Pesca all’Inglese con Roubaisienne: Nuovi Orizzonti

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Ibridare razze diverse di animali e vegetali è sempre stato il metodo migliore per ottenerne altre che, qualche volta, risultano migliori per qualche caratteristica rispetto a quelle originali.

Anche mischiare due tecniche apparentemente agli antipodi come la quella a roubaisienne può aprire orizzonti interessanti.

Quale waggler?

Il galleggiante per questa tecnica ha esattamente le stesse funzioni che ha nel suo classico uso con la match rod: quelle di fare da vettore per raggiungere la distanza di pesca e quello di permettere di affogare il filo tra punta della canna e galleggiante per impedire che il vento ci lavori sopra causandone la deriva e la formazione della “pancia”.

Ora, poiché le distanze da raggiungere sono, al massimo, di tre-quattro metri dalla punta della rouba, è logico pensare che le grammature da prevedere siano limitate.

Effettivamente, le cose stanno così, ma non si pensi che ci occorrano galleggianti troppo leggeri, almeno per pescare sul fondo.

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In ogni caso, bisogna che, una volta stabilito quanto piombo mettere in lenza, avanzi una quota almeno doppia, meglio se tripla in caso di vento, da lasciare sul galleggiante per la sua taratura.

In altre parole, se si decide di mettere un grammo di piombo in lenza, bisogna che il galleggiante possa reggere ancora due o tre grammi sotto forma di zavorra incorporata.

Questo perché si possa disporre di un galleggiante che possieda sufficiente inerzia per poterlo spingere fuori senza sollecitare troppo la canna anche con il vento contrario e che riesca a stare fermo nel punto di caduta.

Per avere una stabilità di tutto rispetto, il miglior per fare questa tecnica è il cosiddetto straight, cioè quello in semplice penna di pavone che nelle portate da due a quattro grammi ha una lunghezza tale da portare sott’acqua di una misura adeguata il filo per sottrarlo all’azione del vento.

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Per acque con profondità non superiori al metro, però, meglio adottare dei piccoli bodied che, essendo molto corti, sono sicuramente meno invasivi soprattutto in acque molto chiare.

Qualsiasi sia il modello da utilizzare, meglio preferire quelli con zavorra incorporata ad anelli con i quali si può modulare a piacimento la portata.

L’ANTENNA

Vista la corta distanza alla quale devono lavorare questi waggler e le innegabili difficoltà di pesca, perché quando si va fuori punta andiamo ad interessare pesci non certo voracissimi, possiamo aumentare la sensibilità dei galleggianti all’inglese.

Fermo restando che adottando un modello insert, cioè dotato di antenna abbastanza sottile, si può dire di aver raggiunto l’obiettivo.

Qualora non si disponga di tali modelli è semplice prepararseli in casa.

Per farlo, si taglia l’estremità libera della penna con un cutter affilato, si carteggia con della carta abrasiva fine, si realizza un foro nel centro della sezione, operazione facilissima perché la penna internamente è morbidissima e dentro si incolla un’antenna cava o in plastica di diametro medio (da 1 a 2 mm).

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Si impermeabilizza la superficie del taglio con la stessa colla ciano acrilica con cui si è fermata l’antenna e poi si passa con un pennarello indelebile nero per coprire la vernice fluo della vecchia estremità della penna.

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Come fermare il waggler

Per fermare il waggler sul filo possiamo utilizzare i classici metodi della pesca all’inglese e cioè l’attacco a croce fisso, oppure i pallini di piombo messi sopra e sotto il galleggiante.

Il primo metodo è il migliore dei due nel senso che il galleggiante può essere spostato facilmente togliendo i tubini di silicone che bloccano lo scorrimento, mentre spostando i pallini di piombo si può danneggiare il filo e, quando si pesca con questo metodo, non è che si abbondi con il diametro.

Tuttavia, in considerazione che le forze in campo durante la messa in pesca della lenza non sono mai violente come nella pesca all’inglese vera e propria, c’è un sistema migliore di quelli appena citati.

Il galleggiante, infatti, può essere bloccato sul filo tramite due stopperini in gomma messi sopra e sotto il galleggiante esattamente come si fa con i pallini.

Le varianti possono essere due e cioè si può applicare il primo stopperino, poi passare il filo nel forellino alla base del galleggiante, quindi mettere il secondo stopperino.

Personalmente, però, preferisco un altro metodo e cioè, dopo aver messo il primo stopperino, inserisco un attacco per la pesca con lo scorrevole e poi il secondo stopperino.

Questo perché posso, in qualsiasi momento, togliere il galleggiante per sostituirlo con un altro più pesante o più leggero a secondo del bisogno, in caso di cambiamento delle condizioni di pesca, senza dover rifare tutta le lenza.

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La piombatura

Come ho detto all’inizio, questo metodo prevede la realizzazione di qualsiasi tipo di piombatura e possiamo piazzare i pallini liberamente a secondo di come si presenta la pesca.

Quindi con un bulk e uno o due pallini sotto nel caso in cui il pesce sia saldamente sul fondo, ma anche con una spallinata leggerissima qualora il pesce mangi in calata e voglia una lenza molto morbida.

Tutto sommato, direi che questo tipo di montaggio ibrido tra inglese e roubaisienne mostra davvero tutte le sue potenzialità proprio quando ci sono da pescare dei pesci molto difficili con lenze ultraleggere da tenere fuori punta e una delle sue applicazioni migliori si ha nella pesca a galla in acque molto trasparenti.

In queste condizioni, infatti, accade che il pesce, soprattutto se si tratta di cavedani o di grosse scardole, si tenga prudentemente fuori della punta perché vede direttamente la canna che si muove sopra la sua testa, oppure la sua ombra proiettata sull’acqua.

Provare per credere: pescare due o tre metri fuori della canna, pasturando appena più corti rispetto al punto di stazionamento del galleggiante produrrà un numero di mangiate molto maggiori che non pescando in modo classico.

Ovviamente, in questo caso, dovremo utilizzare dei galleggianti che siano piccoli e più discreti possibile per non allarmare le nostre ipotetiche prede.

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Più che sulla forma, bisogna lavorare sulla lunghezza, che deve essere limitata e sul colore del galleggiante.

La soluzione migliore che ho trovato dopo aver fatto decine di prove è quella di usare un galleggiante verniciato di grigio chiaro che probabilmente si mimetizza meglio con il colore della superficie dell’acqua visto dal basso.

In acque con presenza di detriti vegetali in superficie, anche colori dal verde scuro fino al marrone e al nero possono essere impiegati con fiducia perché riprendono quelli di fili d’erba e rametti trasportati dalla corrente.

E’ ovvio che tale precauzione va presa se si pesca con meno di un metro di fondo, pescando più in profondità non occorre scendere a certe finezze.

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