Innesco della Cozza per la Pesca all’Orata

Innesco Cozza Orata 6

Sono diversi anni, per l’esattezza da quando le orate sono aumentate a dismisura nelle nostre acque, che gli appassionati di questo splendido sparide lo pescano utilizzando come esca e pastura la cozza.

Questa volta non parliamo della classica pesca a fondo, ma della possibilità di utilizzare con successo questa esca anche impugnando la nostra fedele ed irrinunciabile bolognese.

Prima di iniziare questo articolo mi preme e quindi ritengo doveroso fare una premessa importante e cioè che l’impiego come pastura e poi come esca della cozza, utilizzando la bolognese ed il galleggiante, non è una cosa facile come potrebbe sembrare a prima vista a chi è abituato ad impiegare sempre e solo i bigattini, in quanto necessita di un approccio diverso sotto tutti i punti vista, a partire da canna, mulinello, nylon ed ami impiegati, che dovranno essere proporzionati all’esca impiegata ed anche alla taglia delle possibili prede, nonché dagli spot che andremo a frequentare, molto spesso ricchi di appigli, funi, catene e manufatti verso i quali non dobbiamo assolutamente far andare i pesci allamati.

Già, i pesci e non solo le orate, perché la cozza è un tipo di esca estremamente naturale di cui molti pesci si cibano volentieri: catturare oltre alle orate anche mormore, saraghi, spigole, cefali, sugarelli, sparli, triglie e grosse salpe, se si è scelto un buono spot e se si è pasturato nel giusto modo, non sarà poi una grande sorpresa.

L’importante è credere in questo tipo di esca e rispettare alla lettera i particolari tecnici di grande importanza che andremo a descrivere all’interno di questo articolo.

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La cozza è certamente una delle esche più naturali in assoluto sia in mare che nei primissimi tratti delle foci, in quanto i pesci la possono reperire in natura in grande quantità e soprattutto con molta facilità.

Questa caratteristica ci invita a riflettere accuratamente nel momento della delicata scelta dello spot di pesca, che rappresenta il fattore determinante ai fini della riuscita della nostra uscita. Nello scegliere il posto di pesca occorre sempre tenere in considerazione la presenza naturale delle cozze, presenti sempre sulle catene, sulle corde e su quasi tutti i manufatti, compresi i piloni in cemento che sul fondo tengono fermi, tramite le catene, i pontili galleggianti.

Oltre a questi luoghi, quasi sempre redditizi, da tenere in considerazione anche quelli che i pescatori del luogo tengono sempre pasturati, ma per far questo occorre avere a disposizione un po’ di tempo per una ricognizione preventiva, cosa che in vacanza non dovrebbe rappresentare un problema.

In assenza dei pescatori, date sempre un’occhiata a terra e se vedete piccoli pezzetti di gusci di cozze sminuzzati, questo è uno dei segni che il posto di pesca è tenuto pasturato e quindi buono per essere affrontato.

Le cozze necessarie per una pescata ce le possiamo procurare semplicemente andandole ad acquistare al supermercato (una o due retine sono sufficienti) e con una spesa modica si possono acquistare 3 – 5 kg di mitili che sono più che sufficienti per pescare e pasturare per tutta la nostra battuta.

Strategie di innesco

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In ogni località dove si pesca con la cozza c’è un sistema di innesco che quasi tutti seguono, tuttavia c’è sempre lo spazio per iniziative personali, che a volte risolvono a nostro favore le situazioni più difficili tanto che spesso è proprio un innesco diverso in mezzo a tanti uguali che riesce a fare la differenza.

Andando per ordine partiamo dal più classico in assoluto che si ottiene aprendo la cozza utilizzando un coltello con una lama robusta e raschiando, sempre aiutandosi con l’utensile da cucina, la polpa, semplicemente innescandola trafiggendola più volte sul ferro.

Si tratta di un innesco molto naturale ed appetito dai pinnuti, ma che ha il problema di essere molto delicato e soprattutto di rappresentare qualcosa di irresistibile per i piccoli pesci presenti in zona. Si tratta di un’ottima insidia ad inizio stagione, quando i piccoli pesci ancora non sono in piena attività.

Se invece vogliamo fare qualcosa di diverso e di assolutamente naturale ed irresistibile agli occhi, soprattutto, delle orate, procediamo come segue: apriamo il mitile e raschiamo una parte della polpa sopra all’altra gettando la parte di guscio in più (quella superiore priva della polpa). A questo punto, con molta cura, entriamo con l’amo dove il “tendine” del muscolo si attacca al guscio (verso la parte più stretta del guscio), usciamo con amo e filo e “cuciamo” la polpa per almeno un paio di volte, ottenendo un innesco molto naturale composto dalla polpa intera e da mezzo guscio.

Una volta in acqua, questo si posizionerà sul fondale con la polpa verso l’alto mostrando agli occhi del pesce solo una cozza che ha perso la parte superiore del guscio e quindi molto vulnerabile ed appetibile.

Un'altra possibilità è quella di aprire il muscolo senza staccare completamente i gusci tra di loro e con l’aiuto del coltello staccare la polpa da entrambi i gusci e portarla fuori verso il punto di attacco tra le due conchiglie A questo punto si passa l'amo un paio di volte nella polpa e magari si completa con un paio di giri di filo elastico in prossimità della paletta o dell’occhiello dell’amo, in modo da non rendere l’innesco poco naturale. Anche in questo caso il pesce vede una cozza adagiata sul fondo con la polpa in bella mostra.

