bigattino sfuso, soprattutto quando l'obiettivo sono i grossi cavedani ed i barbi, questo, però, comporta una buona conoscenza della corrente e dello spot che andiamo a battere.

In questo caso, il giro d'acqua presenta una corrente talvolta importante, ma solo superficiale nel senso che non si estende per tutta la colonna d'acqua. Tutto questo è facilmente visibile ad occhio nudo quando l'acqua è trasparente perché possiamo vedere i bigattini che, una volta lanciati, fanno un giro per poi cadere a piombo sul fondo.

Pesca alla Bolognese 4

Stesi sul fondo...

Il finale sarà completamente appoggiato su fondo!

Per essere precisi in questa operazione utilizzeremo una sonda a pinza, un accessorio vintage, ma che trova sempre largo uso nella pesca alla passata. In questo modo avremo la certezza matematica che l'ultimo pallino della lenza, quello che precede il finale e l'amo, toccherà sul fondo.

Il “tappo” giusto

Spalle larghe e ben piazzate!

Tutto questo corrisponde ad un galleggiante a goccia rovesciata, un segnalatore ideale per la tecnica descritta perché, in trattenuta, grazie anche alla deriva in metallo, ha una buona stabilità.

Di solito pescando in trattenuta piombo in eccesso il galleggiante in modo da non perdere la sensibilità sulle difficili abboccate dei cavedani.

Pesca alla Bolognese 2 Pesca alla Bolognese 1 Pesca alla Bolognese 3 Pesca alla Bolognese 4  

Articoli correlati