Trota Torrente. Montatura fa rima con Apertura

Trota Torrente 1

L’escursione termica tra giorno e notte è spesso notevole ed in montagna, vero regno della pesca alla trota, la protagonista indiscussa è l’acqua di neve, vero nemico numero uno di quanti praticano .

Pescando però con le dovute accortezze, si riescono a fare poche ma belle catture, privilegiando la qualità alla quantità.

Personalmente odio questo momento della stagione. L’acqua fredda, spesso grigia o celeste intenso grazie proprio all’acqua di neve ed al sale gettato sulle strade per evitare la formazione del ghiaccio, rende i salmonidi apatici e spesso insidiabili solo per spazi temporali limitati, in genere dall’alba fino alle 10.00 del mattino.

E’ una pesca lenta, spesso lentissima, fatta di passate radenti il fondo e soprattutto da attuare solo nelle buche e nelle strisciate caratterizzate da acqua non troppo veloce e buona profondità.

In questa situazione occorre avere, come dicono in Liguria, “calma e gesso” e pianificare bene le uscite. La scelta dello spot e la perfetta conoscenza dello stesso sono caratteristiche fondamentali per sperare di passare qualche ora con la concreta possibilità di realizzare qualche cattura.

Per quanto riguarda le , ha poco senso dire corona, biglia, spirale o pendolino. Credo che il consiglio migliore sia quello di dirvi di impiegare quella con cui siete sicuri di riuscire a raggiungere il fondo ed eseguire passate lente o lentissime in modo molto naturale.

Trota Torrente 3

Interessante segnalare anche come in questo periodo, in montagna, spesso l’acqua freddissima riesca a bloccare del tutto l’attività delle trote immesse per l’apertura e quindi ci costringa a doverci cimentare per forza con le selvatiche, che pur rallentando molto la indispensabile ricerca del cibo, entrano in attività per brevi spazi temporali, cercando di mettere sotto i denti quello che possono.

Il pesce in questi frangenti preferisce stazionare nei punti caratterizzati da acqua profonda e non troppo veloce, magari ricchi di tane. Per mangiare non vuole spostarsi più di tanto e soprattutto quando a riposo non vuole spendere preziose energie. Sapendo questo occorre privilegiare, durante l’azione di pesca, tutti i luoghi che presentano queste caratteristiche evitando le correnti veloci e basse, che poi verranno buone in primavera inoltrata ed in estate.

Pescando in montagna o comunque in corsi d’acqua interessati dall’apporto di acqua proveniente dallo scioglimento della neve, per avere qualche possibilità occorre fare una distinzione. Se siamo in alto meglio pescare dall’alba all’arrivo del sole pieno, cioè intorno alle 10.00 del mattino. Dopo questo orario indicativo si alzano le temperature ed inizia lo scioglimento della neve che in pochissimo arriva nel torrente bloccando i pesci.

Se invece stiamo pescando in un tratto più basso, e quindi più lontano dalla neve, possiamo allungare un po’ la pescata perché le acque di scioglimento arriveranno certamente con un po’ di ritardo. Particolare attenzione va posta anche ai tratti a valle delle dighe, che vanno evitati, visto che spesso subiscono variazioni di livello dovute a rilasci idrici.

Se in estate ed in primavera questi sono una manna dal cielo, in questo caso sono il pericolo numero 2 per l’appassionato trotaiolo. Le acque degli invasi, siano esse di coda o di superficie, raccolgono acque di scioglimento e quindi sono freddissime e ricche di cloruro di sodio utilizzato per evitare il formarsi del ghiaccio sulle strade.

Un po’ di tecnica

Siamo in un momento stagionale dove è indispensabile l’impiego della canna lunga, quindi meglio optare per una dieci metri teleregolabile di ultima generazione a cui applicheremo un mulinello a bobina chiusa sul tipo del 125 M di Daiwa caricato con del nylon bianco o giallo fluo dello 0.22/0.24.

