Scelta ed Utilizzo del Galleggiante Scorrevole per la Pesca in Porto e Scogliera

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Quando la profondità dello spot di pesca supera quella della bolognese ecco che entra in gioco il galleggiante scorrevole...

L'origine di questa tecnica va ricercato nei grandi laghi del nord Italia dove, per prendere qualche bel pesce nel periodo invernale, si andavano a sondare i punti più profondi dello specchio d'acqua, dove, quest'ultima risultava più piacevole e quindi i pesci vi si stabilivano per buona parte della stagione.

In mare, il discorso non cambia poi più di tanto perché, in questo momento l'acqua è più fresca nelle profondità, quindi le postazioni più propizie risultano essere quelle appena citate.

La domanda che potrebbe nascere spontanea è quella del perché, allora, non affrontare questi spot pescando con le tecniche di fondo, sicuramente più semplici ed immediate.

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Secca arriva la risposta del “bolognesaro” incallito che non ne vuol sapere di vedere le abboccate sul tip, ma raggiunge la massima espressione vedendo sparire il galleggiante negli abissi.

Perché di abissi si parla per un pescatore a bolognese che si trova di fronte una colonna d'acqua che supera anche se di qualche metro soltanto la lunghezza della canna. Il fatto va ricercato anche in una presentazione dell'esca più morbida e naturale.

Rimanendo in fatto di presentazione abbiamo sicuramente molte più chance su pesci maliziosi che vivono a queste profondità e che riusciremo ad invogliare all'abboccata solo pescando con lenze morbide soprattutto se l'esca impiegata è il bigattino.

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Spigole, orate, cefali e saraghi saranno le prede più comuni che faranno cantare la frizione del mulinello oltre ad impegnare l'attrezzatura che deve essere di prim'ordine e mirata a questo genere di pesca.

Prima di andare a descrivere questo galleggiante particolare, facciamo due chiacchiere sulla bolognese più idonea.

La scelta della bolognese

Quando andiamo a pescare a queste profondità, si consiglia l'utilizzo di una bolognese di almeno otto metri ad azione strong.

Questo perché, contrastare un pesce di taglia talvolta anche interessante a queste profondità che, ricordiamolo, posso arrivare anche a dieci metri, non è certo cosa facile.

La canna deve venirci incontro nel momento del bisogno, ci deve aiutare con la sua azione ferma, ma allo stesso tempo deve formare una bella curva tonda sotto sforzo in modo da stancare il pesce il prima possibile.

Spesso, pescheremo a ridosso di imbarcazioni dove ci sono corde e catene, quindi, dobbiamo anche forzare il pesce e avere il comando su di esso che, punterà subito dritto verso l'ostacolo.

Un mulinello di taglia tremila caricato con un ottimo 0,16 mm è quello che ci vuole, un terminale dello 0,14 ed un amo ad occhiello del n. 20 completeranno la lenza.

La spallinata dovrà essere equidistribuita su almeno cinque metri di lenza madre, o comunque sempre alla metà del fondo presente. Il terminale, dovrà essere lungo almeno un metro.

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Approccio

La prima operazione da effettuare è la misurazione del fondo tramite l'apposita sonda, in questo caso pesante poco meno di cinque grammi in modo da garantirci una misurazione molto precisa.

In questi contesti difficilmente pescheremo con l'esca appoggiata sul fondo poiché, il fondale è spesso formato da fango ed altri detriti, quindi, anche i pesci tendono a stare staccati da quest'ultimo.

Di solito l'esca dovremo farla saltellare sul fondo, quindi la misurazione deve vedere l'asta del galleggiante appena sotto il pelo dell'acqua, in questo modo, sapremo di essere staccati, se avremo tarato bene il galleggiante, solo della lunghezza dell'antenna, quindi qualche centimetro.

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Il fatto di impiegare una sonda molto leggera risiede proprio nel fatto che il fondale è molto morbido. Una sonda pesante sicuramente andrebbe a sprofondare nel fango stesso falsando la misurazione del fondo.

Pasturazione

Pescheremo con i bigattini e li lanceremo sfusi stando molto attenti al flusso della corrente.

Solitamente, in questi spot la corrente è inesistente o molto lieve altrimenti non riusciremo mai a pescare con un galleggiante scorrevole poiché sarebbe impossibile trattenerlo per i motivi che scoprirete continuando a leggere queste righe.

L'uso delle larve sfuse sicuramente non ci permetterà di essere precisissimi nella pasturazione anche se, lo ripetiamo, la corrente è veramente poca quindi gettando le larve ai nostri piedi i flussi le porteranno sicuramente nella zona di pesca.

Basterà inoltre guardare il galleggiante se sta fermo o si muove e da lì capire come gettare le larve.

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Dopo aver descritto l'azione di pesca e tutti gli accorgimenti del caso, vediamo di capire meglio questo galleggiante e le sue peculiarità.

Com'è fatto

Il galleggiante scorrevole, rispetto ad uno classico per la pesca alla passata ha due anelli.

Uno si trova sul corpo e l'altro infondo alla deriva. In questo modo scorre senza nessun tipo di attrito sulla lenza madre. In commercio ne esistono di varie forme, dimensioni e grammature.

Da segnalare che, esistono anche dei particolari attacchi da applicare in maniera provvisoria sulla deriva dei galleggianti in modo da poterli utilizzare fissi oppure scorrevoli all'occorrenza.

Ecco perchè risulterebbe difficile pescare in acqua corrente, il galleggiante scorre sulla lenza e ci impedirebbe una corretta azione di trattenuta.

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Qualora decidessimo di pescare in corrente, quest'ultima dovrà essere lenta e potremo agire solo in passata libera. Sarà questo argomento di discussione in altre occasioni su questo magazine.

Il punto “fisso”

Ovviamente, anche nella pesca a scorrere esistono dei punti fissi!

Quello più importante è il fermo di stop che viene applicato sulla lenza madre dove andrà a battere il galleggiante una volta fissato alla profondità voluta.

Questo fermo applicato sulla lenza può essere realizzato o tramite un nodo particolare con del filo di seta o interdentale non cerato, oppure, tramite degli stopper in caucciù molto più pratici se peschiamo sotto la punta della canna, ma, se l'azione avviene fuori da quest'ultima e dobbiamo lanciare, meglio utilizzare il nodo poiché esce in maniera più fluida dagli anelli della canna.

L'altro, quello in caucciù essendo un corpo rigido anche se di piccole dimensioni, crea un attrito maggiore tra gli anelli in fase di lancio complicando questa operazione.

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