Trout Area Italy vs Japan

Trout area o laghetto? Spoon o ondulante? Softbaits si o no? Chi si avvicina al mondo dell'area game potrebbe ritrovarsi confuso e spaesato nel cercare di reperire informazioni e di capirci qualcosa di più.

Cerchiamo allora, di vedere, brevemente, come sia arrivata in Italia questa tecnica che sta trovando sempre più favori fra i pescasportivi e come sia stata assimilata e, in alcuni casi, rielaborata in alcuni aspetti.

I pionieri che hanno importato i dettami della pesca in trout area in Italia sono un gruppo di ragazzi Abruzzesi che, affascinati dalla visione di video giapponesi su gare, attrezzature e divulgazione di questa tecnica hanno deciso di iniziare a sperimentare anche nelle acque dei nostri laghetti.

Le Area trout non sono altro che i laghetti privati a pagamento come quelli presenti da nord a sud in tutta Italia pertanto lo scenario perfetto per mettere in pratica tutte le novità che piano piano potevano essere carpite sul web riguardo la tecnica.

Le caratteristiche dei nostri laghetti sono però spesso differenti, sia come peculiarità morfologiche e costruttive sia come offerta commerciale al pubblico. Questo ha portato in breve tempo allo sviluppo di adattamenti alla tecnica di base portando ad una “scissione” fra i praticanti del trout area nel nostro paese.

Fondamentalmente gli appassionati di vecchia data sono rimasti dei “puristi” della tecnica, continuando a praticarla applicando tutti i dettami made in Japan, a partire dalle attrezzature, dagli artificiali ed al rigoroso catch and release effettuato con releaser e guadini con rete gommata/siliconica.

Trout Area Italy

L'altra “fazione” di praticanti dell'area game, che poi  può essere definita quella del trout area “made in Italy” è quella rappresentata da chi, invece, ha preferito adattare alcune caratteristiche locali alla base tecnica importata dal paese del sol levante.

Avrete notato che ho utilizzato il termine “area game”. Beh non è facile fare chiarezza sulla terminologia di molte tecniche moderne, fondamentalmente si tratterebbe di una abbreviazione di “trout area game” ossia pesca IN trout area (cioè pesca in laghetto da trote!) che poi è divenuto “pesca A trout area” per differenziare l'utilizzo di tale tecnica rispetto ad altre.

Dunque, trout area “made in Italy”, cosa intendiamo con questa definizione (che spero non faccia inorridire i puristi) ?

Come per tutte le tecniche, soprattutto quelle specialist, si parte sempre con il “copiare” chi le introduce e le sviluppa, prendendo spunto, applicando e poi piano piano sperimentando e magari arrivando a proporre innovazioni e accorgimenti originali.

Anche nel trout area, nella integrazione locale della tecnica, si sono osservate delle variazioni che volente o nolente portano ad un adattamento dei principi base, dando poi libertà di scelta agli appassionati di praticare la tecnica nella sua “purezza” o secondo il proprio gusto personale.

Il primo spunto lo si ha avuto dalle differenze che intercorrono fra i laghetti Giapponesi e le nostre strutture. I nostri laghi a pagamento sono spesso di dimensioni maggiori, hanno profondità maggiori e spesso sponde abbastanza alte, soprattutto nel caso di vecchie cave dismesse.

Molte strutture poi sono circondate da steccati o simili, per questioni di sicurezza, ma che impediscono l'azione classica della pesca in trout area che prevede di slamare il pesce direttamente in acqua col releaser.

Il fatto di avere a che fare con ambienti di pesca vasti e spesso molto eterogenei soprattutto per quanto riguarda i fondali porta giocoforza a modificare alcuni aspetti tecnici. 

Quando le trote stazionano molto lontano da riva in laghetti grandi spesso non si riesce a raggiungerle con spoon di 2-3 grammi e si rende necessario l'utilizzo di artificiali più pesanti, anche di 5-6 grammi che, per essere ben gestiti richiedono anche canne un pelino più potenti di quelle “standard” da area.

