Montatura Bolognese in Mare dagli Scogli

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Con l'imminente arrivo dell'autunno ecco che torna ad essere molto buona la pesca in scogliera. Vediamo come approcciarsi al meglio a questa tipologia di spot.

L'esperienza maturata nel tempo ed anni di pesca direttamente sul campo ci hanno fatto cambiare molte tipologie di approccio associandole alle varie condizioni che ci possiamo trovare di fronte.

Condizioni che vanno dal moto ondoso marino a quelle climatiche passando per spot caratterizzati da correnti particolari che ci impongono scelte ben precise.

Parleremo di due lenze tipiche: la pallina piombata ed il galleggiante classico con spallinata come zavorra. Come e quando utilizzare al meglio per sfruttare le loro potenzialità? Vediamo come fare la scelta giusta leggendo le righe che seguono.

Pallina piombata

La pesca con la pallina è caratterizzata da una lenza molto essenziale. Il galleggiante è piombato e di forma sferica le più utilizzate sono quelle del peso di due, tre grammi, la lenza madre dello 0.18 è unita mediante un nodo di sangue al terminale. Quest’ultimo deve essere lungo almeno un metro ed avere un diametro oscillante tra lo 0.15 e lo 0.17.

Gli ami impiegati dovranno avere forma dritta ed essere sufficientemente robusti, ma non troppo, considerando che devono alloggiare un’esca molto contenuta in termini di dimensioni come il bigattino.

Le misure dell’amo oscillano tra il numero 15 ed il numero 12. Ovviamente la quantità di larve innescate varia a secondo delle dimensioni dell’amo stesso, si passa dalle due, tre larve innescate su di un 15, alle quattro, cinque innescate su di un 12.

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La più grande peculiarità di questa lenza, però, risiede nella piombatura. Essa è costituita da piombi di dimensioni non troppo generose, si parla di misure che oscillano tra il numero 10 ed il numero 7, a seconda di quanto il mare è formato e dalla forza della corrente, più moto ondoso ci sarà maggiore sarà il diametro dei pallini che andremo a schiacciare in lenza.

Indubbiamente le dimensioni della piombatura sono importanti, ma il fulcro, la chiave di questa lenza risiede nella sua geometria. Questi, infatti, vengono schiacciati equidistanti l’uno dall’altro, ad un intervallo di circa cinquanta centimetri. La lenza, nella sua totalità, è costituita da una lunghezza complessiva di due metri e mezzo, i quali intercorrono tra l’amo ed il galleggiante.

La geometria dei piombi, derivata e denominata dalla pesca in acque interne “a bottone di camicia” proprio per l’estrema similitudine, è intimamente correlata alla sua lunghezza totale. L’impiego di tale geometria, infatti, serve a far sì che l’apparato pescante lavori negli strati d’acqua superficiali, confondendosi con la pasturazione di larve sfuse, effettuata a mano o a fionda a seconda della distanza di pesca prescelta.

L’equidistanza dei piombi fa sì che la lenza affondi e fluttui nella risacca in maniera omogenea, allo stesso modo dei bigattini impiegati come pastura, pertanto non avrebbe senso utilizzare una profondità in lenza maggiore.

Dobbiamo considerare, inoltre, che la profondità di due metri e cinquanta è comunque “fittizia”, visto che la reale profondità di pesca a causa del moto ondoso non supera mai il metro e mezzo.

La spallinata

La pesca con la spallinata, invece, è una lenza più erudita, più laboriosa e raffinata e risulta anche più onerosa in termini di tempo per la sua realizzazione. Anche in questo caso le geometrie sono molteplici, ma noi ne esamineremo una sola, la più comune, ovvero la classica spallinata più aperta verso l’amo e più chiusa verso il galleggiante.

In questa tipologia di lenza le considerazioni inerenti gli inneschi, la misura dell’amo, nonché i diametri di lenza madre e terminale da impiegare sono le medesime della pesca con la pallina. Le sostanziali differenze, invece, risiedono sia nel numero che nella disposizione dei piombini e nella tipologia di galleggiante impiegato.

