Pesca al Luccio: le Accortezze Necessarie per una Pesca Sostenibile

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Negli ultimi anni la pesca del luccio in Italia sta incontrando non poche difficoltà. A causa di una progressiva riduzione del numero degli esemplari, la cattura di questa specie mette a dura prova anche i pescatori più determinati.

Il "cappotto" è sempre dietro l'angolo e alcuni pescatori di lucci sono costretti a fuggire all'estero per aver piena soddisfazione nella loro disciplina sportiva preferita.

Teoricamente le acque interne italiane potrebbero di sicuro reggere il confronto con le più blasonate località del nord Europa come Irlanda, Svezia e Finlandia, solo per citarne alcune. Nella pratica le cose non stanno così.

Una quasi totale mancanza di tutela del luccio e di tutti gli ecosistemi acquatici in generale, rende l'Italia un paese arretrato per quanto riguarda la pesca sportiva, e del luccio in particolare. Questo accade perché si tendono a mantenere in vigore regolamenti vecchi e obsoleti e si tende a considerare il pesce un animale di serie B, ma soprattutto non si è ancora compresa l'enorme potenzialità di generare indotto attraverso la moderna pesca sportiva Catch & Release.

In Italia esistono oltre un milione di appassionati di pesca sportiva, persone che per la loro passione fanno muovere l'economia del nostro paese spendendo in attrezzature di pesca, benzina, alimenti, strutture alberghiere e molto altro.

Non si è ancora compreso, infatti, che ci sono moltissimi appassionati disposti a spostarsi di centinaia di chilometri, pernottare negli alberghi e mangiare nei ristoranti limitrofi alle zone di pesca, nonché a spendere una fortuna in attrezzatura sportiva nei moltissimi negozi specializzati pur di poter portare a casa una manciata di fotografie con grossi lucci tra le braccia.

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E' chiaro, però, che prima di affrontare un viaggio di pesca costoso e impegnativo il pescatore vorrebbe avere un minimo di garanzia di poter effettuare qualche buona cattura... Avere un lago pescoso e con lucci di buona taglia può attirare moltissimi appassionati.

Questo si traduce in un netto aumento dell'indotto economico per tutte le piccole realtà locali, spesso in crisi nei periodi di bassa stagione in quanto concentrano l'attività lavorativa prevalentemente nei mesi estivi in corrispondenza dei periodi di ferie. Il pescatore di lucci, invece, si muove in periodi lontani dal sole di agosto, animando sperdute località in periodi freddi e piovosi.

Dove le potenzialità di questo business sono state comprese la tutela del luccio scatta in automatico. I regolamenti sono severi, i controlli capillari e la pesca intensiva di professione non esiste. Se i pesci calano di numero o di taglia questo turismo si ferma.

Un luccio vivo, fotografato e rimesso in acqua, ha un valore economico superiore fino a 100 volte uno morto e finito in padella.

L'importanza del luccio nell'ecosistema acquatico

La funzione del luccio all'interno dell'ambiente acquatico è importantissima. Questo predatore funge da regolatore naturale degli equilibri della fauna acquatica. Il luccio, per ragioni di ovvia opportunità, tende ad insidiare le prede più facili che spesso sono i pesci più deboli o malati, garantendo pertanto una sorta di selezione naturale che lascia in vita gli esemplari più forti e robusti e di grossa taglia, permettendo un rafforzamento genetico di molte specie.

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L'antica credenza del luccio che "mangia tutto", e che per questo va eliminato, non trova alcun riscontro scientifico. Al contrario sono tantissimi gli esempi di acque abitate da una popolazione numerosa di lucci, nelle quali convivono altrettanto numerose popolazioni di altre specie di salmonidi, ciprinidi e percidi.

Questa importante funzione di equilibratore della fauna ittica, unita al fatto che la popolazione di lucci (salvo alcune eccezioni) è in rapido decremento, crea un essenziale presupposto: il luccio va rilasciato.

E' impensabile che nella situazione in cui versano le acque interne italiane ci sia ancora chi porta a casa lucci per cena, i tempi sono cambiati. Le antiche teorie dei pescatori vecchia maniera "più ne peschi e più ce ne sono" si sono rivelate delle enormi sciocchezze, ed ora alcune colonie di lucci delle nostre acque sono al collasso.