Innesco Cozza Orata 2

In presenza di minutaglia, problema molto comune da ora in avanti, si può innescare la cozza intera aprendo leggermente e senza forzare il mitile solo per inserire all’interno l’amo, ma in questo caso occorre utilizzare nylon ed ami appropriati ad un incontro con qualche pesce extralarge perché si tratta di un innesco destinato sempre alla cattura di pesci importanti.

Un’alternativa a questo tipo di innesco è rappresentata dall’impiego degli Anelli elastici Magnum di Stonfo, che permettono di innescare la cozza intera senza nessun problema.

Prima di chiudere dobbiamo anche segnalare la possibilità di innescare la polpa della cozza anche utilizzando del filo elastico magari impiegando un ago da innesco su cui infilare la polpa, legarla e poi trasferirla sull’amo.

Si tratta di un innesco particolarmente resistente, adatto a lanci forzati, ma che perde molto in naturalezza.

Pasturare bene

Come per l’innesco, anche per la pasturazione vale il detto popolare “paese che vai, usanza che trovi…” ma il mio consiglio, dettato anche da diversi anni di pratica di questo tipo di pesca, è che prima di scegliere come e quanto pasturare occorre avere le idee molto chiare.

Prima di tutto dobbiamo capire se si pesca dove la presenza di cozze è massiccia, ed in questo caso non conviene assolutamente esagerare, limitandosi a gettare in acqua ogni tanto qualche mitile aperto con il coltello in modo da invogliare il pesce che arriva in zona a fermarsi un attimo per mangiare.

Il discorso è totalmente all’opposto se lo spot non presenta una grande quantità di mitili naturali ed allora ecco che conviene eseguire una pasturazione preventiva sempre a base di cozze leggermente aperte con il coltello per poi alimentare con continuità e regolarità l’azione di pasturazione, avendo cura di non mancare mai di farlo immediatamente dopo una mangiata o una cattura di un’orata, visto che questi pesci spesso si spostano in branchi più o meno numerosi di individui della stessa taglia.

Attrezzatura

Per pescare con le cozze servono attrezzi decisamente strong a partire da una bolognese scelta nella lunghezza ideale che ci permetta di pescare bene sotto la punta della stessa o appena fuori.A questa occorre abbinare un mulinello di misura 3000 caricato con dello 0.20 senza memoria.

Visto che ci serve un’attrezzatura in grado di metterci al riparo da ogni sorpresa, anche i terminali e gli ami dovranno essere scelti con molta cura partendo da uno 0.18 – 0.16 per i terminali e un numero 8-10 ad occhiello per gli ami.

Innesco Cozza Orata 4

Sicuramente da consigliare l’impiego del fluorocarbon rispetto al nylon in quanto la sua resistenza all’abrasione e la possibilità anche di salire di un paio di decimi nel diametro scelto per il terminale lo fanno decisamente preferire rispetto al nylon.

Come galleggianti dobbiamo scegliere segnalatori da 2 a 4 grammi di forma ellittica o a goccia in caso di acqua ferma o lenta, mentre forme a pera rovesciata o sferica sono da preferirsi in corrente o in condizione di mare leggermente formato.

La geometria della zavorra che serve per tarare il galleggiante è comunque semplice: una torpille che tara il segnalatore al 70% ed una spallinata che termina al nodo del terminale oppure un bulk che sostituisce la torpille e la solita spallinata. Niente di complesso o sofisticato, ma una semplice piombatura che tara il segnalatore.

Azione di pesca

Per avere successo occorre misurare perfettamente il fondale davanti alla nostra postazione o lungo la linea di passata se si pesca in foce. Innescando la cozza si pesca con l’esca più o meno appoggiata sul fondo, ma è proprio questo “più o meno” che deve essere valutato con grande attenzione.

Cerchiamo di capirne bene la morfologia del fondale individuando buchette e dossi per poi sfruttare tutto questo lavoro preventivo durante l’azione di pesca.

Abbiamo detto che l’azione si svolge quasi sempre con l’esca appoggiata sul fondo, ma a volte è meglio non farlo, come nel caso dalla pesca in parete o nelle vicinanze delle catenarie, dove i pesci trovano le cozze attaccate al muro o alle catene e quindi è redditizio anche pescare staccati da terra, magari innescando solo la polpa, ma il più possibile vicino ai manufatti ed alle catene stesse.

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Viceversa, innescando il mitile con mezzo guscio o aperto con tutte e due le parti del guscio, è indispensabile farlo appoggiare sul fondo, ma senza esagerare, in modo da visualizzare le mangiate per tempo senza il rischio di vedersi l’amo spolpato senza aver visto nemmeno muovere il galleggiante.

La mangiata del pesce di taglia è quasi sempre decisa, una due piccole tocche e poi il galleggiante si inabissa più o meno velocemente.

La ferrata deve essere decisa e forte, così come le prime fasi del combattimento, devono essere condotte dal pescatore con decisione, cercando immediatamente di allontanare il pesce dalla zona pericolosa.

Non crediate che lenze robuste, piombature pesanti ed ami proporzionati al volume dell’esca ed al terminale utilizzato siano sinonimo di pesca facile… niente di più sbagliato, parola di chi questa presunzione l’ha pagata sulla propria pelle.

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