Caccia Aperta al Dentice

Dentice

Predatore lunatico e aggressivo, il dentice rappresenta una delle prede più insidiate da chi pesca dalla barca.

Pur non avendo una natura particolarmente combattiva, la sua cattura impone delle regole ben precise, a cominciare dalle sue caratteristiche e dal luogo in cui vive.

Dato che la sua attività di caccia è basata sull’agguato, il dentice spesso lo si trova a contatto con il fondo, ma in generale ovunque ci siano scogliere sommerse o secche in mezzo al mare.

E’ molto sensibile agli orari e alle fasi lunari: le ore di sole basso sono le più proficue, mentre con il sole alto, tenderà a nascondersi in mezzo alle rocce in profondità.

Nella traina al dentice, il piombo guardiano gioca un ruolo principale: il pesce infatti, aggredisce l’esca con ripetuti morsi, e spesso non da il tempo di ferrare. Questo sistema di esca naturale permette invece di controllare le toccate del pesce sull’esca, evitando che questa venga mutilata.

Consigliamo quindi di scegliere una canna leggera, di lunghezza tradizionale in filo di carbonio, nelle potenze da 8 a 20 lb, e di utilizzare multi filamento da 30 lb, che pur di diametro molto sottile, consente di affondare anche con piombi leggeri. L’assenza di elasticità, permette una trasmissione simultanea dalla canna agli ami poiché si avverte in tempo reale la toccata della preda.

 
 

Vi raccomandiamo di collegare il multifibre al terminale tramite una girella che abbia la possibilità di circolare agevolmente nei passanti della canna, e di utilizzare un terminale lungo circa 20 m, di cui 15 m in fluorocarbon. Il diametro può variare a seconda della taglia dei pesci presenti in zona, in genere si utilizza una grandezza tra lo 0,40 e lo 0,60.

Nella traina con il vivo al dentice, gli ami devono avere la caratteristica di essere molto penetranti,  ed assicurare una buona tenuta. L’ideale sono quelli con punta ad artiglio d’aquila e sezione sottile, a gambo corto ed off-set, meglio ancora se con occhiello dissestato. Anche l’ardiglione deve essere abbastanza pronunciato.

Non dimentichiamoci poi di scegliere un’esca appetibile alla nostra preda. A questo scopo è importante conoscere la morfologia del fondale: le praterie di posidonia sono spesso frequentate da boghe, menole e sugherelli, quindi in questo caso sceglieremo esche piccole e fusiformi.

Si utilizzano piccoli pagelli in presenza di secche circondate da fango, mentre l’occhiata è molto catturante nelle aree dove ci sono scogli affioranti. In tutti i casi, la seppia, il calamaro e l’aguglia portano sempre ad ottimi rusultati.

Una particolarità del dentice è quella di giungere in superficie con lo stomaco estroflesso, probabilmente per lo sforzo che compie per liberarsi. Per una cattura senza danni, consigliamo quindi di recuperarlo sempre molto lentamente.

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