E' chiaro che l'aiuto che può dare il pescatore sportivo che pratica il no-kill è minimo se paragonato al mostruoso prelievo giornaliero da parte dei pescatori di professione, nonché a tutte le problematiche legate all'inquinamento e al bracconaggio, ma i pescatori sportivi sono tantissimi, e se tutti quanti insieme iniziassero a rilasciare il luccio si vedrebbe sicuramente un discreto miglioramento.

Vediamo ora quali sono le problematiche principali che stanno determinando la diminuzione numerica del luccio in alcune zone d'Italia.

Il luccio soffre l'inquinamento delle acque, soffre la cementificazione delle sponde e le repentine modificazioni del suo ambiente ad opera dell'uomo, soffre la pesca di frodo dei bracconieri, soffre la pesca intensiva con reti chilometriche dei pescatori di professione, soffre la competizione con i nuovi grandi predatori alloctoni, soffre i pescatori "vecchie maniere" che pescano a "portar via", soffre i regolamenti obsoleti che mal disciplinano la pesca sportiva in Italia.

Analizziamo nel dettaglio questi fattori di "sofferenza":

Inquinamento

Questo animale predilige acque pure, fredde e cristalline, condizioni queste, sempre più difficili da trovare nei nostri fiumi e laghi; al contrario di altre specie più resistenti il luccio è molto sensibile ad aumenti, anche minimi, di sostanze tossiche sversate nell'acqua.

Modificazioni ambientali

La cementificazione delle sponde e le modifiche operate dall'uomo sui corsi d'acqua tendono a privare il luccio del suo ambiente preferito per la riproduzione, le anse e gli erbai del sottosponda.

Inoltre la frammentazione degli ambienti (dighe e centrali idroelettriche che interrompono i corsi d'acqua) tende ad abbassare il tasso di riproduzione naturale della specie e a sviluppare il fenomeno dell' inbreeding, cioè l'inincrocio, l'accoppiamento tra consaguinei, che attiverà un pericoloso processo dannoso e letale sul lungo termine.

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Bracconaggio

Il problema del bracconaggio in Italia è in aumento esponenziale e il luccio insieme a tutte le altre specie, ne è vittima.

I bracconieri arrivano sempre più numerosi sui nostri laghi e fiumi, incentivati dalle enormi carenze del codice penale in materia di pesca di frodo, dalle ridicole sanzioni penali e amministrative, e non da ultimo, dalla quasi totale assenza di controlli.

Negli ultimi anni le Federazioni di pesca sportiva FIOPS e FIPSAS, insieme ad associazioni di pescatori sportivi, si stanno battendo per la lotta al bracconaggio ittico sensibilizzando e sollecitando governo e istituzioni ad un'azione preventiva e repressiva di contrasto all'attività criminosa.

L'accoglimento delle istanze presentate, almeno in sede di audizione, fanno ben sperare che siano stati compiuti i giusti passi verso una maggiore presa di coscienza da parte delle istituzioni su un femoneno grave e delittuoso che non è certamente da sottovalutare, né sotto il punto di vista del danno ambientale, né per ciò che concerne la sicurezza nazionale. E' purtroppo noto, infatti, che molto spesso i fenomeni di bracconaggio siano commessi da una vera e propria criminalità organizzata.

Ci auguriamo che ai buoni intenti seguano interventi urgenti e puntuali da parte delle istituzioni, che possano sconfiggere in maniera definitiva la piaga del bracconaggio.

Pesca di professione

Partiamo da un presupposto: la pesca con le reti in acque interne è difficilmente/raramente ecosostenibile. La dimensione ridotta degli ambienti fa sì che il prelievo sia sproporzionato rispetto alla capacità di rigenerazione dei pesci.

Le licenze di categoria A per la pesca di professione vengono concesse con estrema leggerezza, senza accertarsi se le acque in questione siano o meno in grado di sostenere ulteriore pressione di pesca intensiva da parte dei "professionisti".

La pesca di professione è mal regolamentata e per nulla aggiornata rispetto ai cambiamenti morfologici degli ecosistemi acquatici e alla ridotta quantità di pesce presente attualmente, inoltre anche in questo caso l'assenza di controlli gioca un ruolo fondamentale incentivando i "professionisti" a infrangere le regole prelevando quantitativi oltre il limite e pescando con una maggiore quantità di mezzi rispetto a quelli consentiti dalla legge.

