Galleggianti da Pesca : Quale Materiale Preferire tra Balsa ed EVA

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In principio fu il sughero. Sembra l'inizio di un brano biblico, in realtà è l'inizio dell'era della pesca alla passata. Il sughero, infatti è stato il primo materiale leggero scelto per la realizzazione della componente fondamentale della lenza per la pesca alla passata: il galleggiante.

Il sughero è stato impiegato per moltissimi anni, fino a che le macchine per la lavorazione del legno di balsa cominciarono a produrre bozze eccellenti, leggerissime e perfettamente verniciabili.

Con il legno di balsa i nostri artigiani hanno dominato per anni la scena producendo migliaia di modelli apprezzati in tutto il mondo.

Il costo notevole del legno di balsa, soprattutto di quello di miglior qualità, ha tuttavia stimolato la ricerca di materiali alternativi, almeno per la produzione di qualità medio-bassa e, indubbiamente, l'impiego del poliuretano a cella chiusa ha dato discreti risultati, mentre plastica e altri materiali sintetici sono stati abbandonati presto. Il bassissimo peso specifico del poliuretano, invece, ha permesso la realizzazione di modelli di buon successo, ma limitatamente ai galleggianti di alta portata, perché la fragilità di questo materiale sintetico ne impedisce l'uso per i piccoli galleggianti e, soprattutto, per quelli di forma allungata.

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Arriva l'EVA!

Sono apparsi sul mercato del materiale da pesca dei modelli di galleggiante prodotti con un materiale sintetico innovativo che nel campo della pesca è stato usato per la prima volta per la realizzazione delle impugnature delle canne.

I vantaggi di questa schiuma, o foam che dir si voglia, di colore nero, sono molteplici e molto utili per la nostra attività. L'EVA, infatti, è assolutamente impermeabile all'acqua, quindi non richiede alcuna verniciatura, è flessibile anche a temperature bassissime e quindi non si rompe flettendolo e non si ammacca, è leggero e può stare per anni al sole più cocente senza ricevere alcun danno.

Il primo che ha pensato di utilizzare questo materiale per la costruzione dei galleggianti, ha sicuramente avuto un colpo di genio.

Che cos'è l'EVA

EVA è l'acronimo dell'Ethylene Vinyl Acetate ed è il copolimero dell'etilene e del vinil acetato, molto simile ai materiali elastomerici per flessibilità e morbidezza. E' un materiale resistente alle basse temperature, impermeabile, flessibile e resistente ai raggi ultravioletti.

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L'EVA non ha particolari odori e sostituisce la gomma in molte applicazioni in campo elettrico. E' usato in campo biomedico ed è uno dei materiali più conosciuti a livello di espanso e di schiuma (foam).

L'EVA foam si usa come imbottitura di molti attrezzi sportivi come scarponi da sci, da hockey, guantoni da boxe e arti marziali, sci d'acqua. E' molto usato anche per realizzare i galleggianti delle reti per la pesca professionale, come “shock absorber” in molte scarpe sportive e dove occorre un'ottima galleggiabilità.

E' anche molto usato nell'industria fotovoltaica nella fabbricazione dei moduli fotovoltaici. Tuttavia, l'uso più comune di questo copolimero è nella fabbricazione di ciabatte e sandali perché le sue caratteristiche di leggerezza, facilità di lavorazione, assenza di odore, ottima finitura ed economicità lo fanno preferire alla gomma naturale.

Nella pesca, viene usato comunemente per la realizzazione delle impugnature delle canne, dove ha quasi completamente sostituito il sughero e, naturalmente, nei nuovi modelli di galleggianti per la pesca al colpo e alla passata.

Vediamoci chiaro

Il pubblico dei pescatori vuol sempre saperne di più sull'argomento che ha scatenato entusiasmi e critiche. Come sempre, la verità sta nel mezzo e bisogna ammettere che l'avvento dei galleggianti in EVA ha risolto un certo numero di problemi evidenti in alcune tecniche, ma non ce la sentiamo di affermare che vadano bene sempre o ovunque.

L'affidabilità incredibilmente elevata dei galleggianti con il corpo in EVA è sicuramente la qualità più rimarchevole. Non si rompono nemmeno se li schiacciate sotto i piedi, quindi sono assolutamente da raccomandare quando la pesca è violenta e il rischio di rimanere con il classico galleggiante in balsa in pezzi è reale.

Ad esempio, quando si pesca nei carpodromi, soprattutto in quelli “quintalati” dove, oltre alle sollecitazioni non troppo amichevoli delle grosse carpe, bisogna anche fare alla svelta per portarle al guadino e le tensioni possono essere insopportabili per i normali galleggianti.

Avrete capito, a questo punto, che parliamo di pesche nelle quali la raffinatezza non è certo al vertice dei pensieri del pescatore. Non fraintendeteci, però, non abbiamo detto che il galleggiante in EVA è “rozzo per i rozzi”, vogliamo solo puntualizzare i caratteri principali di utilizzo di questi modelli. In altre parole, vanno usati se ce n'è bisogno e non ad ogni costo. Vediamo perché.

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I punti critici

Innanzi tutto, i galleggianti con il corpo in EVA non possono essere equipaggiati con l'anellino laterale per il passaggio del filo. Il materiale è flessibile e spugnoso, l'incollaggio non reggerebbe.