Quest’ultimo avrà la forma di una pera rovesciata, tale forma, infatti, permette una maggiore stabilità e tenuta all’interno del moto ondoso, la deriva sarà in metallo o fibra, in quanto questa accortezza darà ulteriore maggiore stabilità al segnalatore rispetto ad una deriva in carbonio. Il peso del galleggiante oscillerà tra i tre ed i sei grammi, a seconda di forza ed intensità della risacca.

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Sopra al nodo del finale, che sarà come nel caso precedente lungo un metro, cominceremo a realizzare la nostra spallinata. La scelta delle dimensioni e della distanza tra i pallini varierà anch’essa a seconda del moto ondoso, maggiore sarà quest’ultimo più grandi saranno i pallini che andremo a schiacciare in lenza, con una conseguente minore distanza, viceversa, in presenza di mare poco sostenuto, il diametro dei piombini sarà minore e la lenza impiegata sarà caratterizzata da una distanza maggiore.

Questi sono i fondamenti sui quali si basa la realizzazione della spallinata, in linea di massima possiamo asserire che i primi due piombini, ovvero quelli prossimi al nodo del finale, saranno caratterizzati da una distanza di circa 40 centimetri, mentre i successivi saranno via via più chiusi riducendo la distanza dapprima di 5 centimetri, per poi arrivare ai pallini prossimi al galleggiante caratterizzati da una distanza di circa 2-3 centimetri.

Pro e contro...

Sostanzialmente la pesca con la pallina è ottimale quando dobbiamo pescare negli strati d’acqua più superficiali e concentriamo la nostra azione di pesca in punti dove la risacca crea una sorta di zona di stallo, dove sia il galleggiante che la pastura si fermano, oscillando sempre più o meno in un punto ben preciso.

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Qui l’effetto della corrente non è uniforme perché non siamo in presenza di un flusso unico, ma ci sono due flussi di corrente che si scontrano, andando a bilanciarsi. Questa è la situazione ottimale per pescare a pallina, qui questa lenza regna sovrana ed è indiscutibilmente la migliore e la più redditizia.

Spesso, infatti, nel caso della scogliera ci troviamo a dover pescare su fondali frastagliati dove la presenza di rocce è assai diffusa, imponendoci pertanto di pescare più a galla invece che nei pressi del fondo.

Tale tecnica è valida anche qualora ci trovassimo di fronte ad una corrente in uscita unica caratterizzata da moto uniforme, ma di entità lieve. La scarsa piombatura e la geometria di piombi a bottone di camicia ci permette, infatti, di effettuare comunque una leggera trattenuta, o una buona passata, rimanendo allo stesso tempo perfettamente in pesca.

Nel caso della spallinata, invece, qualora si dovesse pescare nei pressi della superficie, questa lenza risulta ottimale quando dobbiamo pescare all’interno di un flusso di corrente di un certo rilievo. Essa, infatti, grazie ai piombi assai raccolti in prossimità del galleggiante, ha una stabilità molto maggiore rispetto alla pallina.

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La parte alta della spallinata, infatti, dove l’interdistanza tra i piombi risulta minore e il loro relativo diametro maggiore, fa affondare il tratto superiore della lenza perpendicolarmente alla superficie, mentre la restante parte, caratterizzata da una piombatura più aperta, crea una sorta di pancia facendo stendere perfettamente il finale in corrente circa un metro e mezzo più sotto, proprio all’interno del flusso di corrente.

Questo permette un’adeguata presentazione dell’esca, la quale non può avvenire in caso di corrente sostenuta mediante l’impiego della lenza con la pallina, la quale finisce per essere stesa parallelamente alla superficie dell’acqua con una conseguente pessima presentazione.

Con la spallinata pescheremo pertanto in passata, in trattenuta o in leggera trattenuta, pasturando continuamente, andando a creare una scia di pasturazione continua, nella speranza che quest’ultima venga intercettata dai pesci in cerca di cibo in virtù della situazione favorevole creata a tal fine dal mare formato.

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