Specie alloctone

La convivenza del luccio con il siluro (grande predatore alloctono immesso nelle nostre acque da circa mezzo secolo), in un ambiente ristretto è cosa difficile. I due predatori tendono entrambi ad occupare il vertice della catena alimentare e la lotta tra i due vede quasi sempre prevalere il siluro.

Non esistono dati scientifici a riprova di ciò, ma l'esperienza empirica di pescatori esperti che battono le nostre acque da ben prima dell'immissione del siluro, ci insegna che laddove il siluro aumenta di numero e taglia, il luccio tende a scomparire.

Pescatori vecchia maniera

Molti pescatori sportivi, ancora oggi, portano a casa i lucci. E' una tendenza che per fortuna va via via diminuendo, soprattutto tra i giovani, ma per tantissimi è ancora inconcepibile andare a pescare e rilasciare il pescato in acqua.

A causa di una regolamentazione completamente sballata per quanto riguarda le misure minime, e in relazione a un numero elevatissimo di pescatori sportivi, si crea un prelievo indiscriminato di lucci di ogni taglia.

Una moltitudine di "pinelli" insieme a esemplari di oltre 1 metro, i famosi grandi riproduttori, finiscono tragicamente in padella, offrendo una scadente e costosa cena al pescatore e una notevole e importante perdita per l'ambiente da cui è stato prelevato il pesce.

Regolamenti di disciplina della pesca sportiva

Sono uno tra i maggiori problemi per il luccio. Con una regolamentazione diversa questo predatore potrebbe ricominciare a ripopolare le nostre acque. Nello specifico le regolamentazioni sulla pesca sportiva soffrono di vecchiaia. La maggior parte di esse sono state concepite quando c'era molto più pesce, meno inquinamento e meno bracconaggio. Una situazione che poteva permettere un prelievo di gran lunga superiore a quello odierno e quindi una legge meno dettagliata, più superficiale e meno"tecnica" rispetto a quella di cui avremmo bisogno attualmente.

Per quanto riguarda i periodi di divieto (per consentire la riproduzione), le attuali leggi di pesca regionali non tengono conto delle diversità tra un ambiente e l'altro. Può capitare che all'interno di una stessa regione due laghi posti a due altitudini molto diverse tra loro abbiano dei periodi di frega sfasati anche di un mese o due, ma le stesse date di divieto sul calendario ittico.

Questo può arrecare un grosso danno, in quanto può capitare che l'apertura della pesca del luccio concida con l'inizio del periodo di accoppiamento e non con la fine, come capita spesso nel lago di Campotosto, in Abruzzo, solo per citare un esempio.

La determinazione di un periodo di riproduzione appropriato dovrebbe tenere conto del microclima specifico di ogni ambiente acquatico, o in ogni caso dovrebbe essere sufficientemente lunga da compensare eventuali condizioni climatiche particolari che potrebbero anticipare o posticipare la frega del luccio.

Misure minime

Quello delle misure minime è un altro grosso problema. Anticamente si tendeva a tutelare il "cucciolo", l'avannotto, il luccio giovane che ancora non si era riprodotto, e a far prelevare gli esemplari più grossi e vecchi, che già avevano svolto vari cicli riproduttivi. Questa scelta si è rivelata completamente errata.

Facciamo una premessa: i lucci più piccoli sono molto più numerosi, è la natura che dispensa genrosamente, proprio per compensare il tasso di mortalità altissimo dovuto a cause naturali, al contrario i lucci grandi sono molto meno numerosi ma hanno anche un tasso di mortalità più basso.

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Questo fa sì che, statisticamente parlando, il prelievo di due o tre "pinelli" di 30 – 40 cm sia meno grave di quello di un solo pesce da 80 – 90 cm.

Inoltre la capacità riproduttiva della femmina di luccio è direttamente proporzionale al suo peso, motivo per cui dovrebbero essere proprio i grandi lucci, le famose "Big Mama", a dover essere maggiormente tutelati in quanto grandi riproduttori.

Alcune regolamentazioni più illuminate (possiamo citare l'esempio del lago di Scanno in Abruzzo) per venir incontro a questo problema hanno istituito una misura minima e una massima (60-80 cm o 70–90 cm per fare un esempio), in modo da tutelare sia i giovani lucci che ancora non si sono mai riprodotti, sia le grosse femmine capaci di generare centinaia di migliaia di uova ogni anno.