Questo significa che i galleggianti con il corpo in EVA si trovano solo nel tipo a filo passante interno. Ma questo non può essere ritenuto uno svantaggio.

Dove invece bisogna puntualizzare è riguardo alla portata. Il fatto di non essere verniciato potrebbe far pensare ad un risparmio di peso e, quindi, ad una portata di piombo importante, ma questo materiale, dalle doti di robustezza incomparabili, ha un peso specifico più alto del legno in balsa verniciato.

Tutti sappiamo che la verniciatura, necessaria per un galleggiante in balsa, appesantisce abbastanza, ma c'è verniciatura e verniciatura. Quella dei galleggianti di fascia media, ad esempio, è abbastanza spessa, mentre nei galleggianti di altissima qualità è un velo sottilissimo e leggero.

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Vi spieghiamo l'arcano. Per avere un prodotto bello anche dal punto di vista estetico applicando pochissima vernice, bisogna che la bozza grezza del corpo sia estremamente liscia e perfetta, quindi derivi da una lavorazione più accurata e da un legno di altissima qualità. Costano di più di quelli di fascia media per questo, mentre per la copertura delle “magagne” dei secondi ci vogliono più mani di vernice.

Ci siamo presi la briga di controllare le differenze di peso tra un corpo in EVA e uno in balsa di qualità media, ambedue con portata di 8 grammi e di uno, sempre in EVA, contro quello in balsa di alta qualità da 5 grammi. Il primo confronto ha evidenziato un minor di peso di 200 milligrammi a favore del corpo in balsa (1,900 g per l'EVA, 1,700 g per il balsa).

In termini percentuali, il peso del galleggiante in balsa è di circa il 10% inferiore rispetto a quello in EVA. Confrontando un corpo in EVA da 5 grammi di portata con uno in balsa di ottima qualità della stessa portata, viene fuori una differenza piuttosto elevata: 1,65 g per l'EVA e 0,950 per il balsa. Qui, in termini percentuali, si va parecchio avanti e il calcolo della differenza ci porta a poco più del 40%.

Interessante anche il confronto fra i volumi dei galleggianti della stessa portata. Tra l'8 grammi in EVA e il corrispondente in balsa di qualità media, c'è una differenza del 18% a favore del secondo e questo valore arriva fino al 36% tra il 5 grammi in EVA e il corrispondente in balsa di alta qualità.

Non sono numeri assoluti, perché da modello a modello possono esserci delle differenze, ma i valori ci consentono una discreta capacità di giudizio.

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Le conclusioni

Il primo rilievo riguarda il volume del galleggiante che, a parità di portata, nei modelli in EVA è maggiore rispetto a quelli in balsa. Sappiamo tutti quanto sia importante il volume del galleggiante quando si fanno certe pesche molto raffinate.

Ne segue che se ci sono da spigolare quattro bremette o tre carassini, montare un galleggiante in EVA non è certo la soluzione giusta. Così come non lo è, e questo è il secondo rilievo, quando si deve lanciare con la bolognese una lenza molto leggera: se il galleggiante ha un peso specifico elevato, come quelli in EVA, tenderà a “comandare” e non a seguire la piombatura, soprattutto se frazionata e questo può causare problemi, se non di garbugli, di distanza di lancio.

E' un problema, quest'ultimo, che si sente meno con le lenze pesanti dove la grossa torpille o il pallettone hanno una massa talmente sovrastante e talmente concentrata che il galleggiante, di qualsiasi materiale sia, non può che seguire il piombo.

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Il terzo rilievo, che non è trascurabile per i piccoli galleggianti, riguarda il fenomeno della trattenuta d'aria da parte dell'EVA. La superficie di questo materiale è ruvida e, vista con la lente d'ingrandimento, presenta dei piccoli alveoli dentro ai quali rimane imprigionata l'aria.

Se immergete il corpo di un galleggiante in EVA in un bicchiere d'acqua, lo vedrete in trasparenza non più nero, ma ricoperto di una pellicola argentata che non è altro che l'aria imprigionata negli alveoli della superficie.

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Con un galleggiante da 15 grammi, poco male, non sarà certo il minimo aumento di portata dovuto all'aria a dare fastidio, ma in un galleggiante per la pesca “di precisione” può essere difficile riuscire a fare una taratura perfetta. E va considerato anche che questa sottile pellicola d'aria, con l'uso, viene rimossa parzialmente, quindi un galleggiante, perfettamente tarato da nuovo o asciutto ha la sua “pellicola d'aria” portante, perdendola tutta o in parte, risulterà sovrapiombato e tenderà ad affondare. Si toglierà, quindi, un pallino, ma nel frattempo il galleggiante si sarà asciugato e alla successiva passata risulterà spiombato... insomma, non finirete mai di ritarare la lenza.

Dunque, le preziose caratteristiche dei galleggianti con il corpo in EVA devono essere sfruttate negli ambiti giusti che sappiano evidenziare le doti di robustezza ed affidabilità del materiale sintetico, ma se la pesca che dobbiamo fare è tutta raffinatezza ed equilibrio, di quelle nelle quali un pallino del 13 conta, meglio lasciar perdere ed affidarci all'intramontabile legno di balsa verniciato dei nostri migliori “maestri galleggiantai”.

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