Ami senza Ardiglione in Carpodromo

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Meglio senza ardiglione

La pesca in carpodromo dovrebbe essere svolta con . Ben lo sanno gli inglesi nei cui carpodromi è tassativamente vietato pescare con gli ami muniti di ardiglione.

La frequenza con cui vengono catturati i pesci, infatti, è tale per cui la slamatura di un amo con ardiglione può provocare seri danni.

Oltre che dannoso per il pesce, l'uso dell'ardiglione è anche inutile. Nei carpodromi, si pesca per lo più con le canne roubaisienne, quindi munite di elastico che tiene teso il filo senza il minimo intervallo durante tutte le fasi della cattura del pesce.

Poiché l'unica possibilità che il pesce si slami usando un amo senza ardiglione è che la tensione si allenti (e nemmeno così, a volte, si slamano...) è del tutto da escludere che le percentuali di slamature aumentino a causa dell'adozione di un amo senza ardiglione. Anzi, questi modelli hanno la tendenza a entrare assai di più nell'apparato boccale del pesce assicurando una presa migliore.

Addirittura, per chi fa gare in carpodromo, l'uso di un amo senza ardiglione dovrebbe essere obbligatorio, soprattutto nel periodo estivo quando la frequenza delle catture aumenta notevolmente. Con questi modelli, infatti, è molto più facile slamare il pesce riducendo i tempi morti.

Cavo o pieno?

Molti ci chiedono se sia meglio adottare elastici cavi o pieni nella pesca in carpodromo. Noi rispondiamo che dipende molto dal periodo di pesca sostanzialmente perché questi due ammortizzatori hanno un comportamento molto diverso fra loro: morbido e cedevole quello cavo, più “secco” e perentorio quello pieno.

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Da questo, si capisce che l'elastico cavo va impiegato quando la cattura di un “pezzo” va fatta a tutti i costi, quindi, quando c'è poca pesca e si adottano ami e fili piuttosto leggeri. L'ammortizzatore cavo ha, infatti, la caratteristica di allungarsi moltissimo.

Ci sono modelli che hanno un coefficiente elastico, cioè un rapporto fra elastico a riposo ed elastico allungato che può superare il valore di 8, cioè di allungarsi di 8 volte rispetto alla misura originaria. Come dire che se si hanno due metri di elastico nella punta, teoricamente, possono arrivare fino ai 16 metri.

Ovviamente, il recupero è piuttosto lento, per cui se andiamo a pescare dove è necessario portare a guadino i pesci molto velocemente, bisogna adottare l'elastico pieno che ha un coefficiente elastico inferiore, ma è assai più potente.

Il pellet

Il è da considerare il miglior alimento per le carpe. Parliamo di quello appositamente preparato per l'allevamento dei ciprinidi che può essere impiegato anche per la pasturazione nei carpodromi.

In alcuni di questi impianti ne è proibito l'uso, ma pensiamo che sia un grosso errore da parte dei gestori. Dove si pastura a pellet, i pesci sono molto più sani e robusti proprio perché si tratta di un alimento bilanciato che comprende tutti gli elementi necessari allo sviluppo delle carpe, contenendo carboidrati, grassi e proteine in dosi ideali.

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Caso mai, da parte del gestore, ci dovrebbe essere l'imposizione dell'uso di pellet direttamente forniti dallo stesso realizzando, quindi due importanti scopi: quello di alimentare le carpe in modo perfetto e di farsi pagare l'alimento dai pescatori.

Da evitare, invece, soprattutto in estate, l'uso di pellets che non sono altro che pastura estrusa e ridotta in cilindretti. Questi pellet vanno sul fondo e, nella maggioranza dei casi, lì rimangono a marcire perché le carpe non ne sono attirate più di tanto rovinando la qualità dell'acqua e portando disagio ai pesci.

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Igiene prima di tutto

I gestori dei carpodromi dovrebbero avere la massima cura dell'igiene ambientale. Le infezioni più ricorrenti a carico dei pesci sono portate nei laghetti dalle nasse dei pescatori che hanno contenuto altri pesci malati o infetti di altri carpodromi, ma soprattutto dei fiumi.

I pesci che vivono in libertà nei fiumi e nei laghi, sono animali naturalmente protetti da anticorpi e, quindi, molto resistenti agli agenti patogeni che si trovano nel loro ambiente. Con la situazione che abbiamo nei nostri fiumi, spesso ridotti a vere e proprie cloache, si può capire che razza di difese immunitarie possano avere i pesci che qui vivono.

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Invece, le carpe dei carpodromi, che provengono per la quasi totalità da allevamenti che hanno acque e vasche rigidamente controllate e disinfettate, sono come bambini che hanno vissuto per tre anni in casa e poi vanno all'asilo: le prendono tutte, dal morbillo alla tosse.

Per questo, il gestore dovrebbe imporre la disinfezione di nasse e guadini in un'apposita vasca all'ingresso del carpodromo, oppure, come fanno molti gestori, obbligare all'uso di nasse fornite da loro.

Anche i pescatori dovrebbero dare una mano in questo senso procedendo, di tanto in tanto, alla disinfezione della propria nassa e delle teste di guadino. Fare questa operazione è semplicissimo e poco impegnativo: si mettono le reti in una capace vasca, si copre tutto con acqua e si versa un po' di soluzione contenente lisoformio, la stessa che mogli e mamme usano per disinfettare i bagni ogni tanto. Basta lasciare le nasse a bagno per una notte, poi si sciacqua il tutto e l'operazione è finita.

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