Si tratta di casi limite, ma che danno origine a spunti tecnici e sulle attrezzature. Altra questione è quella dei pesci. Nei nostri laghetti solitamente la taglia media delle trote immesse è maggiore e non sono rare le immissioni in buon numero di esemplari di taglia davvero importante (da 5 a 8 chili).

Anche in Giappone può capitare che venga immesso qualche pesce di grossa taglia ma solitamente i numeri sono davvero bassi e si predilige la quantità, con pesci di dimensioni ridotte.

Chi ha la fortuna di avere vicino casa un laghetto dove vengono immesse con frequenza grosse trote e le vuole insidiare secondo la tecnica del trout area si orienterà, per le attrezzature su quelle più “pesanti” spesso andando anche oltre i dettami orientali ma pur mantenendosi nell'ambito dello spinning con attrezzature leggere.

E qui ovviamente mi si può dire :-” ma allora non è più trout area, è spinning e basta”...però poi vedi il pescatore che slama la trota da un mini spoon da un grammo con un releaser ... I confini tecnici sono spesso fatti per essere oltrepassati, altre volte per essere mischiati un po'.

Altri aspetti dell'adattamento “all' Italiana” del trout area: prelievo del pesce catturato e utilizzo delle esche in gomma. In entrambi i casi si esula fortemente dai principi base della tecnica, ma è giusto comunque vedere le motivazioni che portano a queste scelte diverse in Italia ed in Giappone.

Nei laghetti Giapponesi il ricambio di pesci è molto minore rispetto ai nostri, vengono introdotti molti pesci di piccola taglia per consentire tante catture che piano piano divengono sempre più difficili visto i continui rilasci e ricatture.

In molte strutture però non è vietato completamente trattenere i pesci, ma solitamente è consentito portarsi via un massimo di 5 trote e di rilasciare tutte le altre che verranno catturate.

Proprio per facilitare il rilascio (ricordo che èquasi sempre effettuato col releaser) e per danneggiare meno possibile i pesci non sono consentite le softbaits, che molto più frequentemente delle esche rigide vengono abboccate più in profondità ed in punti sensibili causando problemi per un corretto (e valido) rilascio.

Ma veniamo a noi, i nostri laghetti non nascono solo per la pesca a spinning, anzi proprio il contrario, le strutture Italiane nascono per la pesca a striscio con esche naturali e solo di recente si iniziano ad aprire anche alla pratica dello spinning (e l'avvento del trout area sta favorendo questo fenomeno).

Trout Area Italy

Pertanto le immissioni di pesce sono orientate ad accontentare le rischieste della clientela media, che spesso è basata solo sul “fare cestino”. Parte di questa clientela poi, trovando divertente la pesca a spinning spesso opta per questa per effettuare le proprie catture .

Non entriamo nel merito del trattenere il pesce ne su quello del c&r in ambienti di natura esclusivamente antropica come i laghetti a pagamento, ma comunque è giusto prendere atto delle diverse realtà riscontrabili in Italia e in Giappone per meglio comprendere il perchè di certi principi e concetti.

Ultimo aspetto è quello delle aziende del settore, che visto il grande favore riscontrato per il trout area si sono già mosse per proporre agli appassionati canne, mulinelli, artificiali e accessori. 

I pionieri hanno dovuto fare i salti mortali per reperire le loro prime attrezzature, oggi invece tutte le principali aziende italiane ed europee sfornano materiale per questa tecnica.

I puristi continueranno a preferire il made in Japan, per la qualità estrema dei prodotti, ma chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di pesca non ha bisogno di spendere cifre assurde per acquistare canna, mulinello, filo e una manciata di spoon a prezzi ragionevoli e di buona qualità. 

Col tempo si avrà, come per tutte le tecniche, voglia di migliorare la qualità delle proprie attrezzature e il mercato (sia Japan che europeo) è il pronto ad offrire una scelta vastissima.

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