Questo tipo di misura minima-massima è un ottimo compromesso e riesce ad accontentare tutti i pescatori, sia chi pratica il catch&release sia chi vuole portarsi a casa un luccio, limitanto fortemente il prelievo.

Una ulteriore deficienza nella regolamentazione sta nel numero massimo di capi da poter prelevare. A seconda della regione si va da 1 a 5 capi al giorno per pescatore. Se il prelievo di un solo esemplare (magari all'interno della forbice di misura 60-80 cm) potrebbe essere una cosa accettabile, sicuramente permettere il prelievo di 5 esemplari di luccio al giorno per pescatore è cosa evidentemente eccessiva.

Una regolamentazione "ad hoc" per il luccio renderebbe superfluo ogni tipo di ripopolamento, con un notevole risparmio da parte delle casse delle regioni e un netto incremento di indotto generato dal numero crescente di pescatori sportivi che si avvicinerebbero a questa disciplina.

Al contrario, alcune regioni e province, per compensare l'anomalo calo del numero degli esocidi, si prodigano in costosi e complicati ripopolamenti, spesso con pessimi risultati a causa della mancanza di studi preventivi sui ceppi genetici delle aree specifiche. Inoltre i lucci da ripopolamento "di taglia" spesso sono Northen-Pike che finiscono con l'accoppiarsi con i nostri lucci autoctoni (dove ne sono rimasti), gli Esox Flaviae (o Esox Cisalpinus), producendo ibridi che poi contribuiscono alla scomparsa della razza Italica.

Un regolamento di disciplina della pesca sportiva dovrebbe essere efficace sia nella soddisfazione dei tanti pescatori sportivi, sia nella tutela della specie, e nel caso si pratichi il catch&release questi due obbiettivi coincidono alla perfezione.

Alcune regioni d'Italia, soprattutto al nord, che hanno compreso le grandi potenzialità dell'incremento dell'indotto economico generato dalla pesca sportiva, hanno iniziato a tutelare molti bacini e fiumi con regolamenti più moderni e rigidi su modelli del nord Europa, incrementando di molto il turismo di pesca e il relativo indotto economico.

In centro Italia e al meridione dove la situazione è più critica e la popolazione degli esocidi maggiormente minacciata, le gestioni all'avanguardia a tutela del luccio sono costituite da pochi singoli casi e sono sostenute principalmente da associazioni di pescatori sportivi.

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Per fortuna anche nel centro-sud e nelle isole inizia ad esserci una certa tendenza a legiferare in funzione di una migliore gestione delle acque e di una maggiore tutela della fauna ittica. Tra le acque recentemente tutelate posso citare alcuni esempi a me vicini: il no-kill lago di Piediluco in Umbria, che ha adottato un regolamento che impone un totale no-kill al luccio e l'utilizzo di tecniche di pesca non invasive, un'iniziativa dell'ASD "Predators Angler" supportata dall'Arci pesca e dal comitato "No-kill Piediluco", che a distanza di due anni dalla sua entrata in vigore già sta dando i suoi frutti attraverso un aumento del numero delle catture e della taglia e un'espansione del turismo di pesca sul lago.

Altro esempio è il lago di Scanno in Abruzzo, regione che recentemente sta migliorando e modernizzando la regolamentazione della pesca sportiva in tutto il proprio territorio. Al lago di Scanno da quest'anno vige una rigida regolamentazione che vieta ogni forma di pesca intensiva di professione e regola la pesca sportiva con tecniche non invasive e prelievi minimi. Il regolamento approvato dai Comuni di Scanno e Villalago con il supporto dell' "Associazione pescatori sportivi Scanno Villalago" pone una misura minima e massima per il luccio compresa tra i 70 e i 90 cm, con un solo capo prelevabile giornalmente, e crea i presupposti per una grande crescita del turismo sportivo conseguente al sicuro aumento della popolazione degli esocidi.

Altro eclatante esempio è quello del lago Alto Flumendosa (lago Bau Muggeris) in Sardegna, dove da quest'anno vige un No-kill totale al luccio e la pesca è consentita solamente con esche artificiali. Non a caso proprio qui sorge uno dei primi Lodge di pesca al luccio d'Italia, il Sardinia Pike Center, a riprova che tutela del luccio e turismo di pesca sono due elementi che vanno a braccetto, fanno girare l'economia e tutelano l'ambiente.

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