Come abbiamo già detto, l’obiettivo è riuscire a portare la nostra esca sul fondo e lì farla procedere, in maniera molto naturale, fino a farla arrivare nelle postazioni dove stimiamo possano essere le trote.

In questo non dobbiamo commettere l’errore di pensare che possiamo impiegare più piombo del necessario in modo da velocizzare l’arrivo sul fondo dell’esca. Il peso della zavorra, sia essa distribuita o concentrata, deve essere sempre proporzionale alla corrente presente e soprattutto deve consentire di eseguire la passata in modo molto naturale.

Un ruolo determinante lo assumono anche lunghezza e diametro del termine, misura dell’amo e dimensione dell’esca. Un terminale lungo e sottile consente ad un’esca di piccole o medie dimensioni innescata su un amo di misura adeguata di muoversi in modo molto naturale e di rispondere prontamente anche alle pur minime sollecitazioni che il pescatore può imporre durante l’azione di pesca.

In più in questo momento stagionale, l’esca piccola, rappresentata da un piccolo vermetto d’acqua o di terra, risulta essere sempre più gradita al pesce selvatico rispetto ad un'altra di grosse dimensioni.

Trota Torrente 4

Ho già detto prima che non mi sento di consigliarvi una montatura rispetto ad un’altra, ma posso però dirvi che in queste situazioni la mia scelta ricade sempre su una lunga corona realizzata con pallini non troppo grossi (indicativamente n°3-4 o 5) su del nylon dello 0.20 a cui abbino un terminale dello 0.14 di 30 – 35 cm ed un amo del n°8 tipo Katana 1090 privato dell’ardiglione.

Agendo a canna alta e rigorosamente alla passata, cerco il fondo ed eseguo le passate riuscendo a sostare quanto basta nei punti dove gira l’acqua e vicino alle tane più promettenti. Si tratta di una pesca di sacrificio, che richiede l’impiego della canna alla sua massima estensione e grande attenzione durante l’azione, pena l’assoluta mancanza di tocche.

A proposito di queste, interessante segnalare che in questo periodo le mangiate sono spesso timide ed ovattate, e la prima tocca spesso la si percepisce perché la lenza in passata si ferma improvvisamente.

Se si ritarda troppo la ferrata si corre il rischio di compromettere irrimediabilmente il rilascio e quindi meglio ferrare al volo o al massimo alla seconda/terza timida tocca consapevoli che al 99% dei casi se si sbaglia la ferrata, con quel pesce non avremo altre possibilità.

Per aiutarvi nelle fasi di rilascio portate con voi sempre un piccolo guadino, magari allacciandolo ad un button service da posizionare sulla schiena, in modo che non disturbi in fase di pesca.

Trota Torrente 2

A volte durante un’uscita si sentono poche tocche, altre nessuna ed altre ancora può capitare che sul cambio di luce le trote per pochissimo tempo siano in grande attività (questo succede spesso con l’avenzare della stagione verso la primavera), ma stiamo confrontandoci con pesci veri, con la P maiuscola e le pinne al loro posto e questo, non dobbiamo mai dimenticarlo, nemmeno in futuro, quando tutto sarà più facile ed emozionante….ma questa è un’altra storia e ne parleremo prossimamente sempre sulle colonne di questa rivista.

Le prime piogge primaverili

Se la stagione ci regala le prime grandi piogge di primavera occorre sfruttare l’occasione usando il cervello. Se piove anche in montagna, nei torrenti finisce di tutto: ancora cluoruro di sodio, neve, detriti (con l’acqua che trasporta pezzetti di foglie e di legno) e quindi meglio aspettare la seconda o a volte anche la terza pioggia per tentare.

Al contrario i corsi d’acqua che presentano sorgenti non troppo alte e quindi interessate dalla neve, possono già essere in grado di regalare belle emozioni sotto forma di qualche grossa e combattiva selvatica.

Quindi in questo caso meglio scegliere un corso d’acqua di media montagna o di collina ed affrontarlo con calma, pescando ovunque ed avendo cura, rispetto a quanto detto nel testo principale, di impiegare vermi ed ami più grandi.

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